34- C'è chi va e chi torna

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La campanella che segna la fine delle lezioni per questa settimana suona. Con comodo metto in ordine le mie cose e vado verso il mio armadietto per prendere i libri che mi serviranno per il week-end mentre aspetto che la calca di gente che corre fuori affluisca rapidamente.

Sbadiglio mettendo la pesante borsa pieni di libri a tracolla per darmi maggiore stabilita e procedo per l'uscita sperando che Harry e Leon sia andati avanti senza di me. Speranze vane perché appena fuori la porta poggiati al cancello li vedo intenti a chiacchierare.

Con molta poca voglio mi avvicino verso di loro rivolgendo un sorriso gentile a Leon che a quanto pare ci teneva tanto ad aspettarmi.

"Quanto ci metti per uscire?" brontola lui scuotendo la testa e lanciandomi una delle nostre merendine preferite che afferro a stento.

"Stavo prendendo i libri, andiamo?" domando ed entrambi annuiscono. Sento gli occhi di Harry addosso che mi scrutano attenti e mi mettono a disagio sopratutto per come sono sempre così seri e autoritari.

Le ruote di una grossa moto che stridono contro l'asfalto a circa un metro da noi richiamano la mia attenzione e mi spingono a voltarmi. Riconosco immediatamente la Harley così lucida e ben curata di mio fratello e lui, stretto in un giubbotto di pelle dall'aria troppo leggera, nonostante abbia il casco a coprirgli il viso. Sorrido di gioia e sorpresa nel vederlo qui, sono mesi che non ci vediamo e non poteva scegliere momento e modo migliore per farmi una sorpresa. Gli vado incontro mentre lui scende dalla moto e si toglie il casco per abbracciarmi.

"Ti sono mancato?" domanda spavaldo atteggiandosi un po'.

"Da morire, non sai quanto sono felice che tu sia qui, ma resti un po' vero? Possiamo passare del tempo insieme?" domando ancora contro il petto accogliente e familiare.

"Fai troppe domande." ridacchia accarezzandomi i capelli prima di scostarsi lentamente da me per porgermi un'altro casco.

"Vieni a fare un giro così ti racconto o sei impegnata a rimorchiare?" continua indicando con il mento i due ragazzi dietro di me rifilandogli uno sguardo attento. Li squadra dall'alto in basso e mi chiedo se abbia capito chi sono o meno. Scuoto la testa e prendendo il casco vado un'attimo verso di loro per avvisarli.

"Io ho da fare, se papà vi chiede sono uscita con delle amiche."

"Tranquilla, ci penso io." risponde Leon stringendosi nelle spalle al contrario di Harry che non sembra troppo propenso ad assecondarmi visto il modo in cui mi guarda contrariato. Non lascio che mi rovini questo momento, li saluto con un cenno e torno da mio fratello, allaccio il casco e salgo sulla moto che in un batter di ciglia ci porta via lì.

Il vento mi scompiglia i capelli rimasti fuori dal casco mentre mi tengo ancorata a Jason fino a giungere a destinazione nella vecchia caffetteria dove veniamo con la mamma.

Quando scendo dal veicolo e tolgo il casco, i miei capelli hanno assunto una buffa forma e mio fratello che me li scompiglia con le sue manacce li fa diventare ancora più indomabili. Li lego in modo approssimativo con l'elastico che tengo sempre al polso e prendiamo posto ad un tavolo all'angolo ordinando una cioccolata calda.

"Quindi chi erano quelli?" domanda seriamente.

"I figli di Marie." rispondo fingendo indifferenza mentre lui storce il naso contrariato.

"Già non mi piacciono, sicura di trovarti bene in quella casa?" domanda cercando di scrutarmi per bene e capire la mia reale impressione.

"Si, papà vorrebbe che li trattassi tutti come se fossero la mia vera famiglia, è fissato con questa cosa, ma per me sono dei simpatici coinquilini, non mi trovo male ma non è la mia casa. Marie è così tranquilla, non urla mai non pensavo che l'avrei mai detto ma quanto mi manca litigare con la mamma e dovermi sorbire i suoi urli." mormoro ridacchiando.

Amori Sbagliati (H.S)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora