L'altra volta...

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Sono a letto che sto sudando come un maiale mentre il mio corpo cerca di espellere la febbre che si è impossessata di me da ieri. 

La doccia fredda che Matt mi ha fatto ieri con quel secchio è stato l'inizio di tutto, e a peggiorare la situazione sono stata stesso io che ho preferito continuare a piangere in un angolo dello spogliatoio piuttosto che togliermi i vestiti bagnati e asciugarmi. E queste sono le conseguenze, una febbre alta che non accenna proprio ad abbassarsi.

Mia madre è disperata, non fa che starmi appiccicata, è comprensibile però, sicuramente in questo momento le stanno rimbombando in testa le parole del dottore quando ci ha avvisato che con l'inizio della chemio le mie difese immunitarie si sarebbero abbassate se non del tutto annullate e che pure un semplice raffreddore potrebbe essermi fatale. Non le ho detto nulla, non le ho raccontato che è stato Matt a fare tutto questo casino altrimenti avrebbe il coraggio di presentarsi davanti casa sua e con le lacrime che le rigano il volto lanciargli un ceffone da fargli girare la testa. 

Dopo la rottura mia madre non è più uscita di casa quindi non ha avuto modo di vederlo, come io non ho avuto modo di incontrare la madre, che era molto legata a me, pensate che già mi trattava da nuora, o meglio ancora da figlia. Sono sicura che lei è stata male come noi nel momento in cui è venuta a sapere di ciò. 

Mentre mia madre mi aggiusta l'asciugamano sulla fronte sento il campanello suonare e a malincuore mia madre è costretta a lasciarmi la mano e scendere a vedere chi è che sta disturbando in un momento così delicato.

Pochi secondi dopo qualcuno entra dalla porta con un enorme fiatone, forse avrà corso per salire in camera mia. Dischiudo gli occhi e un'immagine sfocata mi si para davanti ed inizia a toccarmi, mi controlla il battito, la pressione, la febbre e mi punta addirittura una luce negli occhi per vedere se la pupilla reagisce. Vorrei alzarmi in piedi ed urlare che sono sveglia, che li sento, è solo che non riesco ad aprire gli occhi siccome li sento molto affaticati. 

Mio Dio, non ho nemmeno la forza di alzare le palpebre. Sono messa davvero male!

Quando finalmente riesco ad aprire gli occhi, riconosco subito quell'ombra che mi si era parata davanti: Derek. 

"Ac- acqua" balbetto.

Ho la gola così secca che mi brucia dal dolore, trovo pace solo dopo aver ingurgitato con foga l'acqua nel bicchiere che mi ha passato mia madre. 

Senza dire nulla, esce dalla stanza con il bicchiere in mano, vedendola sparire dalla porta.

"Le ho chiesto io di uscire. Ora dimmi cosa è successo" comincia Derek.

"Io..."

"L'ho fatta uscire per questo, così che potessi raccontarmi tutto senza filtri"

"Io..., io ero nel campo e mi hanno buttato un secchio di acqua gelata addosso"

"Chi è stato?"

Non ho intenzione di rispondere, conoscendo il mio amico lo andrebbe a prendere e lo sbatterebbe da qualche parte frantumandogli il cervello.

"Chi è stato Faith?" ringhia.

Abbasso lo sguardo e continuo con il mio piano, tenere la bocca cucita. 

"È stato lui, non è così?" capisce lui "Perchè ti sta facendo tanto male? E qual'è il motivo per cui non rispondi alle sue provocazioni? Mio Dio Faith, questa febbre avrebbe potuto ammazzarti e tu te ne stai lì in silenzio non spiccicando nemmeno una parola d'odio verso di lui per quello che ha fatto. Ti voglio troppo bene per lasciarti morire e non permetterò che lui rovini tutto con della fottuta acqua"

Nel cuore delle comete #WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora