CAPITOLO 29

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«Sei migliorato moltissimo in poco tempo.»
«Ne dubitavi?» Karol ammicca Colton con lo sguardo, roteando una bacchetta nella mano.
«Non esagerare adesso. Non sei così figo» il batterista ricambia lo sguardo e gli dà una pacca sulla testa. «Sei, piuttosto, un animaletto tenero che si vuole abbracciare.»
«Vaffanculo.»
«E che poi ci si pente di aver abbracciato» gli prende la bacchetta di mano e lo picchietta ancora in testa, prima di scoppiare a ridere.
«Smettila» Karol lo fulmina con gli occhi, mettendosi una mano sul capo per sistemarsi i capelli.
«Mi chiedo se quel Michael si sia fatto abbindolare da questo tuo faccino angelico» Colton si sposta sul divano, dove si sdraia per tutta la lunghezza.

Cosa vuole dire?

Karol non ritiene proprio possibile che Mic si sia interessato a lui soltanto per un aspetto estetico. Non è un ragazzo così superficiale e, inoltre, se fosse stato solo per quello, non avrebbe sofferto e picchiato la testa per così tanti mesi. Ormai il biondo crede di conoscerlo abbastanza da essere sicuro che il sentimento che prova è molto più puro di quanto riesca a comunicare.

A dirla tutta, il suo lato sentimentale è aumentato parecchio, riesce a comunicarlo perfettamente.

Karol si ritrova ad arrossire senza neanche accorgersene. Adora tutte le frasi che escono dalla bocca di Mic, anche quelle più imbarazzanti, anche quelle che ancora non sono uscite dalla propria.
«Cosa te ne frega?» ritrova un minimo di contegno.
«Niente» Colton fa spallucce. «Ormai è chiaro che sei una zona privata.»
Karol storce il naso. «Lo sarei stato anche prima.»

«Quindi è una cosa seria?»
«Fatti miei.»
«Ma sei sempre così antipatico?»
«Non racconto i cavoli miei al primo che passa.»
«Ah! Che colpo al cuore!» il maggiore fa una sceneggiata meglio del migliore attore di teatro, portandosi una mano al petto e modulando la voce per renderla addolorata. «Pensavo di essere tuo amico e, invece, sono il primo che passa.»
«Quanto sei cretino...» Karol si alza dallo sgabello e si dirige al suo fianco, prendendo le gambe con prepotenza e spostandole per farsi spazio. Il ghigno perenne sul volto di Colton gli fa venire voglia di prenderlo a pugni, per fortuna che gli occhi sono nascosti dal ciuffo che ricade sopra di essi e non riesce a capire come lo sta guardando.

Bee-beep.

Colton agguanta il telefono che ha in tasca e osserva il numero per qualche istante prima di rimetterlo via, senza rispondere. Karol non ci fa caso, si mette a rigirare un ricciolo tra le dita, riflettendo sulla frase ambigua detta poco prima dall'altro.

Forse Mic non ha tutti i torti a essere geloso.

«Senti, mi avresti messo le mani addosso?»
«Cosa?» Colton ride per l'ennesima volta.
«Quella sera, prima che arrivasse Mic, stavi per baciarmi?»
«Ammetto di averci pensato» sospira sommessamente, quasi a doversi addormentare da un momento all'altro. «Però nulla di serio, per questo ho lasciato correre non appena ho capito che c'era qualcosa sotto. Nessuno mi ha mai fatto una scenata di gelosia di quel genere» ride ancora.

Karol si trova di nuovo a pensare. Non è una cosa da tutti i giorni ricevere le avances di un ragazzo molto più grande di lui, maschio per giunta. «Perché mi avresti baciato?» insiste imperterrito, osservandolo di sbieco.
«Solo per gioco» Colton fa spallucce e si porta le braccia dietro la testa per usarle come cuscino.
«Non sarebbe stato divertente.»
«È così che conquisto le mie prede.»
«Sei orribile.»
«Dai! Non è vero! Ho solo un approccio diretto verso chi mi interessa.»

«Quindi ti interesso?» Karol alza un sopracciglio, per nulla contento del percorso intrapreso dal discorso. Se Mic fosse presente, avrebbe già preso a pugni Colton e trascinato Karol il più lontano possibile.
«A livello estetico sei bellissimo, non c'è dubbio. Il carattere è da migliorare.»
«Fottiti.»
«Per l'appunto.»

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