CAPITOLO 65

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Fabian ingoia a vuoto, salendo sull'autobus. Sono quasi sei mesi che non prende più quella direzione e non ha ancora capito quale malsana idea l'abbia spinto per farlo accadere.

Mente, sa perfettamente il motivo.

Un paio di giorni prima, si è ritrovato Karol sotto casa che lo stava aspettando con gli occhi più gonfi che mai. Si è spaventato a primo impatto, poi l'ha fatto salire nel suo appartamento e si sono chiusi in camera a parlare. Karol gli ha raccontato cos'era successo negli spogliatoi qualche ora prima e che aveva tutti i sentimenti in subbuglio, l'ha sentito maledirsi più volte e Karol gli ha confessato di sentirsi in colpa, nonostante Fabian gli abbia ripetuto che non era così.
Deve ammettere che non si sarebbe mai aspettato qualcosa del genere da uno come Karol, tuttavia non può criticarlo e neppure giudicarlo, considerando quello che ha fatto egli stesso con Colton.

Capisco benissimo cosa possa essere passato per la sua mente...

Sospira, aggrappandosi al palo per non cadere.
Il desiderio, la voglia di sentire ancora una volta il calore della persona che si ama, il piacere che ne deriva nonostante si finirà con il pentirsene.

Ha avuto l'occasione di stare con Mic pensando che non sarebbe più potuto succedere.

Una curva troppo larga gli fa usare entrambe le mani come appiglio.

Mi dispiace così tanto per lui.

Ha cercato e ricercato nella sua testa qualche idea per fargli cambiare umore, ma, oltre a consolarlo e lasciarlo dormire a casa sua, non è riuscito a inventarsi nient'altro. Non sa come sollevargli il morale, non sa nemmeno se Karol abbia voglia di tornare con il sorriso.

Lui mi ha aiutato tantissimo, quindi si merita ogni sforzo da parte mia.

Vedendo la propria situazione e non conoscendone altre, ha capito che lo stare insieme alle persone a cui si vuole bene è un grande aiuto per sentirsi meglio. Eppure, Fabian sente che non è quello che desidera Karol.

Vuole Mic, lo rivuole con sé, anche se continua a ripetere che lo odia.

Il suo sguardo mentre glielo urlava contro diceva tutto tranne che lo odiasse.

E io lo aiuterò a riprenderselo.

Arriva alla fermata e scende; svolta a destra e continua per quella via per una cinquantina di metri.

L'unico problema è che io non ho la minima idea di come poterlo fare...

Ed ecco il motivo per cui si trova di fronte a quella palazzina. Vederla gli stringe il cuore, nonostante sia passato così tanto tempo.

Mi serve una mano da un'altra persona.

L'unica che conosce e che sa essere un ottimo confidente per Karol.
Poco importa di quello che prova egli stesso, anche se, ormai, i suoi sentimenti sono cambiati e si è auto convinto di non essere più innamorato come prima, soprattutto da quando ha mandato quel messaggio che ha interrotto ogni successivo possibile approccio.
Ingoia a vuoto, alzando il braccio e puntando l'indice contro il citofono.

Driiiin.

Aspetta un secondo.
Due.
Cinque.

"Chi è?"

La voce è la sua.
Non ha neanche avuto la fortuna di tirare un sospiro di sollievo sentendo quella della madre.
«Fabian.»

Ci vuole qualche istante prima che gli venga aperto. Entra dal cancelletto, richiudendolo dietro di sé e andando verso la porta d'ingresso. Sente il rumore della serratura girare ed è un attimo che se lo ritrova davanti.

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