Capitolo 2.

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Sono proprio davanti alla porta della mia nuova camera.
Qui, in questo corridoio, è tutto così stranamente silenzioso...
Essendo un dormitorio maschile, mi aspettavo casini, baldorie e urla, invece no. La cosa però non mi dispiace, anzi, meglio per me.
Quasi non ci credo!
Sospiro e sorrido perché mi sento emozionata.
Voglio che tutto sia perfetto.
Me ne sono andata da Londra per ricominciare a vivere.
Ed è quello che farò.
Allungo una mano verso la porta, pronta per infilare la chiave nel buco della serratura ma, mezzo secondo dopo, mi ritrovo con la mano bloccata in aria e un respiro caldo sul collo.
-Che cavolo stai facendo? Perché stai cercando di entrare nella mia stanza?- mi chiede qualcuno con ostilità e io sussulto.
Guardo il mio polso ancora bloccato da una mano grande e forte.
Dopodiché, i miei occhi si spostano sul ragazzo che, ora si sposta, a fianco a me.
Non indossa la maglietta, ha dei tatuaggi sul braccio destro e sul basso ventre, e porta solo dei pantaloni vecchi di qualche canadese, abbinati a delle scarpe da ginnastica.
I suoi capelli arruffati, i suoi occhi castani che mi guardano con arroganza.
Non è niente male, lo ammetto!
-Ti ho fatto una domanda...- ripete con un tono scocciato.
Giusto! Devo rispondere!
Spalanco la bocca per cercare di dire qualcosa.
Per un attimo resto imbambolata e non so che dire.
Mi sento una stupida.
Lui sbuffa, probabilmente infastidito e, senza chiedere il permesso, strappa e afferra la mia chiave facendola sventolare davanti al mio viso.
-Perché. Hai. La. Chiave?- mi domanda di nuovo, scandendo parola per parola. "Mi sta prendendo per una cretina?"
Beh, forse posso sembrarlo in questo momento, ma non lo sono.
-P-perché da oggi sarà anche la mia stanza.- balbetto e arrossisco.
"Dannazione, ma perché sto balbettando?"
Lui scoppia a ridere e io lo guardo confusa.
Ho detto qualcosa di divertente?
-Tu cosa?!- non smette di ridere ed è ancora più attraente, -Dolcezza, hai notato che sei nel dormitorio sbagliato, vero?- domanda con ironia.
"Dolcezza?"
"Mi ha chiamato davvero in quel modo?"
Cerco di riprendere la mia chiave ma lui non me lo permette.
Incrocio le braccia al petto, indispettita e lo guardo male.
La mia pazienza ha un limite e lui lo ha superato. 
-So dove mi trovo e so che non ho sbagliato.-
-A me sembra di si.-
-Senti, se hai qualche problema perché non te la prendi con la segreteria di facoltà? Sono loro che mi hanno assegnato la stanza. C'è stato un errore credo e, mi hanno spostato qui. Ora, puoi per favore, ridarmi la chiave?- gli chiedo, nel modo più gentile possibile.
Lui se ne resta ammutolito a fissarmi e sembra che abbia appena visto un fantasma.
È tanto alto e io mi sento più piccola del solito...
-Non ci credo...-
-Già, nemmeno io posso crederci al fatto che non mi hai ancora restituito la chiave!- esclamo, adirata.
Sto iniziando a innervosirmi.
-Questa cosa è inaccettabile!-
-Perché non la smetti di lamentarti e fai quello che ti ho chiesto, per favore?- insisto.
Lui punta i suoi occhi castani e guardinghi su di me.
Mi osserva da capo a piedi e lo vedo irrigidire la mascella.
"Ma che cavolo di problemi ha?
Gli sto antipatica?"
Nemmeno mi conosce.
-Non ti voglio qui.- dice senza tanti preamboli e nonostante la cosa non mi stupisca, ci rimango comunque male.
-L'avevo capito, ma ripeto; non ho colpe.-
Perché sembra avercela con me?
Per quale assurdo motivo?
Mi butta la chiave addosso e io riesco ad acchiapparla per un colpo di fortuna.
-Non provare a darmi fastidio. Anzi, se è possibile, ignorami.- mi avvisa arrogante e io spalanco gli occhi.
Questo ragazzo ha seri problemi.
-Non ti preoccupare, non mi verrà difficile.- ammetto e lui mi congeda con un sorriso finto.
Apre la porta con la sua chiave e si fionda dentro come un razzo, imprecando per motivi sconosciuti.
Rimango incredula e stupita.
Forse, a questo punto, avrei preferito condividere la stanza con qualche ragazza piuttosto che con questo individuo che sembra sia più mestruato di una donna.
Sospiro ed entro anche io nella camera, richiudendo la porta alle mie spalle.
Carta da parati marrone come il legno, due letti singoli, due scrivanie, due armadi: questo è ciò che trovo al mio ingresso.
Mi aspettavo qualcosina in più, lo ammetto.
Ma va bene cosi.
Il mio letto è quello sulla parete destra, proprio di fronte al suo che sta sulla sinistra.
La porta del bagno è accanto al mio armadio e la mia scrivania è più piccola della sua.
Mi volto verso la sua direzione, ma lui è in posizione supina sul suo letto, un libro davanti agli occhi e mi sta deliberatamente ignorando.
Adesso si che ho un problema: lui, questo ragazzo -o meglio, il mio coinquilino - che non si è nemmeno presentato.
"Beh, benvenuta a Harvard Astrid. Buona permanenza."

⭐I Nostri Oscuri Segreti⭐ (Ex Coinquilini & Segreti) ⭐OLTRE I LIMITI E CONFINI⭐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora