CAPITOLO 49

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Tump, tump. Tump.

Karol, ormai, è diventato molto bravo con la batteria, anche se sono passati pochi mesi da quando ha iniziato a suonarla; ha il ritmo nel sangue, adora fare rumore così come Colton quando era più giovane.
Proprio lui è sicuro che, se Karol lo vorrà, diventerà un grande batterista, dopo aver concluso quella piccola parentesi nella sua vita musicale. Peccato che non sia l'unico pensiero che ha nei confronti di Karol. È da tutta la lezione che ha una domanda che preme sulla lingua, ma che non riesce proprio a sputare fuori.

Come posso domandargli una cosa del genere?

Si sta spremendo il cervello da due ore, tra un insulto verso se stesso e una scusa per rendere quella proposta normale come qualunque altra.

Menomale che dovevo allontanarlo da me...

«Sono stufo!» Karol allunga la u e fa cadere le braccia lungo il busto, tenendo strette le bacchette.
«Vuoi fare una pausa?»
«Che? Una pausa? Ormai è ora di andare a casa!»

Colton scatta con il volto sull'orologio del garage e si rende conto del tempo trascorso. L'istante dopo, Karol si butta esausto sul divano, al suo fianco, così com'è solito fare. Le chiacchiere post-lezione sono sempre le più divertenti, a detta sua.

Sono un essere spregevole.

La domanda che gli sta trapanando la testa non è l'unica che vorrebbe porgli. Da qualche giorno, ha notato un cambiamento in Karol. Per quanto lo nasconda, si vede che è turbato da qualcosa; qualcosa che non vuole confessare, ma che deve essere collegato alla sua sessualità, dato che hanno passato un pomeriggio intero a parlare dei diritti gay e quant'altro concernente questo argomento.
Colton vorrebbe sapere cosa lo sta facendo stare male, vorrebbe aiutarlo, per quanto possa valere il suo appoggio. Sempre meglio che tenersi tutto dentro fino a esplodere.

Così come sta succedendo a me.

È sicuro che nessuno abbia scoperto della sua relazione con Mic, perché Karol gli ha raccontato di come il fidanzato non voglia esporsi, eppure, qualcosa deve essere successo. È sicuro anche che non abbiano litigato e, ultimamente, Karol gli ha chiesto consiglio sul sesso protetto. Da lì è venuto a conoscenza della sua prima volta, si è sentito felice per lui, non ha potuto non esserlo da come Karol ne ha parlato.

Almeno qualcuno si è divertito in queste settimane.

Scuote la testa e il ciuffo verde gli ricade sull'occhio destro. Se l'è tinto di nuovo da poco, dopo essersi tagliato i capelli per togliere quel colore che si stava rovinando, e ha cambiato la tonalità, rendendola più scura, giusto per non assomigliare a un evidenziatore com'è successo la prima volta. Avrebbe voluto provare il rosa fosforescente, ma ha desistito per lo stesso motivo.
Controlla ancora l'ora.

«Che hai da essere silenzioso?» Karol si sta rigirando un ricciolo tra le dita.
«Pensavo.»
«Ah, ne sei in grado? Non lo sapevo.»
«Che battuta antiquata.»
«Il vecchio fa ridere sempre.»

Si punzecchiano come al solito, eppure, l'atmosfera è più tesa del normale.

Forza, Colton, adesso o mai più.

«Karol, devo chiederti un favore...»
«Del tipo?»
«Qualcosa che solo tu puoi fare.»
Karol lo guarda male, incrociando le gambe sul divano. «So di essere fantastico, però, esiste davvero qualcosa che posso fare solo io?»
«Cazzo, mi fai passare la voglia di chiedertelo.»

Karol sogghigna e Colton lo strattona fino a farlo cadere su di sé. In questo modo si becca una gomitata nello stomaco e una linguaccia con tanto di pernacchia che gli fa arrivare la saliva in faccia. «Che schifo...» se la toglie con il dorso della mano per poi ripulirsi sulla maglietta del biondo.
«Allora? Cosa mi devi chiedere?»

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