CAPITOLO 47

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Che cazzo ho fatto?

Klem è fermo sul posto, osservando l'uscio dal quale è scappato qualche istante prima il fratello. Sente sbattere con violenza la porta d'ingresso e rimane da solo con i sensi di colpa. Indietreggia fino a scontrare la struttura del letto e si lascia cadere su di esso.

Ho esagerato, gli ho praticamente dato un pretesto per farmi odiare per sempre.

Karol ha provato nella sua maniera a convincerlo che sta compiendo una sciocchezza nel frequentare una donna molto più grande e sposata; Klem, invece, ha solamente infierito sull'orientamento sessuale del gemello come se fosse un male.

Sono un imbecille.

Klem è a conoscenza del rischio che sta correndo con Susan. Non vuole neanche pensare cosa accadrebbe se, durante uno dei loro incontri clandestini, il marito dovesse tornare a casa a sorpresa e li cogliesse sul fatto. Non vuole neppure sapere la reazione dei propri genitori, sicuramente molto peggiore rispetto a quella di Karol.
In un istante pensa a ciò che ha fatto in quei mesi, da quando ha iniziato a mentire a tutti. Le lezioni private non sono mai esistite, i soldi sono stati spesi per uscite e regali verso Susan, alcuni se li è messi da parte, e ha continuato con quella farsa per tutta l'estate.

Dovrei vergognarmi di me stesso.

Sa quanto le proprie azioni siano state ridicole e sbagliate. Avrebbe dovuto dare immediatamente ragione a Karol, non arrabbiarsi e insultarlo nel peggior modo possibile. È stato accecato da una donna che gli dà attenzioni – sebbene siano quasi esclusivamente sessuali – ha provato a credere di potersi innamorare di lei e viceversa, invece, la loro relazione non andrà mai da nessuna parte.

Nonostante questo, non so perché ho continuato.

Lascia da parte il pensiero di Susan per concentrarsi su qualcosa di più importante.

Devo cercare Karol.

Prova a chiamarlo, sapendo già che non gli risponderà.

Driiin. Driiin.

Dannazione...

Sente squillare il cellulare, perciò Karol deve averlo lasciato a casa. Stoppa la telefonata ed esce dalla camera; va in cucina, dove trova sul tavolo, vicino alle buste, proprio il telefono del gemello. Comincia a mettere via la spesa per pensare ad altro, anche se la visione di Karol con le lacrime agli occhi non vuole abbandonarlo.

Se solo avessi saputo che sarebbe rientrato prima...

Cosa?
Cosa sarebbe cambiato?
Sarebbe andato avanti a mentire per chissà quanto altro tempo, avrebbe rubato i soldi dei genitori ancora e ancora, e sarebbe potuto finire in guai ben più gravi di quelli in cui si trova adesso.

Sbam!

Picchia la mano sul bancone e stringe il perimetro in marmo fino a farsi diventare le nocche bianche.

Voglio bene a Karol, lo amo più di chiunque altro, e sono stato capace solo di distruggere il nostro legame profondo. Non si meritava quelle parole, non si merita un deficiente come me come fratello.

Si sente improvvisamente distrutto, forse anche a causa di quello che si dice dei gemelli: il fatto che condividono tutto e sentono le stesse cose. In effetti, è sempre stato così tra loro. Quando uno stava male, anche l'altro accusava il colpo e, quando uno si sentiva al settimo cielo, l'altro era felice tanto da sembrare che fosse capitato a lui stesso qualche gioia.

Adesso mi odierà per sempre? Davvero?

Tra tutti i litigi che ha avuto con Karol, pochi sono stati degni di nota. Ogni volta, però, Karol scappava via e si faceva vedere solo molte ore più tardi, giusto prima di cena. Per questo non gli è corso dietro; è sicuro che tornerà come ha sempre fatto.
Proprio quell'atteggiamento è la conferma che l'ha ferito.

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