16.
Giulia pov.
Il lunedì successivo Occhi Verdi venne a scuola.
Avevo pensato di andarlo a trovare altre volte, ma alla fine non avevo mai trovato il coraggio.
Mi sentivo leggermente in imbarazzo dopo essermi allontanata dal suo tocco.
Appena entrai dal cancello della scuola, lo vidi insieme al suo gruppo di amici.
Era bello da morire.
Una strana sensazione si impossessò del mio corpo.
I suoi capelli erano stranamente pettinati, ma ero da togliere il fiato lo stesso.
Sarei potuta saltargli addosso anche subito.
Mi avvicinai, ma forse era meglio se fossi entrata con qualche minuto di ritardo oppure in anticipo, l'importante sarebbe stato non passare davanti a lui.
Può sembrare una cosa banale ma lui mi sorrise e basta.
Mi sorrise.
Stop.
Niente ciao, niente come stai, niente di niente.
Con un sorriso disinteressato.
Come si fa con le persone che conosci solo di vista.
La sensazione era come se mi avessero staccato il cuore schiacciato con un piede e poi lanciato nel trita-rifiuti.
Non pretendevo un saluto meraviglioso, però un minimo.
Ero la stessa persona su cui lui aveva pianto.
Quella alla quale aveva raccontato tutto.
Quella che aveva baciata.
Più di una volta dannazione!
Mi ero illusa.
Perché mi aveva raccontato quelle cose se neanche mi considerava un'amica da salutare decentemente?
Era perche lo avevo rifiutato?
Era impossibile, non poteva essere.
Questa cosa mi faceva incredibilmente male.
Ero arrabbiata.
Ero arrabbiata perché avevo di nuovo ricambiato il bacio.
Lui era triste e io glielo avevo servito sul piatto d'argento.
Lui voleva solo una consolazione.
Sarei voluta andare lì a picchiarlo, poi gli avrei voluto staccare la testa e avrei voluto sformare quella meravigliosa faccia che si ritrovava.
Sbuffai perché sapevo che sarebbe rimasto bello comunque.
Per fortuna Elena mi prese a braccetto e mi portò in classe.Andreas pov.
Il giorno prima ci avevano chiamato per dirci che erano riusciti a fermare la crescita dell'edema celebrale.
Una buona notizia ci voleva finalmente.
Avendo saltato una settimana di scuola, lunedì dovetti ritornarci.
Entrai nel cortile della scuola e salutai tutta la squadra di calcio.
Non ero dell'umore giusto, ma dovetti comunque fingere che fosse tutto okay.
Ormai era da un po' che mi allenavo con loro e qualche giorno dopo ci sarebbe stata la prima partita, a cui non sapevo neanche se avrei potuto partecipare.
Dopo circa cinque minuti entrò dal cancello Giulia, con tutta la sua bellezza mattutina.
Ero stato molto tentato dal chiamarla, ma avevo preso la mia decisione.
Sarei dovuto stare il più lontano possibile da lei.
Quando la salutai con un semplice sorriso, mi sentii una vera merda.
Il suo sguardo deluso mi fece stare malissimo.
Stavo per rincorrerla e rinunciare ai miei propositi quando arrivò Max.
"Ehi Andreas! Perché non c'eri settimana scorsa? Oggi vieni ad allenamento?"
Mi chiese lui sorridendo.
"Ero ammalato. Si oggi ci sono!"
Risposi io spostando lo sguardo verso Giulia.
Ma lei non c'era più.
Pensai fosse meglio così.
Continuai a parlare con Max e ci dirigemmo in classe.
Dopo aver pensato e ripensato durante le ore di lezione, esultai interiormente quando suonò la campanella che segnava la fine della scuola.Giulia pov.
Passarono altri quattro giorni.
Quattro giorni nei quali stavo analizzando ogni momento delle giornate precedenti.
Cercavo di capire cosa avevo potuto fare per non farmi quasi neanche più salutare.
Non capivo.
Ero triste ed arrabbiata.
"Giulia allora verrai?"
Mi chiese Matt.
Matt era un mio compagno di classe, ero un mio carissimo amico dalle elementari.
Era tornato due giorni prima da un viaggio in Australia.
Mi stava chiedendo per la decima volta se sarei andata alla sua partita di calcio.
Era da tre giorni che tutti mi tartassavano con questa cavolo di partita.
Io non ci volevo andare.
Ci sarebbe stato pure Occhi Verdi e io non lo volevo neanche vedere.
"Ma scusa ma te neanche giocherai!"
Dissi io prendendolo in giro.
"Ah si?! Guarda Giulia che se non vieni mi arrabbio veramente. Perché adesso tutto d'un tratto non vuoi più venire alle mie partite. Prima venivi sempre. Cosa mi sono perso?"
Disse lui un po' triste ma anche curioso.
Io non volevo raccontargli nulla.
Non perché non mi fidassi, ma Matt era tipo il mio terzo fratello.
Se glielo avessi detto come minimo lo avrebbe picchiato.
"Volevo solo dormire! Però ci sarò va bene, non mi perderai mai la vostra sconfitta."
Affermai io arresa all'idea, non perdendo però occasione per prenderlo in giro.
"Ah si?"
Chiese lui con un sorriso divertito.
Eravamo fuori in cortile su una panchina.
Lui mi prese come un sacco di patate e si avvicinò alla fontana.
"Ritira quello che hai detto!"
Mi minacciò mentre avvicinava la mi testa ad un soffio dall'acqua.
"Ma voi siete i più bravi! Anzi scusa tu lo sei! Se non ci fossi tu, la squadra non avrebbe neanche senso! E io non vedo l'ora di venire!"
Urlai io ridendo.
Lui mi mise giù e mi diede un bacio tra i capelli.
"Brava la mia Giulietta! Così mi piaci!"
Disse lui trionfante.
Non avrei però lasciato perdere.
Non potevo dargliela vinta del tutto.
"Oh guarda un uccellino!"
Dissi io indicando una direzione.
Lui si girò di scatto.
Non persi occasione e iniziando a correre verso l'entrata della scuola urlando: "Ma è più bravo Marco!"
Marco era il suo peggior nemico, si odiavano ormai da anni e faceva parte di un'altra squadra.
Era molto bravo ma era uno sbruffone.
Lui se ne accorse subito e mi fulminò con lo sguardo non potendomi rincorrere perché era appena suonata la campanella.
Mi fece segno con le mani che me la avrebbe fatta pagare più tardi.
Era stupendo il mio rapporto con lui, era veramente un ragazzo d'oro, che ne aveva purtroppo passate tante.
Matt era gay, ma nessuno fuorché me lo sapeva.
Me lo aveva detto quella stessa estate.
Più che altro lo avevo beccato a baciare un altro ragazzo, e così era stato costretto a dirmelo.
Ma a me piaceva pensare che fossi l'unica a saperlo.Il giorno seguente c'era questa benedetta partita.
La voglia di andarci era sotto le scarpe.
Uscii di casa e trovai la macchina di Alan con all'interno anche Alice e Elena.
Carola probabilmente sarebbe andata con Lucas.
Arrivammo a scuola e c'era già moltissima gente.
Molti non li avevo mai visti, ma erano quelli della scuola avversaria.
Salimmo sugli spalti e aspettammo l'uscita dei ragazzi.
Appena uscii Matt urlai insieme a molte altre persone, tra cui ragazze che lo guardavano affascinate.
Appena videro Occhi Verdi tirarono degli strilli e si sussurrarono cose all'orecchio.
Mi davano fastidio ma le ignorai e mi concentrai sulla partita.Andreas pov.
Ero molto carico, volevo fare bella figura e volevo soprattutto scaricarmi.
L'allenatore aveva deciso di schierarmi lo stesso e io dovevo dare il massimo.
Entrato in campo vidi tutte le persone sugli spalti.
Notai quasi subito Pasticcino che urlava, facendo il tifo.
Solo dopo qualche istante capii che non lo faceva per me bensì per Matt...
Non pensavo fossero amici, ma evidentemente mi sbagliavo...
Vedendoli a pausa erano sempre insieme e scherzavano moltissimo, e la cosa che mi dava maggiormente fastidio era che la faceva ridere.
Dovevo giocare e basta.
Mi dovevo concentrare.
Il primo tempo passò come un lampo.
Eravamo in vantaggio 2:1.
Io avevo segnato un goal, l'altro lo aveva segnato Matt.
Andammo così negli spogliatoi.
"Grandi ragazzi! Grande Andreas! E' stato fantastico il tuo goal!"
Urlò un mio compagno di squadra.
Mi sentivo soddisfatto perché piaceva anche a me il mio goal.
Bevemmo, ascoltammo i consigli del coach e ritornammo in campo.
Il secondo tempo andò ancora meglio del primo.
La partita finì 5:1.
Avevamo stravinto.
Eravamo tutti contentissimi.
L'ultimo goal lo avevo fatto io e la maggior parte della squadra mi aveva preso in braccio portandomi in spogliatoio per festeggiare.
Ne avevo bisogno. Avevo proprio bisogno di divertirmi e sfogarmi.
Dopo esserci cambiati uscimmo tutti assieme dallo spogliatoio.
Fuori da esso c'era Pasticcino insieme alle sue amiche.
Il mio cuore fece involontariamente una capriola.
Appena vide Matt si avvicinò a lui e gli tirò un pugno sul petto complimentandosi con lui.
La sensazione di prima si spostò allo stomaco che mi fece mandare tutto quello che avevo mangiato sottosopra.
"Carina eh!"
Disse un mio nuovo compagno di squadra a David, un coglione.
Io ero a pochi metri di distanza da loro, ma purtroppo sentivo tutto.
"Chi quella Troia?"
Disse quest'ultimo.
Che cosa?
Ma stiamo scherzando?
Da quale pulpito?
Era l'ultima persona a cui si poteva dire una cosa del genere.
Ero incazzatissimo! Come cavolo poteva dire una cosa del genere?
Mi girai di scatto.
"Ma che cazzo? Ma come ti permetti?!"
Gli chiesi a denti stretti.
"Oh amico calmati. Era solo un opinione. Comunque è carina non ho detto questo, sicuramente ci farei qualcosa con lei."
Dissi lui sorridendo con quella faccia da sberle.
Io non ci vidi più e gli tirai un pugno in piena faccia.Giulia pov.
Dopo aver salutato Matt e dopo aver commentato la partita, decidemmo di tornare a casa.
Non facemmo in tempo a girarci che Occhi Verdi tirò un pugno a David.
Velocemente tutta la squadra si avvicinò e allontanò Occhi Verdi da lui.
Dopo un momento di confusione Occhi Verdi prese lo zaino e lo lanciò, poi si allontanò furioso.
Ma che diavolo era successo?
Lo seguii di corsa nello spogliatoio dei maschi e appena entrai lo vidi tirare un pugno ad un armadietto.
"Ma mi spieghi che cazzo fai?"
Gli urlai contro.
"Lasciami stare..."
Disse lui ancora arrabbiato.
Non capivo perché fosse così incazzato.
Non mi sembrava il tipo che tirava pugni a caso alla gente.
"Mi puoi dire cos'è successo?"
Cercai di stare calma, ma la mia voce era incavolata.
"Non ti deve importare! Devi solo lasciarmi in pace che è solo colpa tua!"
Continuò.
Spalancai gli occhi e mi arrabbiai moltissimo.
"Sarebbe colpa mia se dai pugni alla gente? Ma come ti permetti? Spiegamelo perché io non ti capisco. Tu mi baci quando vuoi tu, mi racconti cose tue personali, poi non mi saluti quasi più e adesso? Adesso ti incazzi pure con me perché picchi la gente?"
Risi io indignata.
Sorrise anche lui, ma con un sorriso triste.
"Hai ragione... come sempre hai ragione... ho sbagliato... non avrei dovuto fare quello che ho fatto... Sia il bacio, sia il raccontarti le cose e sia difenderti con quello stronzo..."
Affermò lui freddissimo.
Io rimasi li a guardarlo per una manciata di secondi.
Non lo capivo.
Non riuscivo proprio a capirlo.
Mi aveva difeso?
Ma perché allora mi trattava così male?
Gli lanciai lo zaino e uscii dallo spogliatoio.
Le lacrime minacciavano di uscire, ma non mi sarei sicuramente fatta vedere.
Presi Matt e lo trascinai fuori.
"Accompagnami a casa."
Dissi io con voce neutra.
"Ehm... prima mi potresti dire che cavolo è successo?"
Chiese lui confuso.
"Okay allora vado a piedi."
Dissi io decisa.
"Okay, okay! Andiamo."
Mi prese per mano, mi trascinò alla macchina e mi accompagnò a casa.
Arrivata mi chiusi in camera e piansi.
Piansi perché ero incazzata.
Piansi per quello stronzo.
Piansi perché non aveva nessun senso piangere.
Piansi per suo fratello.
Piansi per la mia stupidità.
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VERT
RomansaAndreas è un ragazzo difficile, cupo e soprattutto pieno di preoccupazioni e di dolore. In questo momento ha un solo obbiettivo: vendetta. Non vuole avere distrazioni, non vuole altri problemi e soprattutto non vuole legarsi ad altre persone. Riusci...