Un sacco di palloncini🎈

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La sveglia suona annunciando un nuovo giorno. Un nuovo giorno di cacca, con la solita routine. Scuola, matematica, letteratura ed educazione fisica, casa, studio, studio, cena, ancora studio e collasso sulla scrivania nel bel mezzo di una ripetizione. Ditemi voi se non devo considerarla tale. Mi preparo e indosso alcuni dei miei nuovi vestiti con tema total black. Mi guardo allo specchio e sembro una che sta per andare ad un funerale. Ottimo, è quello che volevo. Esco di casa salutando mia madre, mentre lei mi urla di non correre per le scale, e vado alla fermata degli autobus. Due minuti prima che arrivi il bus inizia a piovere  e mi bagno leggermente. Quando arrivo al college cerco di correre giù dal veicolo e raggiungere la scuola il più velocemente possibile, ma non avevo pensato che oggi il karma c'è l'ha con me. Il mio piano, NON BAGNARSI, fallisce miseramente. Appena metto fuori il piede dall'autobus mi cade la borsa con i libri facendoli rovesciare in una pozzanghera. Il tempo di piegarmi a raccoglierli che l'autobus riparte passando velocemente su una pozzanghera che mi bagna dalla testa ai piedi. Confermo, è proprio una giornata di cacca. Come posso andare a lezione bagnata come sono? Cavolo, tutte a me. Mentre cammino per i corridoi scrivo un messaggio a Kate chiedendogli se ha un pantalone della tuta in più e che se c'è l'ha me lo deve portare immediatamente in bagno. Quando apre la porta del bagno e mi vede rimane scioccata.

"Oddio, sembri la ragazza di 'The ring', solo bionda"

"Grazie per la sincerità"

"Cosa è successo?"

"Mi sono caduti i libri in una pozzanghera e mentre mi piego a prenderli, l'autobus riparte a tutta velocità prendendo in pieno la pozzanghera vicina a me e il resto puoi vederlo" dico indicandomi. 

Mi spoglio e indosso il cambio che avrei dovuto utilizzare durante l'ora di educazione fisica e i pantaloni che Kate mi ha prestato. L'unico problema che rimane sono i capelli, che sono palesemente bagnati e sporchi di... terra? Spero solo sia terra. Decido di saltare la prima ora, tanto ormai se ne è andata un quarto di lezione, e lasciar asciugare i capelli. Quando ci dirigiamo a letteratura attiro più sguardi di quanti ne avrei voluti che mi convincono ad abbassare lo sguardo sul mio orrendo vestiario. Oh santo cielo! Sembro una profuga! E pensare che mi ero vestita bene stamattina con i miei pantaloni neri aderenti e la maglia nera dell'Adidas. L'ora di letteratura passa velocemente tra una parola e un appunto. Non mi pesa affatto rimanere nascosta dietro un banco e non lasciare vedere cosa indosso, mi pesa il fatto che ora devo andare alla lezione di educazione fisica conciata in questo stato e farmi vedere da tutti. Non mi è mai fregato il fatto che vestissi diversamente con le mie felpe sformanti e i jeans ultra larghi, ma indossare un pantalone verde pisello con una maglia rosa shokking mi porta a interessarmi al mio look. Come avevo previsto tutti gli sguardi si puntano su di me quando attraverso il corridoio.

"Non ti curar di loro ma guarda e passa" cita Kate.

"Mia cara Virgilia per te è semplice, non hai alcun peccato da espiare" dico guardandomi.

"Stronza, mi batti sempre"

Rido fino a che non arriviamo negli spogliatoi. Menomale che c'è lei che mi tira su di morale. Finalmente mi tolgo questi pantaloni verdi e indosso i pantaloncini sportivi, che tra l'altro uso solo a scuola siccome non sono una che ama lo sport. Usciamo in campo e il coach ci ordina di fare dieci minuti di corsa. Cosa?! Ne sono sicura, mi vuole morta. Dio, prendi la mia vita prima che esali l'ultimo respiro asmatico.

"Dai, muoviti. Faith te lo devo proprio dire sei una pappamolle"

"Grazie per il complimenti,  sei un'amica" dico ansimante.

Inutile dire che mi sono fermata al secondo minuto. Oddio, mi serve una bombola di ossigeno. Mi sono sdraiata a terra per vedere se riesco respirare meglio ma così attiro l'attenzione del coach che corre verso di me.

"Edwards. Grazie a Dio respiri, pensavo ti fosse venuto un infarto"

Molto incoraggiante, davvero molto incoraggiante.

"Sto bene, dovevo solo riprendere fiato"

"Signorina Edwards, se per lei riprendere fiato significa buttarsi a terra e farmi venire una tachicardia, okay. Ma che non accada mai più"

Mi lascia distesa sull'erba e allontanandosi borbotta:

"Mi faranno morire un giorno di questi"

Gnè gnè. Lui si lamenta ma nel frattempo sono io quella a terra. Pronto?! Donna a terra, donna a terra, qualcuno mi aiuti a rialzarmi. Nel mio campo visivo rientra una testa con un ciuffo lungo e degli occhi nocciola. Come non detto lasciatemi qui. Appena metto a fuoco la persona gli do le spalle, ovviamente la faccia c'è l'ho spiaccicata sull'erba. Non voglio essere aiutata da lui.

"Ti do una mano"

"Non ne ho bisogno. Vattene" dico scontrosa.

"Sempre la solita capricciosa"

"No, a me piace la diavola"

"Ti prego dimmi che non hai fatto una battuta così squallida"

"Troppo tardi"

Quando capisce che non mi aiuterà a tirarmi su si allontana ed io solo dopo averlo visto ad almeno quindici metri di distanza mi alzo e faccio un ultimo sforzo per arrivare allo spogliatoio. Dopo aver pranzato, invece di studiare, mi butto sul letto e dormo.
Quando apro gli occhi sono già le sei e mezzo del pomeriggio. TARDISSIMO. Come mi è venuto in mente di dormire. Lo so benissimo che quando chiudo gli occhi dormo per ore. Ora non ho più tempo per studiare. Va be, pace. Vuol dire che passerò il tempo in un altro modo. Cosa posso fare? Leggere, film, serie tv, cucinare, scatenarmi a ritmo di musica, cantare, pulire casa, okay ora sto esagerando. Alla fine non faccio niente di quello che avevo pensato, me ne rimango seduta sul divano con Polpetta che mi fa le coccole. Proprio un mondo al contrario. Dopo una buona mezz'ora inizio ad annoiarmi e quindi accendo la tv, dove parte un canale radio con la canzone 'Last friday night' di Katy Perry. Mi alzo con uno scatto, alzo il volume al massimo ed inizio a saltare sul divano muovendomi a ritmo. Amo questa canzone. Polpetta mi gira intorno abbaiando e qualche volta si alza sulle zampe posteriori  per attirare la mia attenzione. La prendo e la faccio ballare con me. Sento il campanello suonare il che mi costringe a ricompormi per quanto sia possibile. Mentre mi dirigo verso la porta cerco di asciugare il sudore, riprendere fiato e aggiustare i capelli. Dovrei mettermi a fare sport, non va bene se dopo appena due minuti di salti sono stanca come se avessi corso una maratona di due giorni. Apro la porta e rimango immobile davanti a ciò che ho davanti. Matt con un sacco di palloncini verdi, bianchi, celeste, arancio in mano.

"È un modo per chiederti scusa, di nuovo. Probabilmente ti sei sentita presa in giro, ma non è così.  Stavamo solo parlando"

Prendo un grande respiro e aspetto che continui, ma a quanto pare sembra abbia terminato. Fa un passo in avanti e mi porge i palloncini. Li guardo. Alcuni sono palloncini normali ma quelli in cima sono a forma di cuori e stelle. Si aspetta che faccia qualcosa, si aspetta che lo perdoni. Mi dispiace, ma io non ce la faccio. Apro la mano e lascio che i palloncini volino in cielo. Abbasso lo sguardo su di lui e scuoto la testa per fargli comprendere la mia decisione. Guardandomi i piedi chiudo la porta lasciandolo fuori ad aspettare.

Nel cuore delle comete #WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora