1.
Sudavo.
Stavo soffocando
Mi veniva da vomitare.
Il fumo, la puzza di alcool, il sudore di tutte quelle persone, mi stavano facendo svenire. Cercai le mie amiche in tutta quella confusione, ma con la mia fortuna trovai solo persone ubriache che si strusciavano con altre.
Decisi di soffermarmi a cercare solo Alice, che di solito non amava la troppa confusione, il troppo bere oppure il fumo; evidentemente, mi sbagliavo... la trovai in mezzo alla folla che ballava insieme a due ragazzi.
Provai ad avvicinarmi a lei.
"Alice! Voglio andare a casa sono già le 2:00! Per favore!"
La implorai, dato che sarei dovuta tornare insieme a lei.
"Dai Giulia, vieni a divertirti!"
Mi disse lei con parole non troppo chiare, era più che brilla; il che mi fece perdere le speranze di poter avere una conversazione civile con lei senza discutere se assomigliassi di più ad una farfalla o ad una libellula.
Continuai a camminare passando tra tutta quella gente puzzolente.
La musica mi stava uccidendo le orecchie.
Vidi in lontananza Carola mentre saliva le scale, che portavano alle camere da letto. Era insieme ad un ragazzo, che non avevo mai visto prima.
Sbuffai frustrata.
Non sapevo che fare... di andare da Carola non se ne parlava, perché non avevo proprio voglia di vedere cosa stava facendo con quel ragazzo.
Esclusi anche Elena, perché eravamo a casa sua, essendo la festa di suo fratello Eduardo.
Alice invece era sparita dalla mia vista.
Quindi non mi rimase altra scelta, uscii di casa, presi il telefono e digitai il numero di mio fratello.
"Pronto, Luca?"
Aspettai uno, due, tre, sei squilli e finalmente rispose, ma dall'altro capo del telefono non si sentiva nulla, solo alcuni mugolii.
"Pronto, Luca?"
Ripetei io.
"Ma che cavolo?! Sono le 2:00 passate!" Mi rispose con la voce impastata dal sonno.
Mi morsi il labbro.
Non mi piaceva dover chiamare mio fratello a quell'ora.
Ma non avevo alternative.
Non volevo rimanere un secondo di più in quella casa.
"Scusa se ti ho svegliato, ma avrei bisogno che mi venissi a prendere a casa di Elena."
Pregai che mi dicesse si.
Gli avevo detto che andavo a dormire da lei, ma non proprio che ci sarebbe stata una festa.
"Ti scongiuro Luca..."
Riprovai non avendo ricevuto alcuna risposta.
Sentii dei mugolii di disapprovazione e poi lo sentii sbuffare.
"Il tempo di cambiarmi e sono sotto casa. Ma appeno arrivo, mi spieghi perché sento tutto sto casino di sottofondo!"
Sospirai per il sollievo e lo ringraziai prima di chiudere la chiamata.
Tornai dentro casa per prendere la giacca e la mia borsa.
Mandai un messaggio a Elena per tranquillizzarla che mi sarebbe venuto a prendere mio fratello, e uscii di nuovo.
Fuori si gelava e il mio abbigliamento non aiutava.
Presi di nuovo il cellulare e non feci neanche in tempo a controllare l'ora, che sentì qualcuno che mi toccava la spalla.
Mi girai e trovai un ragazzo. Era sicuramente più grande di me.
Non lo avevo mai visto prima e non mi sembrava molto sobrio.
"Ciao."
Mi sussurrò troppo vicino.
"Ciao."
Gli risposi cercando di mettere più distanza possibile tra di noi e cercando di sembrare tranquilla e disinteressata.
In realtà volevo che se andasse, non mi piacevano le persone ubriache.
"Cosa fai qui tutta sola?"
Mi chiese.
"Credo che non siano fatti tuoi...."
Gli risposi forse troppo acidamente.
Lui rise e mi cinse le spalle dicendo:
"Quanto siamo arroganti! Ho solo fatto una domanda. Come ti chiami piccola?"
Cercai di staccarmi invano dalla sua presa.
Non risposi.
Lui aumentò la stretta sulle mie spalle.
"Ma come sei loquace! Sai se vuoi io abito qua vicino, potresti farmi compagnia!?"
Mi propose con un ghigno.
Provai nuovamente a togliermelo di dosso divincolandomi, e con mia grande sorpresa dopo poco tempo non sentii più la sua presenza.
"Marco lasciala stare e vai a farti un giro?!"
Sentii queste parole provenire da una voce molto grave.
Alzai la testa un po' più in alto e vidi un ragazzo.
Dire che fosse bello era un eufemismo.
Notai subito la sua altezza, ma il mio interesse venne catturato dai sui occhi.
Nonostante la scarsa illuminazione si poteva benissimo vedere che fossero di un verde meraviglioso.
Venni purtroppo distratta bruscamente da un clacson insistente.
Mi girai e vidi la macchina di mio fratello.
Raccolsi la borsa che mi era caduta a terra e mi rivolsi al ragazzo.
"Grazie." Dissi imbarazzata correndo verso la macchina, senza aspettare una risposta.
Prima di aprire la portiera mi rivoltai verso di lui e vidi che mi stava guardando. Ma durò pochissimo, perché voltò subito lo sguardo.
Salii in macchina e mi preparai alle urla di mio fratello.
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VERT
RomanceAndreas è un ragazzo difficile, cupo e soprattutto pieno di preoccupazioni e di dolore. In questo momento ha un solo obbiettivo: vendetta. Non vuole avere distrazioni, non vuole altri problemi e soprattutto non vuole legarsi ad altre persone. Riusci...