CAPITOLO 58

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Willis socchiude le palpebre, rendendosi conto che deve essere notte fonda, ma un bisbiglio che continua a frusciare nelle orecchie lo fa destare del tutto.

«Faccio schifo...»

È ancora un po' intontito, ma si accorge subito di Colton che parla con se stesso.

«Schifo. Schifo.»

Lo vede premere una mano sulla fronte e strizzare fortemente gli occhi.
«Colton, che hai?» domanda insonnolito.
«Faccio schifo.»
«Questo l'avevo capito...» Willis sente il petto alzarsi e abbassarsi velocemente.

Non sei più tu. Come hai fatto a crollare in questo modo?

«Colton... non fai schifo.»
«Mi gira la testa.»
Forse è la sbornia che lo sta facendo parlare in maniera sconclusionata, eppure al cantante fa male saperlo così. «Dopo una bella dormita e un'aspirina, domani starai meglio.»

«Non starò mai meglio.»
Willis si solleva su un gomito per poterlo guardare in viso e nota che gli stanno tremando le dita.
«Guarda che cosa ho combinato nella mia vita» continua Colton. «Sono un povero illuso sempre alla ricerca dell'amore, ma che finisce solo nel sesso. Allontano tutti quanti, non sono capace di tenermi nessuno.»

L'alcool deve avergli fatto uno strano effetto. Non solo sta buttando fuori tutto ciò che ha nascosto dentro di sé per mesi, sta anche mostrando una parte di carattere che non è solita per lui.

È quasi insopportabile sentirlo parlare così.

«Mi chiedo perché sei ancora mio amico.»
«Stai scherzando?»
Colton scuote la testa e lascia uscire fuori una lacrima che va a finire sul materasso.
Quello sì che è un duro colpo per Willis. Non che non l'abbia mai visto piangere in tutti quegli anni, anzi, più volte gli ha offerto il fazzoletto e la spalla su cui farlo, però questo è completamente diverso.

Ti stai davvero odiando fino a questo punto?

Porta la mano sinistra sulla sua fronte, spostandogli il ciuffo verde prima che venga bagnato dalle lacrime. «Tu non sei solo mio amico. Sei più mio fratello tu di Lucy» sorride appena, riferendosi alla sorella.
«Non è vero. Io faccio schifo, nessuno mi vorrebbe al proprio fianco.»
«La vuoi smettere? Ci sono tante persone che fanno schifo: i serial killer, quelli che maltrattano gli animali, il fattorino che vuole la mancia anche se ha portato la pizza con quindici minuti di ritardo.» Vede Colton accennare una debole risata. «Tu non rientri in nessuna di queste categorie.»

Willis si sistema di nuovo con la testa sul cuscino e Colton si volta per intero verso di lui.
«Mettiti a dormire e, se devi rimettere, stai girato dall'altra parte.»
«Mi fa solo male la testa.»
«Meglio per me.»

Rimangono in silenzio per qualche minuto, dove Willis tenta di nuovo di addormentarsi. La voce di Colton, però, glielo impedisce. «Sai... c'è solo una persona che sono riuscito ad amare in tutti questi anni, oltre ai miei genitori.» Willis non risponde, aspettando che continui e sapendo già cosa dirà. «Tu.»

Per quanto possa sembrarlo, quella non è affatto una dichiarazione romantica. Non è la prima volta che se lo confidano, non sarà nemmeno l'ultima. Il loro rapporto è sempre stato così da che ne ha memoria. Si sono sempre amati in qualche modo.

«Non so se esserne onorato o disgustato.»
«Idiota.»
Si mettono a ridere sottovoce.

«Anche tu sei una delle poche persone che amo, quindi non farti più problemi qui dentro» Willis gli picchietta la fronte. «Perché hai qualcuno da amare e che ti ricambia.»
«Però... non sei proprio il tipo di amore che vorrei per il resto della vita» Colton lo prende in giro, ottenendo una spinta e lamentandosi subito dopo perché gli gira la testa.
«L'amore arriverà quando meno te lo aspetti.»

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