CAPITOLO 68

2.9K 272 479
                                    

«Sei proprio un fetente schifoso.» Karol sbatte con violenza i rotoli di carta sul tavolo. «Mi hai mandato a prenderli sapendo che c'era Mic in bagno.»
«Io non ho fatto niente, dillo a Willis» Colton alza le mani, facendo il finto tonto.
«Certo, come no. Mi dai ai nervi.»

Il batterista gli dà un piccolo buffetto sulla guancia, ed ecco che rientra Mic. Karol se ne accorge all'istante, lo sta aspettando da quando ha rimesso piede sulle assi di legno della terrazza.

«Allora, cos'è successo in bagno? Sei sparito per un paio di minuti, quindi non credo che...»
Karol lo blocca con uno sguardo minaccioso. «Se ti azzardi anche solo a insinuare qualcosa, ti faccio ingoiare le tue stesse palle.»
«Va bene, scusa, non era una battuta felice.»

Karol è decisamente entrato in paranoia. Non vede l'ora di tornare a casa, peccato che siano appena le nove di sera; ha il coprifuoco per mezzanotte, ma spera che la festa finisca molto prima.

«Fra poco ci mettiamo a suonare, che dite?» Bri si appoggia con un braccio sulla spalla di Colton e si sporge verso di loro, tutta entusiasta; ha passato la maggior parte della serata incollata alle labbra di uno, che Karol ha supposto essere il fidanzato.
Colton acconsente, seguito da Derek.

«Vuoi suonare anche tu con noi?» il chitarrista si rivolge poi a Karol.
«Io?»
«Perché no?» interviene Colton.
«Ma non conosco...»

«...le nostre canzoni? Ma se sei il fan numero uno!» Derek gli dà un pugnetto sul petto.
«Ti andrebbe?» gli chiede ancora Colton.

Quella sarebbe un'occasione meravigliosa per pensare ad altro che non sia Mic e Karol la trova molto allettante. «Mi andrebbe da morire!»
«Fantastico, allora sei dei nostri!»

Derek gli dà un secondo pugno e Karol si volta verso Fabian, che li ha appena raggiunti; non può non notare lo sguardo fisso su di sé di un paio d'iridi dalle bellissime sfumature verdi e gli si stringe il cuore.

Quando finirà questa tortura?

«Decidi tu il brano.» Anche Willis si è unito al gruppo e ha in mano i fogli con la solita scaletta.
«Aspetta...» Colton posa una mano sulla spalla dell'amico. «Devo parlare con Karol, prima. Voi iniziate pure senza di me.»
«Una band che suona senza batteria?» Derek si lamenta, sbuffando.
«E dai, stai un po' zitto» il cantante gli schiaccia il palmo sulla faccia.

Karol è ancora più confuso, è strano che Colton gli voglia parlare così all'improvviso.
«Vieni con me» il maggiore lo afferra per il polso e viene portato via dalla terrazza, scendono le scale di un piano e, dopo che Colton ha dato un'occhiata in giro, scendono ancora fino al salotto.

«Che stai facendo?»
Viene subito bloccato con una mano sulla bocca e gli viene intimato di fare silenzio.

Ma che gli prende?

In quel momento sente delle voci venire dalla cucina.

«Perché non ho intenzione di fare una sceneggiata davanti a tutti.»

Karol non la riconosce, ma è una ragazza che parla.

«Infatti non capisco perché dovresti fare una sceneggiata.»

Sussulta.
Quella la riconosce troppo bene.
Si gira verso Colton alla ricerca di una risposta, ma lo riscopre con uno sguardo sornione, appoggiato contro la parete vicina all'ingresso della cucina.

«Ho capito, dato che tu non hai intenzione di aprire bocca, lo farò io per te: è da quando hai visto quel ragazzo che hai qualcosa che non va.»
«Chi?»

Stanno parlando di me?

«Non fare il finto tonto! Quello piccolo e riccio.»

Tsk.

Rumore CompliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora