Capitolo 52

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52.

Andreas pov.

"Lascia alcune magliette ancora qui, per favore. Voglio ancora pensare che tu tornerai a stare dalla tua adorata zia."
Mi disse dolcemente la donna che avrei fatto fatica a lasciare.
Era la cosa più vicina ad una mamma che avessi mai avuto.
Mi era sempre stata vicina.
Aveva sempre fatto di tutto per noi, ma non si era mai voluta prendere il merito.
Mi sarebbe mancata moltissimo.
"Va bene zia... queste le lascio..."
Dissi sorridendo amaramente.
Dentro di me speravo anche io di poter un giorno ritornare e di allontanarmi del tutto da quella sottospecie di genitori che avevo.
Misi le ultime cose in valigia e mi buttai sfinito sul letto che a poco avrei lasciato vuoto.
La malinconia che avevo provato quando me ne ero andato dalla Germania non era minimamente paragonabile a quello che stavo provando in quel momento.
Mia fratello sarebbe rimasto lì mentre io invece sarei ripartito per la Germania.
Questo era un altro tasto dolente della mia improvvisa partenza.
Mi sarebbe mancato moltissimo.
Ero convinto della mia decisione, ma forse non lo davo troppo a vedere.
Era la cosa giusta da fare.
Tanto se non lo avessi fatto subito sarebbe stato questione di mesi.
Sarei andato comunque a studiare in Germania, avevo solamente anticipato la partenza e per questo per un periodo che ancora non potevo quantificare sarei stato a casa dei miei, anche se mi sarebbe costato molta fatica.
Il prima possibile, mi sarei trovato un appartamento dove poter stare da solo.
Sperai solamente che quel senso di vuoto che provavo in quel momento si sarebbe dissipato.

Decisi di alzarmi e uscire di casa.
Dovevo ancora andare a comperare le ultime cose prima di partire.
Presi la mia giacca e il mio portafoglio e uscii dalla porta principale.
Intenta a suonare alla mia porta ci trovai Federica.
Che tempismo perfetto!
Non avevo proprio la forza di parlare con nessuno in quel momento.
Tantomeno con lei.
"Ehi Andreas! Sono venuta a salutarti!"
Disse lei con voce strillante.
"Grazie! Ne sono felice ma adesso devi scusarmi..."
Non feci in tempo a finire la frase che mentre stava facendo un gradino nella mia direzione scivolò.
Io la presi al volo.
Leo ridacchiò.
"Fra quanto parti? Ho saputo che tu e Giulia vi siete lasciati, come stai ora?"
Domandò mentre la tenevo ancora.
Che diamine!
Una cozza sarebbe stata meno appiccicosa.
La rimisi in piedi.
Alzai gli occhi il cielo ma mentre lo feci, l'occhio mi cadde su una figura che stava in quel momento per entrare dal mio cancello.
Era la mia Giulia.
Cosa ci faceva lì?
Ero così incantato nel guardarla che mi accorsi solo successivamente del suo sguardo pieno di dolore e ribrezzo.
Quando si girò per allontanarsi da noi mi scostai Federica e iniziai a correre.
Dannazione dove cavolo era la mia moto quando serviva, era in bici, come facevo a raggiungerla.
Sapevo di non dover andarle incontro, ma non volevo che il suo ultimo pensiero di me fosse che io non la amassi o che l'avessi tradita.
Per fortuna, se si può dire così, era infortunata quindi andava abbastanza lentamente in bici.
Corsi più veloce che potevo.
Continuai a urlare il suo nome e pregai di fermarsi.
Ma non ne volle sapere.
Per fortuna ci fu un semaforo e si dovette per forza fermare.
"Giulia per favore puoi scendere da quella dannata bici e dirmi perché sei venuta da me?"
Lo ripetei per la sesta volta almeno, con il fiatone.
Finalmente si arrese vedendo che tutta la gente ci stava guardando.
Salì sul marciapiede ma mantenne una grandissima distanza tra noi due.
Avevo il fiatone, ma il mio cuore non batteva fortissimo solo per quello.
"Io... io non lo so..."
Rispose inizialmente triste e poi confusa.
"Sicuramente non volevo disturbare i tuoi momenti intimi con Federica..."
Disse poi acida.
"Dannazione Giulia! Ti ho detto che non è come sembra, è stata lei ad avvinghiarsi..."
Ripetei nuovamente per la trentesima volta.
Non riuscivo a credere che tra tutti i momenti in cui lei sarebbe potuta arrivare avesse scelto proprio quello.
"Oh non né dubito... comunque non mi devi alcuna spiegazione... sono io che mi sono fatta un'idea sbagliata e pensavo che... lascia stare..."
Affermò mentre si asciugava le lacrime che le avevano rigato il viso.
Era una sensazione bruttissima vederla piangere, ma rimaneva ai miei occhi comunque bellissima.
"Pensavi che?"
Insistetti io avvicinandomi di un passo.
"Torna da lei ti sta aspettando a braccia aperte. O forse dovrei dire a gambe aperte."
Usò una voce dura e fredda mentre pronunciò quelle parole, non sembrava più neanche la sua.
"Dio Giulia, è possibile che non capisci! Io..."
Non volevo dirle perché io me ne stavo andando, non potevo. Sapevo che era l'unico modo per proteggerla.
"Posso farti una domanda?"
Mi chiese guardandomi negli occhi.
Vedere il suo dolore e la sua delusione era peggio di quanto avessi mai potuto immaginare.
Avevo paura che potesse farmi una domanda specifica, a cui non sarei riuscito a rispondere o a mentire.
Sperai con tutto il cuore che non mi chiedesse proprio quello che invece mi domandò.
"Non mi ami più vero?"
Affermò lei con gli occhi colmi di lacrime.
Mi bloccai.
Cosa avrei dovuto dire?
Forse avrei potuto dire che la amavo più di ogni altra cosa al mondo e più di qualsiasi altra cosa che avrei mai potuto amare.
Forse avrei potuto dirle che avrei fatto di tutto per lei.
Forse che lasciarla in quel momento era la cosa più dolorosa che io avessi mai fatto.
Forse che non riuscivo a vedere una vita senza di lei.
Oppure che vederla piangere era una delle cose più strazianti che si potessero vedere.
Non dissi niente di tutto ciò.
Decisi di non rispondere e la guardai e basta.
Non so cosa sperai in quel momento.
Ero così confuso.
Forse speravo che capisse che la amavo ancora.
O forse che si convicesse di una cosa non vera.
Lei abbassò il capo.
"Sai vorrei tanto odiarti... ma il fatto è che io, dopotutto invece ti amo ancora..."
Sorrise con una risata amara.
E con questa frase salì sulla bici e se ne andò.
Rimasi li in mezzo al marciapiede inerme.
Cosa avevo fatto?
Avevo perso la cosa migliore della mia vita.
Avevo perso tutto quello di cui avevo bisogno, ed era tutta colpa mia.
Stavo facendo veramente la cosa giusta?
Incominciavo a dubitarne.

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