Capitolo 38

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38.
Andreas pov.

"Sono sicura di averlo lasciato da te il portafoglio..."
Si lamentò Pasticcino.
La guardai sbuffando perché era da tre ore che cercava come una forsennata.
Era il mio compleanno e stavamo andando a cena io e lei.
Poi la sera seguente avevo intenzione di fare qualcosina, magari uscire con il nostro gruppo e andare a bere qualcosa.
Diciannove anni.
Compivo diciannove anni.
Non mi sentivo cambiato per niente, anzi.
Sbuffai perché eravamo in ritardo, Pasticcino aveva prenotato in un ristorante ma avevo paura che quella prenotazione sarebbe saltata.
"Giulia lo sai che è il mio compleanno e che pagherò io vero?"
Dissi io.
Eravamo a casa sua.
Ero passata a prenderla per andare poi direttamente al ristorante.
Lei però sosteneva di aver lasciato il suo portafoglio da me.
"Facciamo che vai da solo e io ti raggiungo a piedi. Preferisci?"
Non la stavo proprio ascoltando, perché quel vestito le stava proprio bene.
Era rosa antico, leggermente aderente nella parte superiore e poi si apriva morbidamente in basso.
Ah, tanto per chiarire, il fatto che sapessi che era rosa antico era perché me lo aveva ripetuto cinquanta volte.
Controllai l'ora.
Forse non avremmo fatto poi così tardi.
La presi per mano e la portai alla mia moto.
La feci salire e raggiungemmo in poco tempo casa mia.
La casa era chiusa perché i miei zii non ci sarebbero stati quella sera.
Cercai le chiavi nelle mie tasche e le trovai in quella destra.
Feci girare la chiave ed entrai in casa.
Appena misi il primo piede le luci si accesero e spuntarono una ventina di teste.
"Sorpresa!"
Urlarono.
Spalancai gli occhi dallo stupore.
Per prima cosa vidi Elena, Carola, Alice, Davide, Thomas e naturalmente Lucas.
Poi però vidi moltissimi della mia squadra di calcio della Germania e due miei ex compagni di classe.
Non ci potevo credere.
Mi sembrava essere passata un vita dall'ultima volta che avevo visto i miei amici.
Mi erano mancati molto.
Mi veniva da piangere dalla gioia, ma mi trattenni.
Incominciai ad abbracciarli tutti.
Salutai Greg, Marcus, Daniel, Filip, Manuel, Darien, Gabriel, Igor.
Della mia squadra mancavano solo poche persone.
Erano tutti felici e stavano tutti bene.
"Ehi come sta Karim?"
Chiesi io a Igor curioso.
Karim era un mio carissimo amico delle medie e giocava con noi in squadra.
"Molto bene domani si sposa Kate per questo non è venuto."
Rispose lui.
Kate era sua sorella maggiore che conoscevo da quando ero piccolo.
"Wow veramente si sposano! Con Frank giusto?"
Chiesi io felice per loro.
"Ovviamente!"
Rise lui.
Dopo aver salutato Igor andai incontro a Nick, il mio compagno di classe.
Vicino a lui Katrine.
"Katrine ti vedo benissimo.
Devo ammettere che mi sono mancate le tue battute cattive. Premetto che nessuno ti può superare, ma per farmi sentire meno la tua mancanza c'è sempre Carola, che quando può non perde occasione per offendermi."
Dissi ridendo e indicandola.
"Ah sì. È quella che mi sta più simpatica infatti."
Disse lei prendendomi in giro.
Sorrisi e rivolsi nuovamente la mia attenzione verso Nick.
"Sono così contento di vedervi non riesco a credere che avete organizzato questo per me."
Affermai io emozionato.
"Non siamo stati noi.
Anche se avevamo ben in mente di farti un bel regalo e un giorno di venirti a trovare. Quella che ha organizzato tutto, che ha trovato l'aereo conveniente e che ci ha convinti a fare questo viaggio per te, è stata quel bel bocconcino lì."
Disse indicando la mia destra.
Spostai lo sguardo nella direzione da lui indicata.
E vidi lei.
Vidi Pasticcino che stava parlando con alcuni miei compagni di squadra.
Lei aveva fatto tutto questo per me?
Come ci era riuscita?
Me lo meritavo?
Non credevo.
Mi avvicinai piano.
"Dai Giulia cosa hai fatto di così grave? Gli hai rotto la macchina? Qualcosa avrei pur dovuto fare per obbligarti a metterti con lui."
Disse Daniel facendo ridere tutti.
Giulia sorrise.
Era bellissima.
Io la presi da dietro.
"Avete finito di far spaventare la mia ragazza? Non le avrete mica detto cose imbarazzanti vero?"
Scherzai io facendo il finto spaventato e parlando a bassa voce.
Tutti risero.
"Comunque Giulia se ti dovessi stancare di lui e incominciassi a desiderare un uomo, io sono più che libero."
Disse Greg facendole l'occhiolino.
Stavo per ribattere quando Pasticcino mi precedette.
"Anche se l'offerta sembra allettante credo che confermerò la mia scelta."
Disse lei stringendomi la mano.
Sorrisi.
"Ma chi l'avrebbe mai detto? Andreas felicemente fidanzato? Quante cose cambiano in poco tempo."
Concluse Manuel con un bicchiere di birra in mano.
Avevo già detto qualche volta a Pasticcino delle mie precedenti relazioni con molte ragazze.
Ma comunque non mi faceva piacere tirarlo fuori.
Per fortuna dopo poco si cambiò discorso e iniziarono a raccontarmi tutti i gossip della scuola.
Chi si era messo insieme, chi era stato arrestato, qualche professore uscito di testa e cose del genere.
Fu una festa veramente meravigliosa.
Passammo tutto il tempo a ridere e scherzare.
Mangiammo e bevemmo moltissimo.
Elena come al solito si occupò della musica e ci furono numerose gare di ballo.
Tra una cosa e l'altra si fece l'una di notte.
"Scusate ma dove dormirete sta notte? Quanto starete qui?"
Chiesi appena mi venne in mente quell'aspetto del programma.
Giulia prese parola.
"In realtà avevo pensato che potevano accamparsi tutti qua.
Io, Carola, Alice e Elena abbiamo portato tutti i materassi che avevamo in casa. Sono riuscita a convincere i tuoi zii ad andare nella casa in campagna per queste notti.
Perché sì, ho trovato un'altra offerta per il loro ritorno per dopodomani. Tuo fratello è da Isabel e noi sette ce ne torneremo a casa e vi verremmo a svegliare domani mattina. Poi noi abbiamo scuola quindi vi raggiungiamo a pranzo. Tu potresti saltarla secondo me..."
Spiegò Giulia con sguardo preoccupato.
Assimilai le informazioni e fui molto contento delle sue scelte.
"Va bene. Mi accompagni che andiamo a vedere se abbiamo anche qui un materasso in più?"
Le chiesi porgendole la mano.
Lei mi guardò confusa ma non disse niente e fece quello che avevo detto.
"Andreas se vuoi alcuni dei tuoi amici posso ospitarli anche da me, credo che anche Alice abbia posto a casa sua.
Forse ho esagerato ma in realtà io avevo pensato inizialmente solo cinque persone, ma poi non credevo avessi così tanti compagni di squadra. In quanti si gioca a calcio scusa?"
Disse tutto velocemente.
Io scoppiai a ridere.
"Perché ridi adesso?"
Chiese irritata.
"Giulia non potevi organizzare una cosa più bella. Non so come spiegarti quanto sono felice di averli rivisti tutti.
L'unica cosa sulla quale non sono propriamente d'accordo è che tu te ne debba andare. Dovresti rimanere secondo me..."
Dissi io accarezzandole la guancia.
Lei sospirò di sollievo.
"Beh forse potrei chiedere a mia mamma, magari mi lascia..."
Sussurrò lei avvicinandosi alle mie labbra.
"Brava..."
Dissi io prima di chinarmi per baciarla.
Non c'era cosa più bella.
Assaporai quel bacio come se fosse l'ultimo.
"Però solo stasera perché ormai è tardi. Ma domani è meglio se rimango a casa..."
Disse staccandosi e facendomi gli occhi tristi.
Io feci finta di avere una fitta fortissima al cuore.
Mi accovacciai a terra e sbraitai dolorante.
"Dai smettila!"
Rise lei porgendomi la mano per alzarmi e guardandomi male.
"In compenso però..."
Iniziò lei.
Io mi fermai e la guardai incitandola a parlare.
"I tuoi zii e tuo fratello stanno via anche una terza notte, perché non ero sicura di quanti giorni sarebbero stati qui... quindi... se vuoi..."
Io scattai in piedi e la presi in braccio.
Lei fece un urletto e rise.
"Quindi tu mi staresti dicendo che saremo soli, per tanto tempo e per di più dopodomani è sabato?"
Chiesi io così eccitato all'idea.
Pensai che sicuramente sarebbe stato il compleanno migliore del mondo.
Lei annuì divertita.
La tenevo ancora in braccio.
Potrei dire una delle sensazioni più belle.
La situazione si fece ancora più interessante quando decisi di unire le nostre bocche.
Lei mise le mani tra i miei capelli, il che diede un aspetto ancora più interessante al momento.
"Mmm... aspetta!"
Interruppe lei quella goduria.
"Che hai?"
Chiesi io infastidito.
Lei non rispose, scese dalle mie braccia e mi fece segno di aspettare lì.
Io ubbidii.
Poco dopo ritornò tutta felice con le mani dietro la schiena.
"Spero ti piaccia... devo ammettere che sei complicato come persona, non sapevo proprio cosa farti..."
Disse lei facendo i suoi discorsi come se stesse parlando da sola.
Mi porse una busta.
Sul davanti c'era scritto: •Per Occhi Verdi•.
La guardai negli occhi e scossi la testa.
Non mi interessava cosa c'era dentro, anche se ero troppo curioso.
Ma in quel momento volevo solo concludere quel momento di paradiso.
Decisi così di riunire ancora per un attimo le nostre labbra.
Feci il possibile per renderlo ancora più bello, giocando con la sua lingua e concludendo il tutto con un bel morso del labbro inferiore.
"Adesso è finito il bacio..."
Dissi io.
Lei mi sorrise impaziente che io aprissi il regalo.
Non credo di essere mai stato così stupito, felice, confuso e eccitato per un regalo.
Non riuscivo a credere ai miei occhi.
Guardai Giulia spalancando gli occhi.
"No..."
Dissi io.
All'interno della busta erano contenuti due biglietti per una partita di calcio della mia squadra preferita.
Ero stato solamente una volta allo stadio in vita mia.
Il che è assurdo perché io amavo giocare a calcio e mi piaceva anche guardarlo.
L'unica volta era stata con mio padre.
Ero molto piccolo però.
Il fatto che si fosse ricordata di questa cosa mi riempì il cuore.
"Giulia io non so cosa dire... è forse il regalo più bello che mi abbiano mai fatto..."
Affermai io non riuscendo però a spiegare veramente quello che provavo in quel momento.
"Sono contenta ti piaccia..."
Disse lei timidamente.
"Scherzi? Non vedo l'ora di andarci con te!"
Dissi io contentissimo.
"No, scherzi? Io non capirei nulla veramente. È meglio se vai con tuo fratello almeno il biglietto non è sprecato. Anche perché pure a tuo fratello piacciono giusto?"
Disse lei mettendomi le braccia al collo.
"Giusto."
Risposi semplicemente io stringendola a me.
Ci guardammo per un po', e io mi persi a navigare nei suoi occhi meravigliosi.
"Ti amo, Giulia."
Sussurrai io ad un millimetro dalle sue labbra.
Le si illuminarono gli occhi.
Probabilmente stava aspettando che io le dicessi questa piccola frase, proprio come io stavo aspettando la sua risposta.
"Ti amo anche io Andreas."
Rispose lei sincera, mentre mi continuava a dare tanti piccoli baci frenetici a stampo.
Io sorrisi.
"Comunque undici..."
Dissi io tra un bacio e l'altro.
Lei mi guardò confusa fermandosi.
"A calcio si gioca in undici..."
Affermai io ridendo ancora di più.
"Oooo..."
Affermò lei seguendomi nella risata.
La strinsi a me e rincominciai a baciarla.
Questa volta come si deve.

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