23- Mountain Sugarloaf

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Otto lunghe ore di viaggio ci hanno portato in una magnifica baita dispersa nei monti a Mountain Sugarloaf nel Maine, fin dal principio mi è sembrato di essere in un libro di Stephen King non molto incoraggiante come cosa considerando che tutti i libri che ho letto di quest'ultimo non ne usciva vivo nemmeno uno per sbaglio.

La baita odora di ciliegia ed era completamente riscalda e pronta per il nostro arrivo. Dista solo pochi minuti dall'hotel pieno di turisti e dalla pista sciistica che tutti sembrano non voler l'ora di provare.

A me il freddo il realtà mette sempre tanto sonno. Sarà il calore del camino, delle coperte di lana o la mia pigrizia ma resterei ore a dormire per poi svegliarmi più intontita di prima.

Fortunatamente al cellulare prende la linea cosa che mi rende entusiasta. In questo momento il piccolo schermo di cinque pollici e mezzo è la mia finestra sul mondo, l'unica cosa che mi permette di mantenere il contatto con la realtà.

Ho portato lo stretto indispensabile per venire qui, eppure la mia valigia pesa come se ci fossero dei mattoni dentro e mi ritrovo a trascinarla dentro casa a tentoni.

"Quella a destra è la vostra camera, dormirete tutti insieme. Mentre li infondo c'è il bagno." dice mio padre gesticolando come un vigile al centro della casa che sembra del formato adatto alle bambole. Dovrò dormire con Harry e Leon e se c'è una cosa che odio è non avere appunto un mio spazio personale.

Scelgono entrambi i letti a i lati opposti della stanza con un lato poggiato al muro e io mi ritrovo centrale, assolutamente fuori posto.

Sistemo alla rinfusa i miei vestiti in un cassetto libero e mi getto a peso morto sul letto ignorando gli altri due. Non ho chiuso occhio durante il viaggio in auto e sono esausta anche se sono appena le nove. Socchiudo gli occhi qualche attimo giusto per riprendere fiato dal viaggio mentre sento loro parlottare.

"Siamo soli, tra i monti." Canticchia Harry sotto il ciglio della porta sedendosi hai piedi del mio letto.

"Ti sei sniffato i papaveri in soggiorno? Non erano di plastica?" domando distaccata aprendo un occhio solo per guardare la sua espressione stranamente rilassata e allegra. Non mi sorprenderei se a lui piacesse stare qui, lontano dalla civiltà e dai suoi costumi.

"Mi perdoni?" domanda sdraiandosi accanto a me.

"Allora lo ammetti, bene."

"Non ho detto questo, non ti ho usato è solo che cercavo di farmi una vita a New York simile a quella che avevo a Londra e mi sono comportato male con te solo per far un favore a Charlotte e i miei nuovi amici. Pensavo mi piacesse davvero, invece sono proprio contento di starle lontano per tutta la settimana. Scusa, è solo che non è facile ricominciare da capo." dice con un tono vellutato tenendo lo sguardo fisso sul soffitto mentre io mi perdo nei suoi lineamenti dolci a guardare le labbra muoversi e i ricci sparsi sul cuscino.

"Hai diciott'anni perché non sei rimasto lì, potevi no?"

"Che facevo lì senza la mia famiglia? E poi se proprio non mi piace posso tornarci è un'esperienza, quando mi ricapita di andare in una scuola americana? Quindi che fai mi perdoni?"

"Considerando che sei sul mio letto, e ancora non ti buttato giù... temo di si. Infondo sono un Dio generoso." ironizzo dandogli un colpetto con la mano al centre della fronte che gli fa arricciare il naso contrariato.

"Qualcuno qui ha manie di grandezza." ironizza. La porta si spalanca e quasi cado giù dal letto per la sorpresa sotto lo sguardo divertito di Leon che ci avverte che mio padre e Marie stanno per andare a letto. Harry mi afferra al volo per braccio ridacchiando e stabilizzando il mio corpo in bilico sul lettino.

Amori Sbagliati (H.S)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora