Capitolo 8

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È calata l' oscurità e cammino verso casa, nella speranza di non perdermi un' altra volta; le stradine di Seoul sono molto illuminate dai lampioni ma sono quasi deserte: se si tratta di uscire le persone frequentano perlomeno le piazze del centro che sono piene di ristoranti, poi si fanno una passeggiata nel parco o per le strade affollate. A volte ci sono dei venditori ambulanti che vendono di tutto e di più.
Manca ancora molta strada e sono già stanca, non vedo l'ora di andare a dormire; però ad un tratto ripenso alle ultime parole di Jimin:

"Lui ride e scherza con noi."
"Dai tempo al tempo."

Mi sento come un peso sul cuore.

"Pensavo ti fossi offesa."

Offesa no, è una parola grossa, ma ci sono rimasta un po' male..non lo accuso di niente, questo è il suo carattere e avrà un buon motivo per averlo, non è assolutamente colpa sua, solo che sento questo bisogno di affetto che ogni ragazza vorrebbe, non mi è mai capitata una cosa del genere. Non sono mai stata innamorata di nessuno, ho avuto poche cotte nel corso dell' adolescenza, ma non uscivano dal muro che io, Ilary ed Hisui abbiamo creato. E...se veramente Ilary avesse ragione? Anche questa domanda merita lunghe riflessioni..come ha detto Jimin devo dare tempo al tempo.
Sento di tenere a lui allo stesso modo a cui tengo ai ragazzi, anche se ho stretto più con loro.
Quante domande senza risposta, creano suspence e, anche se bella, a me fa impazzire perché sto sempre a pensare e a preoccuparmi per come andrà a finire.

Ok, quel negozio me lo ricordo, prenderò questa stradina, sono sicura che è quella giusta, e invece....
Decido di procedere lo stesso, credo che avrà comunque un' uscita, no?
Più cammino, più sento che mi sta salendo una strana sensazione che mi blocca quasi i muscoli del corpo. Mi sto preoccupando e sta salendo poco a poco la paura. Cerco di non pensarci.

YOONGI.....

Ma dove sarà mai, eppure sono uscito cinque minuti dopo di lei. Sono davanti ad un negozio, lei avrebbe dovuto proseguire a sinistra, verso il semaforo, ma l' avrei avvistata da qui.
Oh, no...quella stradina no...

YUBI.....

Più proseguo e più capisco che mi sono letteralmente persa. Sento dei rumori metallici, provenienti da un piccolo viottolo; cerco di spiare molto silenziosamente e vedo due uomini che cercano di aprire lo sportello di una macchina, hanno intenzione di rubarla. Io sono come pietrificata, mi sono messa in un bel guaio: non solo ho sbagliato strada, ma adesso rischiavo di essere vista da quei due malintenzionati e...no, non voglio continuare.
Come se nulla fosse successo ritorno indietro, non voglio immaginare cosa ci sarebbe stato più avanti.
Sento dei passi dietro di me, e cerco di accelerare. Le mie gambe tremano, il cuore ha cominciato a battere ad un ritmo incontrollato e incomincio a vedere tutto grigio; strizzo gli occhi ma la situazione non migliora. I passi dietro di me si fanno più afrettati, rimane solo una cosa da fare: CORRERE!
Vado più veloce che posso, non può essere arrivata la mia ora, maledetta me che non ho saputo mai orientarmi, maledetta me che mi caccio sempre nei guai. Provo a voltarmi e sono in due, sicuramente quelli che stavano rubando la macchina; li sento vicinissimi, non ce la faccio più, non sarei andata molto lontano da loro, sento delle mani che mi spingono e mi fanno cadere per terra, sui sassolini che fanno sanguinare le mie mani. Mi difendo, non voglio che mi tocchino, ma loro sono in due e sono più forti di me ed hanno la meglio. Mi trascinano in un viottolo, completamente vuoto, io urlo e chiedo aiuto, invano, nessuno mi avrebbe sentita e se mi avessero sentita non avrebbero rischiato la vita per salvare una persona fragile che ha un sogno, delle priorità, una famiglia, degli amici...
Le lacrime continuano a scendere, non cerco più di liberarmi, oramai il mio destino è stato scritto. Mi alzano, mi sbattono contro il muro e mi picchiano, mi mettono le mani addosso, quelle mani sporche, che caratterizzano i delinquenti. Li guardo in faccia: non sono uomini, sono ragazzi più grandi di me, facenti già parte di quel mondo orribile, in cui non c'è pietà. Hanno uno sguardo che mette i brividi, di ghiaccio, occhi che trasmettono terrore, le loro espressioni divertite, perché quello per loro è divertimento.
-"I tuoi non ti hanno insegnato che guardare troppo può diventare pericoloso? Il mio amico ti insegnerà una lezione che ricorderai di certo...sempre se ce la farai."
Si mettono a ridere, io piango ancora di più e chiedo aiuto a squarciagola, le corde vocali mi fanno male, mi fa male tutto.
-"A te l' onore, socio."
Passa al suo amico un bastone di ferro, lo stesso che hanno usato per aprire la macchina di prima.
Fa per alzarlo, prima che scarichi ancora una volta la sua forza, mi porto le gambe al petto e mi copro il viso con le mani insanguinate.
Il bastone è in bilico, poco a poco mi sento abbandonare...non arriva ancora, vivo questi ultimi momenti...

YOONGI....

Sono preoccupato, questa strada è frequentata da delinquenti, e chi ci abita prima o poi avrebbe dovuto affrontarli faccia a faccia. Cammino a passo veloce, Yubi è in serio pericolo.
Sento delle urla femminili...il sangue mi si gela. Corro, corro e corro, o sarebbe stato troppo tardi. Le urla si fanno più alte: mi sto avvicinando. Sporgo la testa per guardare cosa sta succedendo: due uomini, uno immobile e l' altro con un bastone a mezz'aria, che avrebbe colpito poco dopo...o no, YUBI!
Mi avvicino a passo felpato, raggiungo l' uomo col bastone...

YUBI....

Sento che il bastone sta per raggiungermi... sento dei colpi, ma non sono arrivati a me. Dopo un po' tolgo le mani dagli occhi e...

YOONGI.....

Afferro il bastone da dietro e colpisci più volte quei bastardi alla nuca; spero con tutto il cuore che siano morti. Poso lo sguardo su Yubi...mi sento vuoto: vestiti sporchi, mani insanguinate, braccia piene di lividi. Appena leva le mani dal viso mi sento ancora più male, quel viso d' angelo sceso in terra, le labbra spaccate, voragini che attraversano quelle labbra perfette, e gli occhi... erano sempre radiosi, con quelle sfumature di mare e cielo, adesso sono rossi e le lacrime che scendono ancora.
La prendo per la vita e la faccio alzare in piedi, lei si aggrappa, mette la testa sul mio petto e piange silenziosamente: avrà perso la voce.
D' istinto l' avvicino ancora di più e la stringo forte, non riesco a sopportare il fatto che le hanno fatto del male, che hanno toccato la persona a cui penso ogni fine giornata. Mi sento in colpa perché non le ho dimostrato affetto, quello che gli altri le hanno dato, ma sono veramente poche le persone che mi vogliono bene, quindi perché dare se poi non si riceve nulla?
Ora ho capito che, in fondo, lei mi vuole bene, anche se ha ricevuto soltanto freddezza da me.
-"Ora ci sono io con te."
Usciamo da quella maledetta strada, lei non riesce a camminare bene, piange ancora. Vedo un taxi e faccio segno di fermarsi, apro lo sportello, prendo in braccio Yubi e la metto a sedere, mi siedo e l' autista parte.
Per tutto il tragitto l' ho tenuta stretta, lei ha continuato a piangere, i suoi singhiozzi silenziosi mi fanno male. Siamo arrivati. Pago l' autista, lo ringrazio e saliamo con l' ascensore. Prendo le chiavi di casa dalla borsa di Yubi e apro la porta. La prima cosa che faccio è prendere il disinfettante, la faccio sdraiare sul divano e le pulisco le ferite; la accompagno nella sua stanza e la aiuto a cambiarsi: il suo corpo, le sue gambe, quel fisico, colpiti da mani rozze. La aiuto a pulirsi il viso e la faccio sdraiare sul letto. Non voglio andarmene, non voglio lasciarla sola, ma per non essere impulsivo le chiedo il permesso.
-"Vuoi che rimanga con te?"
Lei fa cenno di sì con la testa. Scrivo un biglietto a Jimin e glielo lascio sul tavolo, non voglio che mi uccida pensando che io ne abbia approfittato di sua sorella.

"Jimin, non pensare a male quando vedrai me sul letto di tua sorella, ma stasera ha veramente rischiato la vita. Ti racconterò tutto domani, promesso.

Yoongi."

Guardo l' orario: le 22:20. Jimin avrebbe tardato come minimo di mezz' ora. Spengo la luce del soggiorno e torno da Yubi.
Mi sdraio accanto a lei, le circondo la vita con il braccio e l' avvicino a me, lei appoggia la testa sul mio petto e chiude gli occhi. Sono rimasto a osservarla per molto tempo: quel viso stanco che finalmente ha ottenuto il riposo, il suo corpo a contatto col mio, i respiri regolari, sento il suo cuore che batte. Intreccio la mia mano alla sua e mi addormento.

YUBI.....

"Ora ci sono io con te."

Quelle parole sono riuscite a farmi addormentare. Grazie, Yoongi.

JIMIN.....

Sono le 23:10 e sono arrivato a casa. Accendo la luce e vedo un biglietto sul tavolo, dopo averlo letto mi dirigo in camera di Yubi e la vedo adagiata sul fianco di Yoongi, lui che con un braccio la stringe in vita e con l' altro che intreccia la mano di lei. Le mani di Yubi sono rovinate, le braccia e le gambe piene di lividi, il labbro spaccato. Esco dalla sua stanza, chiudo la porta e inizio a piangere.
-"Yoongi, grazie infinite. Se non ci fossi stato tu lei ora non sarebbe qui."

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Buongiorno! Devo dire la verità, mentre scrivevo questo capitolo, ieri sera, mi veniva da piangere e le scene di violenza che ho messo mi hanno fatto venire i brividi.
Grazie a voi che leggete questa storia, se vi va potete cliccare sulla stellina per votare🤗
Grazie ancora e spero vi piaccia questo capitolo❤❤

Non è un sogno~Min YoongiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora