13-Lezioni di guida

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Osservo dal finestrino della Bmw nera di mio padre dei vecchi cartelloni pubblicitari strappati per metà e interamente gocciolanti cercando di ignorare il fracasso nell'abitacolo.

Leon e Harry sembrano divertirsi un mondo al contrario mio che sono decisamente contrariata dallo stare seduta qui. Non capisco perché io debba rimanere a braccia conserte sul sedile posteriore a rischiare inutilmente la vita sotto la cattiva guida di Leon ed Harry quando non sono io a dover prendere la patente.

"Potrebbe essere una cosa per unire tutta la famiglia" ha replicato mio padre quando gliel'ho fatto presente, senza battere ciglio. Non ho avuto scelta, sopratutto se intendo uscire questa sera perciò mi sono stravaccata sul sedile posteriore e mi sono goduta la pessima guida di Harry. L'unica nota vagamente divertente è poterlo sbeffeggiare un po' ma ha causa del mio umore neanche quello ha migliorato troppo le cose.

Perciò ho infilato le auricolari e ho messo su Norvegian wood. Ho detestato a morte quella canzone per tutte le volte che la mamma la metteva su, sopratutto durante le mie lezione di guida ma adesso mi riporta rapidamente a quel giorno, ai nostri viaggi in macchina e ascoltandola meglio non è poi così male.

"Taylor, puoi posare il telefono? Qual'è il senso di passare del tempo in famiglia se poi con la tua famiglia non ci parli nemmeno?" sbuffa mia padre cercando di fare un sorriso incoraggiante. Lo odio.

"E' qui che sbagli, io sto parlando con la mia famiglia. Quella vera si intende e tutti sono d'accordo con me sul fatto e cito testualmente le parole dello zio Jim e della nonna su quanto tu sia un dannato idiota." rispondo volgendo verso di lui il cellulare mostrando con fierezza le conversazioni del gruppo famiglia. 

"Perché non faccio parte del gruppo di famiglia, chi c'è oltre te? E stavano scherzando." risponde e sembra stranito e quasi amareggiato per non farne parte.

"Praticamente tutti, eccetto il nonno che con quelle ditone non riesce a far funzionare il telefono, ma comunica attraverso la nonna. Sarà perché non ti degni di chiamare mai nessuno magari. E io non ci giurerei, non sono convinta stessero scherzando." mi rivolge un'occhiata ammonitoria e ribadisce che comunque dovrei passare il mio tempo con loro tre adesso e non al cellulare che prontamente prende e si mette nella tasca dei pantaloni.

Il mio umore cala bruscamente ai minimi storici e smetto qualsiasi piccolissima interazione, mi rifiuto anche di stare li ad ascoltare le loro risatine che non sono mai state così fastidiose e per qualche attimo prego affinché la macchina esploda per mettere fine a quest'agonia.

Finita la straziante lezione di guida, mio padre riprende posto e usciamo dal parcheggio dismesso di una vecchia fabbrica in cui siamo stati fin'ora per recarci in una gelateria. Sembra farlo apposta, continuare di proposito ad allungare questo pomeriggio per vedermi sbroccare probabilmente.

"Non mi sembra una buona idea parcheggiare qui." azzardo a dire vedendo il ramo secco e carico di neve di qualche ora fa, ormai in procinto di sciogliersi penzolare su essa. Ma vengo prontamente ignorata, probabilmente nemmeno ascoltata.

Prendiamo posto al tavolino colorato, questo posto è pieno di famiglie felici e bambini e tanto mi basta per sbuffare rassegnata. Una cameriera stretta in una divisa di almeno due tagli più piccole e con nemmeno un dente al suo posto prende l'ordinazione e mi lancia un'occhiata ambigua quando le chiedo un gelato menta e banana.

"Menta e banana? Ne sei sicura?" domanda mio padre non appena va via con la medesima faccia.

"Potrò mangiare ciò che mi pare? Lo prendo sempre così il gelato." bofonchio a braccia conserte attendendo pazientemente il gelato.

La pioggia inizia ad aumentare e per almeno dieci minuti buoni si trasforma in grandine con palline di almeno un centimetro di diametro. Mi premuro di evitare ancora una volta tutti i loro discorsi spiluccando il gelato che con questo freddo non è stata proprio una grande idea.

Amori Sbagliati (H.S)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora