40-tensioni

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L'ultima ora passa in fretta, sono abbastanza distratta ma la professoressa non sembra aver voglia di badarci troppo, ha l'aria stanca e sbattuta oggi di chi vorrebbe far tutto eccetto che stare qui a spiegare.

Quando la campanella suona e usciamo, il cielo è scuro e preannuncia pioggia.

Mi ricordo dell'audizione di Jason per un lavoro in una piccola compagnia teatrale al pianoforte e gli invio un messaggio nel quale chiedo notizie al riguardo mentre lentamente mi avvio verso la stazione della metro.

"Taylor." mi sento richiamare da una voce maschile dal tono baritonale e marcato. Mi volto e quasi finisco addosso a Jamie che mi porge il mio quaderno. "L'hai lasciato in classe." chiarisce con i suoi soliti occhi occhi inquietanti e la voce a tratti annoiata.

"Grazie." rispondo distrattamente voltandomi e andando via dopo aver preso il mio quaderno. Non sono in vena di chiacchiere, sopratutto con Jamie che conosco a stento e che non ho ancora capito se mi stia simpatico o meno.

Arrivo alla metropolitana proprio quando sta ripartendo e la perdo per un soffio. Sbuffo, il tabellone elettronico riporta tre minuti perciò non posso lamentarmi anche se avrei preferito risparmiarmi la puzza di questo posto e la sua aria calda e appiccicosa.

Il vagone arriva, e mettendomi alla fine riesco a beccarne uno semi vuoto in cui sedermi. Sobbalzo quando una ventata di profumo alla menta familiare mi raggiunge e costringe ad alzare gli occhi dalla schermo del cellulare.

"Ehi." mi saluta dolcemente poggiando la mano sul mio ginocchio. Sorrido debolmente e ricambio il saluto. Per una volta non sono proprio felice di vederlo, non so come comportarmi ed è strano con lui, non è mai stato così tra noi.

"Hai da fare pomeriggio o possiamo uscire insieme?" chiede.

"Vorrei ma ho molto da studiare e anche tu." lo reguardisco.

"Lo so, ma la mia proposta era più divertente." ribatte sicuro di sé e per tutto il viaggio cerca dal dissuadermi dall'idea di studiare e passare del tempo come ieri sera ma con scarsi risultati. Non dimentico Charlotte stavolta e prima o poi troverò il coraggio di parlargliene.

Arrivati a casa, Leon che è uscito prima di noi, è stravaccato sul divano in panciolle a guardare una qualche partita che rapisce subito anche Harry che si getta a peso morto sul divano insieme al fratello mentre e ne approfitto per andare in camera mia a studiare.

Molto controvoglia inizio a schematizzare le varie informazioni per prepararmi a scrivere in maniera più fluida il saggio di scienze del resto con la testa così fra le nuvole non potrei fare altro, il mio ippocampo sembra totalmente inceppato e non riesce più a convertire la memoria a breve termine in quella a lungo termine.

Faccio un lavoro minuzioso che mi prende almeno un paio d'ore sopratutto perché spesso mi ritrovo ad abbandonare i mie fogli per giocherellare al cellulare. Ma alla fine riesco a concludere qualcosa.

La porta si apre e prima che possa rendermi effettivamente conto di ciò che succede vengo assalita da Harry che mi abbraccia e mi sbaciucchia il collo.

"Dai Harry devo studiare." mugolo non troppo convinta, sono favorevole alle distrazioni ancor di più a quelle così piacevoli e sopratutto visto che ho finito ma la storia di oggi mi ronza troppo in testa.

"Una pausa, piccolina, dieci minuti." 

"Non mi va." mormoro divincolandomi dolcemente.

"Tutto bene? Stamattina non mi sembravi così di pessimo umore." ribatte facendomi irritare.

"Fatti due domande allora." sbotto prima di rendermene conto.

"Quindi il problema sono io? Sono certo di non aver fatto niente ma dimmi il tuo problema." risponde accomodante.

Amori Sbagliati (H.S)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora