Maiali verdi

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Sono nella mia stanza che mi sto preparando per un'appuntamento con Matt. Dopo tanto tempo ho la possibilità e la fortuna di uscire ancora con lui.  Come tutte le volte non ha voluto dirmi dove dobbiamo andare. Una sorpresa. 

Lui è già di sotto che mi aspetta pazientemente mentre io sono ancora davanti lo specchio. Non so da quanto tempo mi sto guardando, so solo che qualunque cosa indossi non mi piace. I vestiti sono sempre gli stessi eppure la mia immagine riflessa è raccapricciante. Arrivo alla conclusione che non posso cambiare il mio aspetto fissandomi, quindi scelgo di scendere e raggiungere il mio ragazzo. 

Matt è seduto sul divano che gioca con il cellulare. Lo raggiungo alle spalle così ne approfitto per sbirciare cosa sta guardando. Angry Birds. Sta giocando ad angry birds, quel gioco dove si lanciano gli uccelli per liberare altri uccelli da dei maiali verdi. 

Mi ricordo la prima volta che ha giocato davanti a me. Ricordo di quando ha provato a spiegarmi la funzionalità del gioco ed ho provato a fare una partita. Il risultato è stato un fallimento. Non ho liberato nemmeno un uccello e i maiali ridevano di me.

"Non ridere anche tu di me, già lo stanno facendo i maiali" lo rimprovero mentre gli restituisco il cellulare. 

Si riprende il cellulare per poi passarmi un braccio dietro le spalle e lasciarmi un bacio umido sulla guancia. 

"Non fare così piccola"

Incrocio e metto il broncio solo perchè so che mi consolerà con le coccole. Ed è proprio quello che succede. Mi abbraccia, mi accarezza, mi bacia, mi coccola tra le sue braccia. 

"Perchè i maiali sono verdi?" chiedo poco dopo.

La mia domanda in un primo momento lo fa sorridere fino a che non si trasforma in una vera e propria risata di pancia. Io non capisco. È una semplice domanda. Insomma chi ha mai visto dei maiali verdi? È come dire che c'è l'asino che vola, assurdo.

Rimetto il broncio, così dopo sarà costretto a togliermelo.

"Oh eccoti. Sei pronta?" 

Annuisco dandogli la possibilità di alzarsi e di uscire di casa. Con un gesto automatico mi prende la mano e ne bacia il dorso con il suo fare da bad boy.  

Salgo in macchina e la prima cosa che faccio è accendere lo stereo e poi dopo con tranquillità allaccio la cintura. Lo stereo è più importante della sicurezza, almeno per me. 

Dopo due canzoni mi rendo conto che non stiamo ascoltando la radio, ma il cd che gli ho preparato io. Quando gli feci sentire la playlist la prima volta quasi si arrabbiò poichè dentro c'erano delle canzoni che non gli piacevano. Ora, invece, noto addirittura che le sta cantando, tra sé e sé ma le canta. Menomale che le odiava. 

Probabilmente è riuscito a captare i miei pensieri, per questo inizia a dare spiegazioni.

"Quando mi hai lasciato l'unica cosa che mi è rimasta di te era questo cd con queste terribili canzoni. Lo ascolto tutti i giorni da allora, tant'è che si è graffiato e ho dovuto rifarne un'altro" 

Un braccio si stacca dallo sterzo per indicare il cruscotto sopra le mie gambe, intimandomi silenziosamente di aprirlo. Come richiesto apro il cassetto e in primo piano c'è il mio cd, quello graffiato, lo riconosco dalla mia scrittura e dai cuoricini che ho disegnato sulla superficie. Mi giro verso di lui chiedendogli spiegazione.

"Non ho voluto gettarlo perchè ci sono i cuori, cuori che pensavo non mi avresti più disegnato"

Ho capito. Voleva rimanere legato a me anche se io me ne ero andata.

"In realtà ho un'altra cosa che appartiene a te" dice voltandosi velocemente verso di me senza abbandonare troppo la strada "Una maglietta. Ha il tuo odore, o almeno aveva" 

Non ci penso due volte prima di dire ciò che sto per dire:

"Mi sei mancato anche tu"

Imbocchiamo una strada che conosco perfettamente, l'inizio di tutto. 

Scendo quasi di corsa dalla macchina e mi tolgo subito le scarpe di modo da venire a contatto con la soffice e fresca sabbia che si infila tra le dita. 

Aspetto Matt prima di raggiungere la riva che si sta togliendo anche lui le scarpe. Mano nella mano raggiungiamo il mare. Solo Dio sa che desiderio immenso ho di farmi un bel bagno, ma so benissimo che non posso. L'acqua fredda mi farebbe andare in ipotermia all'istante e non è il caso di stare male di fronte a Matt. 

Mi siedo a due passi dall'immenso blu, che se solo allungassi la gamba potrei immergere i piedi nell'acqua cristallina. 

Entrambi ammiriamo in silenzio questo spettacolo, proprio come la prima volta. Le mie mani accarezzano la sabbia finchè non sento qualcosa di duro infilarsi tra le dita. Una conchiglia. La porto all'orecchio senza pensarci. Si dice che se avvicini una conchiglia all'orecchio riesci a sentire il mare. Potrebbe essere vero come potrebbe essere un'illusione. A me piace pensare che sia vero, che tutto lo scroscio e i suoni marini siano raccolti in questo piccolo oggetto. Mi pace pensare che sia una magia. 

Matt mi guarda con il sorriso sulle labbra mentre mi comporto come una vera e propria bambina. 

"Che c'è?"

Alza le spalle prima di rispondere "Nulla, è solo che mi piaci quando apprezzi le piccole cose"

"Vieni a casa mia domani, ti faccio conoscere i miei fratelli" propongo timidamente.

"A proposito, come è andata con tuo padre?"

"Un buco nell'acqua. Oddio mi ha fatto piacere rivederlo dopo tanti anni, ma non è stato uno di quei ricongiungimenti padre - figlia dove ci siamo rincorsi per avvicinarci o ci chiudevamo in una stanza per parlare ore ed ore come nei film. È stato piuttosto deludente. In macchina mi ha fatto si e no tre domande, e mi ritengo anche fortuna. In hotel, invece, è stato sempre con la compagna a parlare mentre io giocavo con i bambini. L'unico momento in cui ha dimostrato interesse verso di me è stato quando mi sono fermata per riprendere fiato. Mi è piaciuto anche quando mi ha lasciato a casa, che con fare impacciato mi ha abbracciata"

Nella mia testa c'è una vocina che continua a martellarmi sempre con la stessa domanda, che non vorrei far uscire, però sembra aver vita propria.

"Sai Matt, ho questa sensazione che se non mi fossi ammalata lui non sarebbe mai venuto a trovarmi e non  avremmo passato un pomeriggio insieme. Credo che si stia rendendo conto poco a poco degli anni che ha perso con me. E la cosa che mi da enormemente rabbia è che ho dovuto scoprire di avere il cancro per aprirgli gli occhi"

Anche se fa male la verità è questa e non possiamo cambiarla. Lo sa lui, la sanno tutti e, sopratutto, la so io.

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