CAPITOLO 43

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Sono già passati quasi tre giorni di quella meravigliosa settimana al lago.

Dopo un viaggio in macchina un po' imbarazzante per Mic, che ha dovuto fare attenzione ai propri atteggiamenti con Karol, finalmente, una volta sceso dall'auto e con il padre dei gemelli tornato a casa, ha potuto esclamare a gran voce di aver iniziato la sua vacanza all'insegna dell'amore.
Così lo è stato, in effetti.

Tra loro due stesi al sole, in acqua a nuotare, in un giro in barca o nel boschetto affiancato al lago, deve proprio ammettere che Klem ha avuto ragione nell'ammonirli di far salire i livelli di zucchero nel sangue. Mic e Karol sgattaiolano nella loro cupola di vetro ogni qual volta che Klem si isola per stare al telefono con la sua ragazza, sebbene non l'abbia ancora presentata a nessuno dei due; sono liberi di fare i piccioncini senza interruzioni improvvise e senza rimanere con le orecchie all'erta e il resto delle giornate è dedicato al divertimento e al rilassamento.

C'è solo un piccolo dettaglio che sta facendo impazzire Mic da quel primo pomeriggio, dopo che ha deciso insieme a Karol di visitare il paese e comprare qualche dolce per la sera: Karol non sembra per niente frenato dal comportarsi come se fosse il suo fidanzato anche davanti a tutti i paesani, e Mic non si sente per niente a suo agio.

Quello è un discorso che dovrebbe essere ben impresso nella mente di Karol, dovrebbe sapere perfettamente che Mic non ha intenzione di far sapere a tutti della loro relazione, eppure, sembra essersene dimenticato.

È già la terza volta che evita il braccio che cerca di incastrarsi con il proprio.
Da una parte non vorrebbe, dall'altra gli dà assolutamente fastidio.

Uff...

«Karol, smettila...»
«Di far cosa?»
Non lo guarda neanche mentre camminano per la via che conduce a una pasticceria, a detta dei gemelli, davvero squisita. «La tua mano.»
«Che problema c'è?» Karol lo chiede ingenuamente, come se non cogliesse il problema.

Se lo è completamente dimenticato, non ci sono altre spiegazioni.

Si domanda solo come sia possibile che possa essere successo.
«Lo sai, non fare il finto tonto.»
«Non faccio il finto tonto, sei tu che sei uno scassa palle.»

Mic sbuffa ancora, roteando gli occhi al cielo. È un attimo che sente le dita dell'altro sfiorare il proprio dorso, e scansa velocemente la mano. «Karol!» urla con le guance arrossate.
«Come sei permaloso! Non ti voglio mica ammazzare!»

Mic ritiene che Karol non abbia capito niente del disagio che prova nel comportarsi da perfetta coppia innamorata di fronte agli altri. Quella frase è sufficiente per farlo arrabbiare in mezzo secondo. «Ma sei scemo o lo fai apposta?»
Karol sussulta e aggrotta le sopracciglia. «Perché, cavolo, ti stai arrabbiando?»

Mic si accorge che c'è troppa gente che cammina per strada e non ha voglia di dare spettacolo. D'altro canto, la spinta che riceve sul petto è un incentivo per aumentare la propria collera, uscita fuori dal nulla. «Sai benissimo il motivo, quindi smettila. Smettila anche di fare il bambino capriccioso.»
«Mi sembri tu il bambino capriccioso.»

La voce di Karol è fin troppo squillante da aver attirato l'attenzione di qualche passante. Mic serra le labbra e si guarda intorno con la coda dell'occhio. «Non voglio litigare in mezzo alla strada.»
«Perfetto, allora stai zitto.»
Mic si blocca all'istante sul posto.

Eh, no, adesso è troppo.

Non sa bene come sia arrivato già al limite, tuttavia gli è passata qualsiasi voglia di rimanere ancora qualche minuto insieme a Karol per le vie del paese come due ragazzi a cui va tutto alla grande. Fino a pochi attimi prima è stata l'agitazione che l'ha fatto parlare con cattiveria, adesso, invece, è l'atteggiamento menefreghista e arrogante dell'altro ad avere innescato la fiamma. Si sarebbe potuto concludere tutto in un batter d'occhio, ma con Karol è impossibile.

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