Almeno tu ci riesci

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Sono due giorni che vedo mia madre fare avanti e dietro dalle case dei vicini. Il motivo? Stanno organizzando un barbecue a cui parteciperà tutto il quartiere. Menomale che si terrà domani, non ce la faccio più a vedere questo andari-vieni per le case. Mi metto a letto e aspetto che mia madre torni a casa, ma non resisto e mi addormento.

Mi sveglio con il suono delle pentole che sbattono tra loro. Mi piacerebbe pensare che mia madre si sia iscritta a un corso per imparare a suonare la batteria e non che stia facendo tutto questo rumore solo per preparare da mangiare. Mi alzo contro voglia e guardo l'orologio che segna le undici. CAVOLO! Sono già le undici, perché non mi è venuta a svegliare. Mi faccio doccia e shampoo in tempo record, per non parlare della velocità che ci metto a truccarmi e ad asciugare e piastrare i miei lunghi capelli biondi. Ed ora il momento cruciale. Con il vapore che Imperla leggermente la mia fronte apro la cabina armadio. Guardo al suo interno con il mio solito sguardo: rassegnazione, negazione, tristezza, accettazione. Mo vai a trovarla qualcosa che mi piaccia e che non sia rosa. Tante persone associano il colore rosa alle bionde come il loro colore preferito, e una di queste è mia madre. Io odio il rosa. Non vogliono proprio metterselo in testa che l'unica bionda a cui piace il rosa è Barbie, ed io sono tutto tranne che lei. Intravedo uno spiraglio bianco in mezzo a quelle tonalità diverse di rosa e mi addentro per afferrarlo. Sapete quando dicono di non seguire la luce? Be, ora, è meglio che la segua. Prendo il vestitino bianco e decido sul momento che questo sarà l'abito che indosserò oggi. Come già accennato, il vestito è bianco, con dei motivi floreali sparsi sul tessuto e scende morbido sulle mie curve accentuandole. Ci abbino dei sandali bassi, dei cerchi e il diamantino che mi ha regalato mio padre, come suo ultimo ricordo. Scendo le scale lentamente, per evitare la predica che mi fa ogni volta mia madre.

"Sei pronta tesoro? È ora di andare"

"Si mamma. Cosa devo portare?"

"Porta l'insalata russa"

Prendo l'insalata con una smorfia sul viso. Che schifo quella cosa. La prepara ogni anno perché piace a tutti, tranne che a me ovviamente. Solo a guardarla mi fa venire il ribrezzo. Usciamo dal nostro giardino e ci avviamo verso la casa dei Robinson, dove si terrà la riunione di quartiere. Quest'anno è toccato ai Robinson, l'anno scorso a noi e l'anno prossimo chi lo sa?! Suoniamo al campanello e ad accoglierci con un sorriso sgargiante è la signora Robinson nel suo tailleur bianco perlato.

"Siete arrivate finalmente. Siamo tutti in giardino che vi stavamo aspettando"

"Scusa, ma questa signorina non ne voleva sapere di alzarsi oggi" mi indica mia madre "Sono arrivati tutti?"

"Si"

"Oh cielo, che imbarazzo"

La solita melodrammatica. Mamma vorrei ricordarti che siamo a un pranzo di quartiere non al gran gala. Entriamo in giardino e venti paia di occhi guardano me e mia madre. Mi sento a disagio con tutti questi occhi puntati addosso.

"Buongiorno vicini" rompe il ghiaccio mia madre per poi andare verso le sue amiche e lasciarmi lì impalata. Cammino lentamente per il giardino guardandomi intorno. È un giardino simile al mio, solo che ci sono palle di qualunque sport sparse in giro, che sta a specificare il fatto che in quella casa ci vivano degli adolescenti, un barbecue e un dondolo. Un bambina di più o meno quattro anni si avvicina me con un orsacchiotto in un braccio e la mano in bocca e mi tira l'orlo della gonna.

"Mi piace il tuo vestito"

"Grazie, come ti chiami?"

"Sofia"

"Ma che bel nome, bello come te"

"Anche tu sei bella. Voglio essere come te da grande"

Oh che tenera! L'unica cosa che riesco a pensare è che questa bambina è veramente adorabile. Sembro io da piccola con quei boccoli dorati, gli occhi azzurri e la timidezza, che ancora oggi mi appartiene. Le porgo la mano e mi presento.

Nel cuore delle comete #WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora