Capitolo 33

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33.

Andreas pov.

"Okay dovrei aver preso tutto!"
Disse esasperata Pasticcino mentre controllava un'altra volta le sue cose.
Ero seduto sul suo letto e la stavo guardando.
Era sempre bellissima, ma quel giorno per qualche strano motivo lo era ancora di più.
Si girò a guardarmi e mi sorrise fiera del suo lavoro svolto.
Decisi che aveva bisogno di una piccola pausa.
La tirai verso di me per un braccio.
Lei rise.
"No dai Occhi Verdi abbiamo solamente 10 minuti per arrivare..."
Si lamentò lei cercando di scappare dal mio tocco.
"Da quando sei diventata una ragazza puntuale?"
Le chiesi ridendo perché lei era sempre e costantemente in ritardo.
Aveva provato a migliorare ma era ormai un caso perso.
Lei mi guardò come se avessi ucciso un cucciolo di cane.
"Io lo sono sempre!"
Rispose.
Cercò di essere più seria possibile ma durò poco perché scoppiò a ridere pure lei.
La presi e la lanciai sul letto, cercando di non farle male.
Fece un urletto ma continuò a ridere.
Appena feci scontare le mie labbra con le sue, smise subito di ridere.
Il contatto con la sua lingua mi fece sciogliere dentro.
Era come unire tutte le sensazione che io avevo mai provato nella mia vita e concentrarle su una persona.
Mi lascio dei piccoli morsi sul mento e sulla mascella.
Poi decise di spingermi via.
"Dobbiamo andare! Non pensare che per me sia stato facile!"
Urlò lei mentre io la guardavo malissimo.
Prese la sua borsa, poi la mia e uscì dalla stanza.
Dovetti rimanere ancora un attimo in quella posizione per riprendermi del tutto.
Sembravo un bambino alle prime prese con le ragazze, ma Giulia mi faceva quell'effetto.
Mi diedi due sberle e la seguii, trovandola a mettersi la giacca.
"Mi piaci con il completo da sci."
Le sorrisi io mentre facevo lo stesso.
Lei si avvicinò pericolosamente al mio orecchio.
"A me invece piaci più senza."
Disse lei con un sorriso malizioso.
Detto questo mi diede un bacio sulla guancia e si girò per raggiungere la macchina di Jacop che ci aspettava fuori.
Quella ragazza mi avrebbe fatto impazzire.
Io già lo sapevo.
Presi lo zaino e la seguii fuori chiudendomi la porta alle spalle.
Quel giorno avevamo deciso di andare a sciare.
Era stato un'idea di Thomas che era fissato con lo snowboard.
Anche io lo preferivo.
"Ciao Matt, ciao Jacop!"
Urlò felice Giulia dando un bacio sulla guancia ad entrambi.
Non mi diede troppo fastidio, perché sapevo che non erano interessati alla mia Giulia in quel senso.
Pensavo infatti di dover delle scuse a Matt per come lo avevo trattato.
Salutai anche io entrambi e seguii Pasticcino all'interno della macchina.
"Sappi che te la farò pagare..."
Dissi riferendomi a quello che mi aveva detto prima.
Lei mi sorrise divertita e si appoggiò del tutto a me.

Il viaggio fu molto tranquillo e arrivammo alle piste da sci in meno di un'ora.
Appena scendemmo dalle macchine incontrammo Alice che si stava cercando di mettere gli scarponi e Thomas che provava a darle consigli.
Carola era già tutta pronta mentre Lucas era leggermente in difficoltà.
Elena e Davide non erano venuti perché lui aveva una gara importante di nuoto e Elena non sapeva sciare.
Salutai tutti e iniziammo anche noi a prepararci.
Dopo essermi infilato gli scarponi e prima di attaccarmi alla tavola decisi di togliermi il pensiero e parlare con Matt.
"Ehi!"
Mi disse lui mentre mi avvicinavo.
Mi grattai la testa leggermente imbarazzato.
"Ehi... Ehm... insomma volevo soltanto chiederti scusa... per come mi sono sempre comportato nei tuoi confronti anche in squadra e tutte le altre volte. È solo che..."
Mi fermai perché mi mise una mano sulla spalla.
"Lo so Andreas tranquillo! So che nutrivi del rancore per me per via del mio rapporto con Giulia. In realtà l'ho sempre saputo!"
Disse lui sorridendomi.
Ero leggermente confuso non mi aspettavo queste parole.
"Si notava così tanto?"
Chiesi io sorridendo e guardandola.
"Si si nota ancora molto..."
Disse lui osservandomi ridendo.
Risi anche io con lui.
Di colpo però divenne serio.
"Andreas però giurami che non la farai soffrire!"
Disse lui guardandomi seriamente negli occhi.
"Te lo prometto."
Dissi sincero.
Detto questo raggiunsi la mia piccola e la abbracciai da dietro.
"Hai bisogno di una mano Pasticcino?"
Le chiesi vedendola un po' in difficoltà.
Lei sbuffò sconsolata.
"Ehm si direi di sì..."
Disse imbarazzata.
Le sorrisi e la aiutai ad infilare gli scarponi.
"Sono stata chiara sul fatto che mi dovete aspettare e che sono lenta?"
Ci urlò per la sesta volta Pasticcino.
Tutti alzarono gli occhi al cielo e risposero di sì.
Lei sorrise soddisfatta.
Era possibile amarla più di così?

Avevamo fatto molte piste ormai e si era fatta ora di pranzo.
Raggiungemmo la baita più vicina e ordinammo quello che preferimmo.
Stava andando tutto bene.
Io non volevo essere paranoico ma c'era un tipo che avrà avuto 30 anni che continuava a guardare verso di noi è in particolare Giulia.
Giulia si accorse del mio disagio e mi accarezzò la gamba.
"Occhi Verdi lo vedo anche io ma io sono qua con te, ti prego non fare nulla."
Mi supplicò lei.
Io feci un respiro profondo e le sorrisi cercando di concentrarmi sulla conversazione che stavano facendo Matt e Alice.
"Io sono convinta che il basilico sia il simbolo dell'odio..."
Ribadì lei.
"Boh a me sembra strano, anche perché il basilico è comunque una pianta che offre tantissimi rimedi medici."
Ribatté Matt.
Stavano parlando del basilico.
Vabeh...
Comunque io non riuscivo a non guardare quel uomo che la stava ancora fissando.
La cosa che mi turbava di più era che mi sembrava di averlo già visto.
Ad un certo punto quello stronzo si alzò e si avvicinò a noi.
Io d'istinto presi la sedia di Pasticcino e la avvicinai a me.
Fissai il mio piatto e cercai di focalizzarmi sul pezzettino di limone che mi era rimasto su di esso.
"Ciao. Possiamo esserti d'aiuto?"
Chiese Matt.
"No stavo ascoltando la vostra conversazione e volevo dirvi che il basico può significare...."
Non lo stavo più ascoltando appena alzai lo sguardo notai subito che il suo era fisso su Pasticcino.
Non sapevo cosa fare.
Avrei tanto voluto spaccargli la faccia.
O per lo meno rispondergli male e farlo stare zitto.
Ma non potevo.
Giulia si sarebbe arrabbiata.
Qualsiasi cosa avessi fatto non sarebbe stata quella giusta.
Decisi così di alzarmi e uscire fuori.

Giulia pov.

Vedevo Occhi Verdi molto molto a disagio e arrabbiato.
Ma al contrario di quello che pensai si alzò di scatto e uscì dal ristorante.
Rimasi a guardarlo per una manciata di secondi poi mi alzai pure io seguendolo.
"Dove vai?"
Mi chiese l'uomo prendendomi per un braccio.
"Toglimi le mani di dosso."
Ringhiai scacciando la sua mano e uscendo dal ristorante.
Occhi Verdi era lì fuori, di schiena, che si torturava i capelli.
Era così bello che mi faceva venire la voglia di piangere e urlare insieme.
Io non ero nemmeno paragonabile a lui.
Lui era un dio ai miei occhi.
Non capivo come potesse solamente rivolgermi la parola.
Figuriamoci amarmi.
Mi amava.
Non ci potevo ancora credere, ero così felice che ormai ridevo tutto il giorno.
Stando con lui tutto era meraviglioso.
Ripresi a camminare e smisi di adorarlo.
Lo abbracciai da dietro e assaporai il suo profumo.
Lui sospirò e si girò a guardarmi.
Aveva gli occhi molto tristi e arrabbiati.
"Giulia mi dispiace ma io non ce la faccio. Lo so che tu vorresti qualcuno che se ne freghi se solo qualcuno di guarda.
Ma il fatto è che io non ci riesco.
Avrei voluto cavargli gli occhi, per averti solamente guardata in quel modo."
Disse lui affranto.
Io sorrisi.
Lui mi guardò confuso.
"Perché ridi?"
Chiese lui tra il divertito e lo smarrito.
"Perché sono innamorata di te. Sei perfetto Occhi Verdi. Non ti devi dispiacere perché sei protettivo nei miei confronti. È una cosa molto bella. L'unica cosa è che devi capire che non puoi picchiare chiunque mi rivolga la parola...
Ti giuro che apprezzo molto il fatto che tu ti stia impegnando e che sei solamente uscito dal ristorante.
Lo apprezzo veramente molto."
Sussurrai io sincera alzandomi in punta di piedi per colpa della sua enorme altezza.
"Non posso dici è?"
Chiese lui avvicinandosi ancora di più alle mie labbra.
Io scossi la testa e feci in modo di entrare leggermente in contatto con la sua bocca.
Lui mi diede dei baci intorno alle labbra in modo da farmi venire ancora più voglia di baciarlo.
Dopo pochi secondi esaudì quel desiderio.
Lui sorrise.
"Puoi ripeterlo di nuovo mi piace troppo quando lo dici..."
Mi sussurrò interrompendo quella goduria.
"Che cosa?"
Chiesi io mentre lui marchiava di baci il mio collo.
"Quello che hai detto prima..."
Rispose lui.
"Che non puoi picchiare chiunque mi parli?"
Scherzai io per provocarlo.
Lui strinse la presa sui miei fianchi.
"No."
Disse lui semplicemente mentre spostava leggermente il mio pile per poter marchiare la mia spalla.
"Ti amo Andreas e sei perfetto..."
Sussurrai io.
Lui mi guardò negli occhi che spendevano di felicità.
"Così va meglio..."
Rispose sorridendo.
Poi si concentrò di nuovo sulle mie labbra.

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