E sono troppo codarda per farlo

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L'ischemia cerebrale è una condizione in cui il cervello non riceve abbastanza sangue da soddisfare i suoi bisogni metabolici. La conseguente carenza di ossigeno può portare alla morte del tessuto cerebrale, e di conseguenza all'ictus ischemico.

Leggo con attenzione l'articolo sull'ischemia cerebrale, gli effetti, i danni e le cause. Non faccio altro che pensare a questa nuova malattia che rischiava di colpirmi. Il dottor Butler ha aumentato i miei pensieri, le mie paure e, sopratutto, ha aumentato le medicine che devo prendere accuratamente durante orari prestabiliti. 

Che stress. Che ansia. 

Continuo a leggere finché non mi bruciano gli occhi dalla stanchezza. Li strofino fino a farli diventare del tutto rossi e a farli lacrimare. 

Mi alzo dal letto con l'intenzione di fare una doccia calda per rilassare ogni muscolo contratto. 

Sotto al getto d'acqua continuo a pensare alla nuova forma di attacco che ho dovuto affrontare. Non mi sciacquo, non mi passo il sapone. Mi faccio solo colpire dal getto d'acqua sul viso, con la convinzione che tutti i pensieri mi scivolino via, lungo il corpo per poi finire nello scarico, proprio come fa l'acqua. 

A distanza di tempo mi convinco che tutto quello che avevo sperato non si avvererà mai. I pensieri non andranno mai via. Afferro il tubetto contenente lo shampoo e leggo la fragranza che lo caratterizza. Frutti di bosco. Verso la miscela nel palmo sinistro per poi portarla a strofinare la testa. Devo ammettere che lascia un'ottimo odore nell'aria. Mentre strofino animatamente il cuoio capelluto mi trovo a fermarmi un paio di volte per esaminare i buchi in testa. Noto con tristezza che i buchi dove mancano i capelli sono molto di più di quelli che pensavo.

Raggiungo camera mia avvolta in un asciugamano. Mi posiziono davanti lo specchio e libero i capelli dal turbante che mi sono attorcigliata in testa. Pettino attentamente i ciuffi che mi sono rimasti.

Guardo il mio riflesso nello specchio e mi ritrovo a pensare che sia inutile coprire le chiazze con gli altri capelli. Tanto vale che li tagli tutti e rimanga del tutto calva.

Prendo le forbici tra le mani, le avvicino ad una ciocca e...

E sono troppo codarda per farlo.

Nascondo il viso tra le mani, non ce la faccio a guardarmi. 

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Mi sveglio di soprassalto, tutta sudata. Passo un mano sulla fronte per asciugare le goccioline che la imperlano. È stato un incubo orribile. 

Qualcosa mi rincorreva ed io correvo, correvo con la speranza di salvarmi. Poi cadevo a terra, mi rotolavo sull'asfalto fino a graffiarmi tutta. L'incubo poi si evolve in modo diverso. Mi ritrovo da un momento all'altro nei fondali marini da dove non riesco a risalire. Nuoto verso la superficie in cerca di ossigeno. Mi muovo leggermente ad ogni falcata. Arrivo al punto di avere un debito di aria. Morirò annegato, ne sono certa.

 E proprio nel momento in cui sto per annegare mi sveglio.

Orribile! È tutto così orribile.

Si dice che sognare di essere sul punto di annegare, nonostante la grande angoscia che comporta questa situazione, esprime soprattutto uno stato di ansia e paura di non riuscire a fronteggiare una situazione che ci appare difficile. 

Quanto è vera questa affermazione. 

Mi alzo per sgranchirmi le gambe e ne approfitto per scendere a mangiare qualcosa. Mangiare è una grande parola, più che altro sgranocchio. 

Mi sorprendo di vedere Matt in salone che parla tranquillamente con mia madre. Entrambi mi sorridono quando si accorgono della mia presenza. 

"Che fai qui?" chiedo.

"Sono passato per stare con te e per farti vedere una cosa. Poi tu dormivi ed ho preferito non disturbarti, così io e tua madre abbiamo parlato"

Chissà cosa si saranno detti. Magari mia madre sarà riuscita a convincerlo a lasciare me e mettersi con lei definitivamente.

"Vieni"

Inizio a salire le scale ignorando se lui mi stia seguendo o meno.

Mi tuffo sul letto come una campionessa olimpionica di salto il lungo. Sono sicuramente da oro. Matt mi raggiunge ridendo sommessamente.

Non parliamo, giochiamo con le mani piuttosto, prima le incrociamo, poi le accarezzo, poi batti cinque e di nuovo incrociate. 

"Cosa volevi farmi vedere?"

"Cavolo, mi ero già dimenticato"

Si alza dal letto e mi si posiziona davanti. Sono sempre più confusa.

"Sei pronta?"

Annuisco. Si alza la maglietta e continuo a non capire. Vedo solo i suoi muscoli perfetti ed i suoi addominali da paura. Dovrei smettere di guardarlo o tra poco dovrò raccogliere la mia bava dal pavimento. Lo vedo sorridere come una Pasqua. Mi sento in imbarazzo quando gli chiedo cosa dovrei guardare. Con l'indice indica un punto sulla costola sinistra, proprio sotto al cuore. HA UN TATUAGGIO NUOVO.

Mi metto a cavalcioni sul letto avvicinandomi il più possibile cosi da poter vedere cosa si è tatuato.

Faith

I miei occhi cercano subito i suoi. Si è tatuato il mio nome. Passo il dito su ogni lettera.

"Perché?" chiedo.

"Perché no?"

Mi prende la mano e la allontana dal suo petto. Si abbassa fino a raggiungere la mia altezza per poi avvicinarsi ed annullare del tutto la distanza con un bacio.

"Ti amo"

Poggio la mia fronte sulla sua e chiudo gli occhi prima di dire le stesse identiche parole.

Getto le braccia dietro al collo e lo tiro verso di me. Cadiamo entrambi di spalle sul letto ritrovandoci nella stessa posizione di prima.

Si prende cura di me per tutto il pomeriggio. Mi bacia la fronte. Mi accarezza i capelli, e quando trova un parte vuota non mi chiede nulla e non ci si sofferma nemmeno per guardarla, toccarla meglio, anzi, rispetta la mia volontà di non parlarne. Mi bacia le dita una ad una. Tocca le mie labbra. Mi guarda negli occhi. Mi sussurra quanto mi ama, che sono bellissima. Mi fa sentire coccolata, amata.

Tutto questo mentre io mi limito a pensare a cosa abbia fatto di tanto buono da meritarmi una persona cosi speciale nella mia vita. Penso a quanto lo amo. Penso a quello che ha fatto. Penso al mio nome inciso sulla sua pelle, dove rimarrà per sempre.

Nel cuore delle comete #WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora