7- Discorsi travisati

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Le giornate in questa casa sembrano iniziare sempre allo stesso modo, una lunga e sostanziosa colazione, tante chiacchiere e un grosso spreco di tempo che non posso permettermi. Non sono abituata a questo, da che ne ho memoria ho sempre fatto colazione scorrazzando per la metro. Questa non è un città che ti permette di fare le cose con calma ed essere allo stesso tempo puntuale sopratutto nelle ore di punta.

E' troppo grande, troppo affollata e assolutamente troppo caotica sopratutto al mattino presto quando tutti i lavoratori di questa immensa città escono dalla proprie case per recarsi al lavoro, in strada c'è praticamente la metà della popolazione il che rende tutto ancora più affollato e trafficato del solito.

Per questo, quando entro in cucina già pronta ad uscire quasi mi prende un colpo nel vedere Harry e Leon ancora con i capelli scompigliati la camicia della divisa mezza sbottonata e senza scarpe.

"Cosa vuoi per colazione?" domanda mio padre.

"Colazione? Siamo in ritardo, cosa ci fate voi due ancora così dovremmo già essere alla stazione della metropolitana."

"Ma sono ancora le sei e trenta la scuola apre alle otto, farete in tempo, siediti a mangiare qualcosa." ribatte gentilmente mio padre, costringendomi a portare gli occhi al soffitto e a sbuffare affranta.

"Le lezioni iniziano alle sette e trenta, ciò significa che alle sette è venticinque dobbiamo già essere dentro le nostre aule. Ma siccome oggi è il primo giorno bisogno arrivare prima così abbiamo il tempo di ritirare l'orario delle lezioni con le classi e l'armadietto e cercare di capire dove dobbiamo andare. Abitavate in Inghilterra o nella giungla con Tarzan?" sbotto incredula scuotendo la testa mentre i due ragazzi afferrando al volo il concetto corrono a finire di prepararsi.

"Dato che devi aspettare prediligi qualcosa per il pranzo?" domanda gentile Marie.

"Usciamo da scuola alle due e trenta e facciamo la pausa pranzo all'una a scuola. La mamma per questo genere di cose appendeva dieci dollari sul frigo con una calamità per essere più veloci." sbuffo nuovamente, mi sembra di rivedermi in lei adesso, devo essere io a ricordare gli orari, io a dire a questi due disadattati di dare i soldi del pranzo a quei due poveri ragazzi, ci manca solo che debba allacciargli il cravattino. Sono diventata una quarantenne senza rendermene conto?

Mio padre prende il portafoglio e dispensa a tutti venti dollari. Ho fondi sufficienti per adesso ma li prendo comunque. Quale idiota rifiuterebbe dei soldi?

Afferro la banconota e come al solito la ripongo all'interno del mio reggiseno con cura evitando i commenti di mio padre sul fatto che un portafoglio sarebbe più comodo. Probabilmente è vero ma sono troppo pigra per mettermi a cercare nello zaino il portafogli ogni volta. Questo metodo è il più rapido.

Quando i due ragazzi sono pronti senza dare il tempo di salutare ne afferro uno per mano e lo trascino fuori casa intimandogli di accelerare il passo, non voglio far altro che evitare la folla alla segreteria.

Arriviamo nel vagone ovviamente pieno, con il fiatone e finalmente almeno per i prossimi quindici minuti possiamo rilassarci.

"Io a fare così tutte le mattine ci muoio, vi avverto." biascica Leon aggrappato con le manine esili alla barra blu del vagone cercando di recuperare fiato.

"Ecco perché a New York le colazioni in famiglia non sono così frequenti durante la settimana." chiarisco. "Comunque vi spiego come funziona; ogni anno spostano le classi quindi non ho idea nemmeno io di dove siamo le varie aule eccetto i laboratori, vi daranno l'orario con tutte le lezioni, alla fine di ogni lezione avete cinque minuti di pausa per raggiungere l'aula successiva e prendere i libri dall'armadietto. All'una c'è la pausa pranzo che dura trenta minuti nell'aula mensa ovviamente e poi c'è l'ultima ora. I corsi extra si tengono solitamente il pomeriggio dopo l'orario scolastico ma a volte anche il sabato mattina." spiego a loro che mi ascoltano attenti.

Amori Sbagliati (H.S)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora