Capitolo 17

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17.

Andreas pov.

Un bel po' di tempo dopo quella benedetta partita ricevetti la telefonata più bella che potessero farmi.
Piansi di gioia.
Piansi di dolore.
Piansi di sollievo.
Mio fratello si era svegliato.
Si era svegliato.
Il sangue del mio sangue.
Il fratello migliore del mondo.
La persona a cui tenevo di più.
La mia ancora.
Presi velocemente le chiavi della moto e corsi in ospedale, senza neanche rispettare i limiti.
Arrivato in ospedale mi maledii per non essere andato a trovarlo negli ultimi giorni, così da poter sapere subito la strada per raggiungere la sua stanza.
Dopo circa 15 minuti durante i quali cercavo di spiegarmi urlando e le infermiere cercavano di tranquillizzarmi, arrivai alla stanza di mio fratello.
Entrato trovai mia zia e mio zio abbracciati che lo guardavano commossi.
Mi bloccai.
Non ci potevo credere.
Rimasi sulla porta a guardarlo.
Era meraviglioso.
Mio fratello.
"Andreas..."
Disse debolmente.
Sospirai contento che mi avesse riconosciuto.
Un'altra delle mie paure più grandi: se lui si fosse svegliato e non mi avesse riconosciuto?
Penso che non sarei sopravvissuto.
Mi fece segno con la mano di mettermi vicino a lui.
Intanto i miei zii uscirono dalla stanza.
Appena gli toccai la mano scoppiai di nuovo a piangere.
Stavo piangendo troppo in quel periodo.
Dire che fossi felice non era abbastanza.
Non si poteva descrivere quello che stavo provando.
Era tornato da me.
Rimase lì a consolarmi e a rassicurarmi.
Mi chiese della scuola e mi fece domande varie.
Io ancora non riuscivo a credere ai miei occhi.
Finito l'interrogatorio appoggiai la testa sul suo lettino e sospirai finalmente contento.
Non vedevo l'ora di giocare di nuovo insieme a lui a calcio, di fare colazione assieme o di fare una semplice passeggiata.
"Chi è Giulia?"
Chiese lui interrompendo i miei pensieri.
Alzai la testa di scatto sentendo quel nome.
Come?
Avevo sicuramente sentito male.
Lo guardai confuso.
Non riuscivo a parlare.
"Appena svegliato ho voluto un po' aspettare prima di far chiamare gli zii.
Volevo prima capire, volevo sapere cosa fosse successo. Ho parlato per un bel po' con l'infermiera. Le ho chiesto chi mi veniva a trovare e chi mi avesse portato i fiori."
Si fermò indicandomi i fiori vicino al letto.
"Mi ha spiegato che potevano venirmi a trovare solo i parenti... perché... per la mia sicurezza... Avevo immaginato che tu non fossi venuto. Ti conosco. Ma quando mi ha detto che mia sorella Giulia veniva spesso a trovarmi non capivo. Non ho negato che fosse nostra sorella, non lo so... non lo so sincerante perché... quindi volevo solo capire se la conoscevi..."
Appena finì di dirmi queste cose io non sapevo cosa dire.
Ero sconvolto.
Pasticcino lo veniva a trovare regolarmente e gli portava i fiori?
Si spacciava per nostra sorella?
Rimasi bloccato nella stessa posizione per un bel po' di tempo.
"Vorrei conoscerla... "
Disse lui intuendo che la conoscessi.
Io mi ripresi dal mio stato di trans e cambiai argomento.
Passai più tempo che potevo con lui, poi quando finii l'orario delle visite lo salutai con la promessa di ritornare il giorno seguente.

Giulia pov.

Lucas mi aveva detto che il fratello di Andreas si era svegliato.
Mi scese una lacrima nel sentire quelle parole.
Ero molto contenta.
Dopo aver passato il pomeriggio con le mie amiche tornai a casa.
"Tutto bene Giulia?"
Chiese mia mamma.
Mi conosceva troppo bene.
Me lo chiedeva spesso in quei giorni, come tutte le mie amiche, Alan e Matt.
Ma io cercavo di sviare sempre il discorso, ma non potevo negare che ero spesso soprappensiero.
"Si tutto a posto."
Risposi sorridendo.
Lei mi guardò male intuendo che stavo mentendo.
Per fortuna lasciò andare il discorso e ci concentrammo sulla cena.
Cercavo di rispondere il più serenamente possibile alle domande, senza sembrare una depressa cronica.
Stavo quasi finendo di mangiare, quando suonarono alla porta.
"Aspettavi qualcuno tesoro?"
Chiese mia madre.
"No, voi?"
Risposi io confusa.
Era tardi e non poteva essere il postino.
Mi alzai e andai ad aprire.
Con mio grande sorpresa trovai Occhi Verdi fuori dalla porta con le mani dietro la schiena.
Che cosa ci faceva lì?
"Possiamo parlare?"
Chiese lui subito vedendo la mia faccia sconvolta.
Gli chiusi la porta in faccia, presi la giacca e avvisai mia mamma che sarei tornata presto.
Quando aprii e poi richiusi la porta ormai fuori, vidi Occhi Verdi sorridere.
O mio dio mi era mancato il suo sorriso.
Camminammo per un po' fino ad arrivare ad una panchina.
Sempre rigorosamente in silenzio.
Lì ci sedemmo.
"Questo è per te."
Disse dandomi un pacchetto di medie dimensioni.
Lo guardai stupita e sorridendo.
Il giorno prima era stato il mio compleanno il 15 ottobre.
Apprezzavo il fatto che si fosse ricordato.
"Vorrei che tu lo aprissi a casa."
Disse lui titubante.
Io annuii senza contraddirlo.
"Sei andata a trovare mio fratello."
Disse lui con un tono indecifrabile.
Spostai subito lo sguardo dal pacchetto a lui.
Lo guardavo sconvolta.
Come faceva a saperlo?
Che stupida, ovvio che glielo avessero detto.
Non capivo se fosse arrabbiato, contento o triste.
Avevo lo sguardo intrappolato in quello di lui.
"Ehm... capisco se sei arrabbiato. Non avrei dovuto farlo."
Dissi io dopo un po', non sapendo cosa aggiungere.
Non sapevo come esprimermi.
Era imperdonabile il mio comportamento.
Dopo che avevo saputo che era in coma e che poche persone lo andavano a trovare, capitava spesso che ci andassi io.
Ero stata un incosciente.
Più volte avevo avuto molta paura che potessero scoprirmi, ma ogni volta tornavo a trovarlo.
Lui sorrise.
"Vuole conoscerti."
Disse semplicemente.
Io non risposi lo guardai e basta.
Lui mi fissò con quei suoi occhi così Verdi che facevano paura.
Non sapevo cosa dire e abbassai lo sguardo.
"Credo che non sia il caso, sono stata così stupida e ficcanaso... mi dispiace spero tu possa perdonarmi..."
Cercai di scusarmi il più sinceramente possibile.
Lui mi prese il mento e fece in modo che io lo guardassi.
"Giulia non so arrabbiato. Credo sia stata una cosa molto dolce nei miei confronti..."
Sussurrò lui con la sua meravigliosa voce.
Sembrava che mi volesse dire qualcos'altro.
Infatti dopo poco tempo continuò.
"Scusa... non avrei dovuto trattarti così male... l'altro giorno. Solo che questo." Disse togliendo la sua mano dal viso e indicandoci entrambi.
"Non è possibile."
Continuò alludendo a noi due insieme.
Si mise le mani tra i capelli frustrato.
Aveva dei capelli stupendi.
Io provai una fitta al cuore fortissima.
Era peggio di quando non mi aveva salutata.
Questa volta il cuore non era stato calpestato ma era stato direttamente investito da un camion.
Non sapendo cosa dire annuii sorridendo.
Con un sorriso che neanche si poteva chiamare così.
"Domani se vuoi ti passo a prendere alle 15."
Disse lui impassibile cambiando argomento.
"Va bene grazie, per... non esserti arrabbiato... Sono molto contenta per te..."
Dissi io in imbarazzo.
Ero distrutta e non capivo perché; ma ero comunque contenta che avrei potuto conoscere suo fratello.
Ci alzammo dalla panchina e prima di entrare dal portone mi girai.
"Grazie per il regalo."
Affermai io impacciata.
"Spero ti piaccia."
Rispose semplicemente.
Salii sulla moto e andò via.
Rimasi a guardarlo fino a che non vidi la sua sagoma scomparire.
Entrai in casa e mi chiusi in camera.
Mi misi sul letto e guardai il regalo.
Cercavo di capire cosa ci fosse dentro, anche se era impossibile dato le sue dimensioni così standard.
Feci un respiro profondo.
Finalmente mi decisi ad aprirlo.
Appena vidi il contenuto della scatola non ci potevo credere.
All'interno c'era una bellissima polaroid nera.
Una polaroid.
Mi veniva da piangere per quanto ero felice.
Ero anche stupita per il fatto che lui si fosse ricordato di uno dei miei desideri.
Era il miglior regalo che mi avessero mai fatto.
Un'ondata di tristezza mi pervase tutto il corpo.
Mi aveva esplicitamente detto che tra noi non poteva funzionare.
E mi stupì molto il fatto che ci rimasi così male.
Voleva dire che ci speravo?
Si probabilmente ci speravo...
Il mio telefono squillò e interruppe i miei pensieri.
"Pronto?"
Risposi cercando di non far trasparire la mia voce rotta.
"Ehi Giulia allora per il compleanno domani andiamo a prenotare la sala."
Mi chiese Elena dall'altro capo del telefono.
Il compleanno di carola era stato il 10 e Elena avrebbe compiuto gli anni il 23, eravamo tutte e tre di ottobre.
Avevamo deciso di fare una specie di festa tutte insieme.
"Va bene! Però possiamo fare sul tardi? Tipo verso le 17?"
Dissi io ricordandomi di Occhi Verdi.
"Okay a domani!"
Rispose lei.
"Ciao!"
Affermai io.
Chiusi la chiamata, presi la polaroid e la appoggiai sul comodino affianco a me.
Mi addormentai così, guardando quel meraviglioso regalo.

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