CAPITOLO 62

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«Guarda, oggi mi sono svegliato male, non ho voglia neanche di mangiare.»
«Andiamo, Karol, un panino fa sempre bene.»
«Non se rischio di vomitarlo.»

Karol sta raggiungendo il bar insieme a Fabian, ormai diventato il suo amico più fidato in tutta la scuola. Nonostante sia più piccolo di lui, e decisamente infantile, è bravo a consolare le persone ed è bravo ad ascoltarle. Parlare con Fabian lo tranquillizza quel tanto che basta per non scoppiare di rabbia e pianto ogni volta che si entra nel discorso Mic. E le volte non sono state poche.
Purtroppo, da quando si sono lasciati, non ci sono molti altri argomenti che attraversano la sua mente o la sua lingua. L'hanno deciso insieme, ma nello stesso tempo nessuno dei due l'ha voluto.

Non capisco quello che sta passando Mic, ma non deve essere per niente facile.

La pressione del divorzio e degli omofobi della scuola l'ha fatto crollare del tutto; le loro giornate si erano ridotte a Karol che non faceva altro che consolarlo, tornando a casa più sfinito che mai. Non perché non volesse, ma perché non ha mai dovuto accorparsi così tante responsabilità di cui nemmeno ne afferra il senso.

Però, avremmo potuto affrontarlo insieme.

Hanno preferito mollare tutto.
Karol si è fatto moltissime fantasie a riguardo, ha cercato tutte le possibili alternative e avrebbe voluto condividerle con Mic su quel divano, quel fatidico giorno. Eppure, quando ha sentito il tono con cui gli ha parlato e le parole che sono uscite dalla sua bocca, non ha potuto che selezionare l'unica opzione che non voleva usare.

Gli manca terribilmente e non ha la minima idea di come farsela passare. In cuor suo, spera in una svolta improvvisa che ribalti tutto e li faccia tornare assieme, sebbene il dolore che sta provando gli faccia mancare tutte le energie e non gliene rimane neanche un briciolo per continuare a sperare.

Voglio solo rimanere con Mic.

Sospira e il vociare degli studenti si fa più intenso quando arrivano al bar.

«Vuoi venire a studiare a casa mia, pomeriggio?» Fabian lo distrae dai suoi pensieri.
«Non ho voglia neanche di studiare.»
«Devi, se vuoi superare l'anno. Sei all'ultimo, devi superarlo per forza.»

Karol fa spallucce e si mette le mani nelle tasche della felpa, vedendo la quantità enorme di fila davanti a sé. «Perché non ci ricordiamo mai di andare prima al bar?» domanda atono.
«Scusa» ride appena Fabian, spostandosi con un veloce cenno del capo il ciuffo dagli occhi. All'improvviso, gli mette le mani sulle spalle e lo volta verso il corridoio. «Forse è meglio andare alle macchinette!»

Il suo tono è fin troppo agitato per non far insospettire Karol.
«Che ti prende?»
«Niente, non ho voglia di fare la fila. Dai, andiamo!»

Karol assottiglia gli occhi e si svincola dalla sua presa, girandosi di scatto.
Gli crolla il mondo addosso.
A qualche metro da loro, vicino alla vetrata, c'è Mic. Andrebbe bene, se fosse da solo o con i suoi amici, Karol ha già preso in considerazione il fatto di incrociarlo per i corridoi – considerando anche che le loro aule sono sullo stesso piano – ma non è da solo e nemmeno con i suoi amici.

Chi è quella?

Mic è fin troppo avvinghiato a una ragazza con i capelli biondo chiaro lunghi appena fino alle spalle, lisci e drittissimi, tenuti indietro da una fascia rossa.

Perché la sta baciando?

Si sente rompere pezzo per pezzo.

Che cazzo sta succedendo?

«Lui... Cosa...»
«Andiamo, Karol.»
Non sente la voce di Fabian e non si accorge del suo volto affranto. È troppo preoccupato a cercare di collegare i pensieri che vagano.

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