32- Non farò finta di niente

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La musica non è molto alta, ma è martellante ed elettronica e fa da sottofondo ad almeno due centinaia di voci e schiamazzi che alla lunga intorpidiscono l'udito.

La casa è troppo affollata, non credo di averla mai vista così piena, non si riescono a fare due passi senza strusciarsi contro qualcuno, è il caos e inizio ad avvertire caldo. Ho la testa che vortica per via di ciò che ho bevuto e tutto il chiasso e il caldo amplificano il mio stato confusionale.

I vestiti sembrano restringersi addosso e soffocarmi, non ne posso più perciò mi faccio spazio tra la folla fino a raggiungere il giardino sul retro e una volta fuori prendo una lunga boccata d'aria fresca che mi da subito sollievo.

"Troppo affollato?" la sua voce arriva da un ombra, tetra e cupa almeno quanto la sua figura rifugiata in angolo con la sigaretta tra le labbra a guardare un punto indefinito aldilà del cancello. Rabbrividisco nel vedere Jamie qui da solo.

"Un po'." rispondo restando nella mia posizione, si volta verso di me e i suoi color ghiaccio, quasi bianchi per quanto chiari puntano su di me mentre piega le labbra in mezzo sorrisino.

Si avvicina a passo deciso, mi gira intorno e mi da la sensazione di essere il canarino che sta per essere mangiato in un sol boccone dal gatto. Invece con sommo stupore sento il corpo avvolgermi da qualcosa di caldo, un tessuto morbido e liscio e un pungente profumo maschile. Mi mette la sua giacca sulle spalle e si allontana di qualche passo.

"Scusa se mi sono permesso, ma fa freddo per stare a maniche corte qui fuori." risponde tornando a guardare altrove, distaccato e impassibile mentre io mi muovo a disagio.

"Oh, Grazie." mormoro continuando a guardarmi le spalle coperte da quell'indumento. Tutto mi sarei aspettata tranne che qualcuno come Jamie potesse fare qualcosa di così galante e senza nemmeno volerci provare dopo.

"Lasciala pure nel guardaroba quando non ti serve più." si pronuncia spegnendo il mozzone contro il muro per poi gettarlo via e rientrare in casa.

"Eccoti ti ho trovata!" bofonchia Harry uscendo in giardino.

"Si, stavo soffocando, avevo bisogno di aria c'è troppa gente." rispondo sorridendo smielata, decisamente non devo mai più bere quando ho Harry intorno.

"E' questa?"

"E' una giacca." rispondo facendolo accigliare.

"Maschile." risponde con un vena di rimprovero.

"Che c'è sei geloso?" ridacchio.

"Mi preoccupo per te, non sei esattamente sobria." risponde più austero e autoritario del solito.

"Non sono nemmeno ubriaca e poi di chi vuoi preoccuparti? Siamo solo noi due, se il proprietario della giacca avrebbe voluto provarci non credi sarebbe rimasto qui? Vuoi rientrare?" i suoi tratti si distendono e scuote la testa.

"No." sorrido e prendo dalla tasca le sigarette porgendogliene una seguita dall'accendino e ci sediamo uno accanto all'altro sui gradini del porticato.

Siamo vicini e pure non quanto vorrei, vorrei poggiare la testa sulla spalla mentre il vento fresco ci accarezza, sentire il suo di profumo, sentire il suo calore. E' frustrante perché non riesco più ad accontentarmi di averlo solo vicino, di parlare con lui.

"Harry smettila di guardarmi le tette." mormoro frustrata dandogli un buffetto sulla spalla.

"Non lo stavo facendo." si giustifica poco convinto "Solo un po'" aggiunge scherzoso.

"A cosa stavi pensando?"

"Non fare certe domande quando ho lingua così sciolta, penso a cose un sacco sbagliate." lo avverto abbassando lo sguardo con un sorriso malinconico.

Il suo sguardo però si fa più acceso e punta dritto a me costringendomi a ricambiare.

"Del tipo?" domanda quasi con aria di sfida. E sarà che ormai sono stanca di tenere sempre tutto dentro, di far finta che di lui non mi importi o semplicemente che vorrei rivivere quel momento insieme che getto via la sigaretta, mi sporgo verso di lui, allaccio le braccia al suo collo e lo bacio.

Quello che succederà dopo non mi importa, ciò che mi importa adesso e che lui stia ricambiando il mio bacio e che come me non ha la minima voglia di staccarsi. Mi attira sulle sue ginocchia mi tiene stretta a lui, mi sento protetta, al riparo da tutto e vorrei che fosse così sempre ma purtroppo siamo costretti a staccarci quando altra gente arriva a interromperci. 

Rotolo al suo fianco, mettendomi seduta al mio posto con lo sguardo a terra mentre vediamo il gruppetto allontanarsi. Harry è tornato ad essere distante e si tira su.

"Entriamo dentro? Inizia a farmi freddo." dice usando un  tono volutamente distaccato e fingendo come la volta scorsa che non sia successo niente.

"No." sbotto lasciandolo interdetto, non si aspettava che mi rifiutassi e ciò lo lascia spaesato.

"Non vengo dentro a far finta niente." continuo dura. Mi guarda afflitto infilandosi una mano nei ricci e lascia cadere le braccia come se volesse farmi capire che non avrei dovuto dirlo.

"Che vuoi che dica Taylor. E' una cazzata." risponde come se fosse la sola risposta logica a tutto.

"Non è vero, non lo è per me." rispondo puntando i piedi.

"Per me sì, i nostri genitori sono sposati, sei mia sorella."

"Non sono tua sorella, che posso farci se provo qualcosa per te?"

"Oh no, non dirlo Taylor perché se lo dici, lo fai diventare reale ed è un bel casino." mormora frustrato e non capisco cosa voglia dire.

"Quindi che dovrei fare?"

"Far finta di niente finché non ti passa. Lo capisci che non possiamo, che è sbagliato. Cosa vuoi che faccia io?" sbotta.

"L'ho fatto fino ad ora e non funziona."

"Rassegnati perché non provo nulla per te."

"Non è vero, non mi avresti baciato così altrimenti, sopratutto per via della situazione in cui siamo."

"Era solo uno stupido bacio, attrazione fisica. Non c'è nulla di sentimentale come vorresti tu ed è proprio per questo che non ho intenzione di mandare all'aria la mia famiglia per una cosa così effimera." sbotta crudele, impassibile e convinto di ciò che dice. Mi verrebbe quasi voglia di schiaffeggiarlo, perdere il controllo e fargli la faccia rossa. Ma annuisco semplicemente con molto autocontrollo.

"Benissimo io ti sto lontano, tu mi stai lontano fra qualche mese me ne vado e ci dimentichiamo della reciproca esistenza così siamo tutti più felici. Ora portami a casa." concludo ferma sulla mia decisione senza cenni di vacillamenti o senza far trasparire quanto mi faccia male ciò che ha detto.

"Perché devi cambiare le cose? possiamo essere amici facciamo parte della stessa famiglia."

"Forse tu e mio padre avete problemi di comprendonio. Voi non siete la mia famiglia e mai lo sarete. Io non ci riesco ad essere amica tua. Ora voglio andare a casa." Si morde frustrato il labbro e mi fa cenno di andare con lui. Lo seguo silenziosa lasciando la giacca di Jamie nel guardaroba e prendendo la mia per poi tornare a casa.

In macchina regna il più assoluto silenzio. Io mantengo lo sguardo fuori dal finestrino, lui fisso sulla strada.

Nonostante l'esito negativo della serata sono contenta di aver messo in chiaro le cose e che lui mi abbia rifiutato in modo così netto. Fa male ma con il tempo me ne farò una ragione e non sono più costretta a fingere. 

Mi sono tolta un peso di dosso, reprimere ciò che sento, fingere, non è qualcosa che fa per me. Parlo troppo anche in questi casi, devo dire le cose anche se mi si ritorcono contro e infondo sono contenta così.




Amori Sbagliati (H.S)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora