36- non mi importa più

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Varcata la soglia di casa, tutto è avvolto in un buio pesto spezzato solo da i lievi lampi di luce mandati dal televisore. Faccio appena in tempo a richiudere la porta alle mie spalle che mio padre è in piedi con una faccia scura che da tempo non vedevo sul suo volto.

Mi fissa con sguardo imperscrutabile ma la linea dura in cui tiene premute le labbra mi fanno capire che è arrabbiato o deluso da qualcosa.

"Potete lasciarci soli? Ho bisogno di parlare con Taylor." dice fermo senza staccare gli occhi da me e come tre soldatini Marie, Harry e Leon salgono le scale dando la buonanotte ad entrambi.

"Non ho fatto tardi." mormoro subito in mia difesa.

"Non prendermi in giro Taylor, non sono in vena di scherzare. Posso anche capire che tu mi nasconda le cose e che esca con un ragazzino un po' più grande. Sono stato giovane anch'io e so che significa fare qualche ragazzata. Ma uscire con un uomo di trent'anni, andarci a letto non è una ragazzata." risponde autoritario facendomi accigliare.

"Ma che stai dicendo?" rispondo di getto.

"Parlo dell'uomo che ieri ti è venuto a prendere a scuola e anche oggi qui a casa mia. Si è permesso addirittura di venire qui. Magari è anche sposato. Basta mentire so la verità."

"Non hai capito niente, sei proprio fuori strada." mormoro trattenendomi dal ridere per la situazione assurda che si è venuta a creare per colpa di Harry probabilmente e le sue stupide insensate idee.

"Penso di aver capito fin troppo bene Taylor. Ha del freudiano la questione, probabilmente è colpa mia. Cerchi una figura paterna negli uomini più grandi ma è sbagliato."

"L'uomo di cui parli tu è Jason, non ho nessun amante trentenne." sbotto fermandolo prima che inizi a fare un lungo monologo su tutti i suoi errori. Sgrana gli occhi e mi guarda incredulo.

"Jason? Perché mi hai mentito dicendo che uscivi con le tue amiche? E' qui?"

"Perché non vuole parlarti e io non volevo vederti stare male. E' tornato a New York e gli sto dando una mano a dipingere casa." spiego, prima o poi sarebbe venuto comunque a saperlo ma speravo in un modo diverso da questo. Mi guarda confuso, siede sul divano e riesco a immaginare gli ingranaggi del suo cervello girare come mai prima.

"Ha avuto qualche problema in Canada? Come mai ha lasciato il lavoro?"

"Lo verrai a sapere perciò tanto vale che sia a dirtelo, il suo ragazzo ha ottenuto un'ottimo impiego qui a New York perciò si sono trasferiti qui, insieme." sbarra gli occhi ma non dice nulla, riflette e io sento lo stomaco in subbuglio e le mani sudate aspettando la sua reazione.

Non ha preso bene la notizia, quando Jason ha fatto coming-out mio padre stava per avere un colpo, ha cercato di farselo andare bene per un po' ma alla fine ha avuto una brutta reazione e il carattere poco paziente e orgoglioso di Jason li ha portati a litigare ferocemente fino al punto che lui non ha mai più voluto rivolgergli la parola. Non so se mio padre ora abbia capito e accettato la cosa ma so per certo che a Jason non importa più.

C'è un numero limitato di volte in cui puoi buttare i tuoi problemi, il tuo fango addosso a qualcuno prima che questo si stufi e mio padre con Jason credo abbia sforato quel numero e lui sia stanco di questo e non posso biasimarlo.

"Quindi ha un... ragazzo e ti ha detto che non vuole sentirmi. E' logico visto che non mi risponde mai al telefono."

"Non l'ha detto ma lo so e non posso biasimarlo." dico con rimprovero.

"Non è una situazione semplice Taylor, è stato come un secchio d'acqua gelata addosso ho fatto ciò che mi sembrava meglio."

"L'hai fatto sentire sbagliato, anormale quando non è così."

Amori Sbagliati (H.S)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora