Capitolo 25

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25.

Andreas pov.

Avevo paura.
Avevo paura perché ero troppo felice, mi sentivo troppo completo.
In quel momento, su quella panchina, con lei, ero finalmente sereno.
Non l'avrei più lasciata.
Ora era finalmente mia.
"Andreas! Dai veramente si è fatto tardi dovrei tornare a casa..."
Disse lei per la terza volta.
La guardai male.
"Perché adesso mi chiami così?"
Le dissi un po' triste.
"Così come?"
Rispose confusa.
"Con il mio vero nome."
Risposi giocando con le sue mani.
Lei mi guardò stranita.
"Hai ragione Occhi Verdi."
Mi sorrise.
Io la baciai non resistendo alle sue labbra.
Un'altra scarica di adrenalina.
Era forse possibile una cosa del genere?
Mi sentivo un tredicenne.
Non volevo lasciarla andare adesso che potevamo stare un po' di più insieme.
"Lo sai vero che non ti lascio andare... quindi... potresti venire da me, tanto a mia zia stai simpaticissima, non parliamo poi di mio fratello che ti adora."
Le dissi staccandomi.
Appena sentii parlare di mio fratello i suoi occhi si illuminarono.
Era capitato che ogni tanto mio fratello chiedeva di lei e quando non ero a casa la facevo venire a trovarlo.
Lei ci pensò su per un po'. Poi sorrise felice della mia proposta.
"Affare fatto! Però alle 23 mi riaccompagni a casa!"
Dissi lei appoggiandosi al mio petto.
"Come non rimani a dormire?"
Le chiesi deluso.
Lei alzò lo sguardo e mi guardò male arrossendo.
"Scherzi? Odio mentire a mia mamma! Non posso mica dirle che vengo da te a dormire! Neanche ti conosce."
Disse lei in imbarazzo.
La guardai sorridendo e mi decisi finalmente ad alzarmi, anche perché incominciò ad essere molto freddo.
Ci incamminammo verso la mia moto e distinto le presi la mano.
Era una sensazione strana, diversa.
Tutto con lei era diverso.
Le sensazioni che provavo, gli atteggiamenti che avevo.
Ma soprattutto il pensiero costante che avevo di lei.

Mandò un messaggio a sua mamma, successivamente la aiutai a salire sulla moto e poi partimmo verso casa dei miei zii.
Appeno entrammo si sentì subito un buon profumo provenire dalla cucina.
"Zia siamo arrivati!"
Urlai io per farmi sentire non appena varcammo la soglia della porta.
"Siete? Lucas non è da Carola stasera?"
Chiese lei giustamente non avendola avvisata non poteva sapere che ci sarebbe stata anche Giulia.
"In realtà c'è Giulia..."
Dissi io trascinandola in cucina.
Lei parve molto in imbarazzo.
"Salve... non vorrei disturbare..."
Disse il mio Pasticcino con voce molto preoccupata.
Era bellissima lo avevo già detto?
Ah e avevo detto che ero felice?
"Ah! Ciao Giulia! Macché scherzi! Dovrete aspettare ancora un po' per mangiare ma tanto è ancora presto!"
Disse mia zia abbracciandola e sorridendo.
Mi resi conto solo in quel momento che si erano fatte le 19, questo voleva dire che eravamo stati come minimo 3 ore sulla panchina, calcolando il tempo per arrivare a casa mia.
Sorrisi perché mi erano sembrati 10 minuti.
Trascinai Giulia su per le scale.
Lei parve ancora un po' in imbarazzo.
Avremmo cenato tutti assieme.
Stranamente non ero agitato.
Ero felice e basta.
Giulia invece non parve molto tranquilla.
Appena aprii la porta della camera di mio fratello, Giulia si precipitò su di lui.
Non si conoscevano molto bene, ma si erano voluti subito molto bene.
Nell'ultimo periodo ero arrivato al punto di essere pure geloso di mio fratello che ogni tanto passava del tempo con lei.
"Trav! Come stai?"
Lo abbracciò.
Io li guardai male.
È solo un abbraccio e quello è tu fratello.
Dopo essersi scambiati un po' di domande gli interruppi.
"Scusa perché lui ha un soprannome?"
La interrogai infastidito ripensando a come lo aveva chiamato.
Sapevo che lo avevo già fatto notare, ma ci continuavo a pensare.
Lei si girò verso di me e sorridendomi si alzò dalla sedia accanto al letto di mio fratello.
"Anche tu lo hai Occhi Verdi."
Mi disse venendomi incontro e baciandomi.
O mio dio!
Quanto ero bello quel bacio.
Era proprio quello che volevo sentire.
Poi si fermò di colpo.
Era tutta rossa e aveva gli occhi sbarrati.
Mi preoccupai subito.
Si girò verso mio fratello e divenne ancora più rossa.
A quel punto capii che si era vergognata di avermi baciato davanti a mio fratello.
"Tranquilla Pasticcino ha già visto un bacio in vita sua."
La presi in giro.
Mio fratello ci guardò ridendo.
Lei mi schiaffeggiò il braccio e dopo un po' di tempo il suo imbarazzo se ne andò via.
Più tardi mia zia ci chiamò dalla cucina e scendemmo in cucina.
Io aiutai mio fratello a scendere dal letto e a scendere le scale.
"Lo zio?"
Chiesi a mia zia appena entrai in cucina.
"È dietro di te."
Rispose sorridendomi.
Mi girai e incontrai lo sguardo di mio zio.
Era come un padre per me, anzi era mio padre.
Era molto alto e massiccio di corporatura.
Se non lo si conosceva poteva sembrare una persona dura e fredda.
Ma in realtà era un pezzo di pane.
Lo salutai e vidi il suo sguardo non rivolto verso di me, bensì verso la mia ragazza.
Era la mia ragazza?
Pensavo fosse quello il nostro rapporto adesso.
Non ne avevamo parlato, ma per me lo era sicuramente.
"Ah, ehm... Giulia lui è mio zio. Zio lei è Giulia, la mia ragazza."
Quando dissi quella frase Giulia girò subito lo sguardo verso di me, colpita e confusa.
Dopo un attimo di esitazione mi sorrise.
Poi tornò con lo sguardo verso mio zio.
"Ci siamo già visti... comunque piacere di conoscerla..."
Gli disse titubante.
Mio zio guardò prima me, poi mio fratello, poi mia zia e infine guardandola negli occhi le porse la mano.
Parve molto confuso.
In effetti era la prima volta che portavo una ragazza a casa.
In realtà era proprio la prima volta che avevo una ragazza.
Cercai di non pensarci troppo.
Ci sedemmo tutti a tavola e dopo un momento di imbarazzo dovuto al comportamento di mio zio, iniziammo a mangiare.
Lui non era cattivo, diciamo che non dimostrava molto l'affetto.
Probabilmente era preoccupato per me, lo sapevo già.
La cena andò molto bene e mangiammo come dei buoi.
Finito di mangiare cercai di trascinare Giulia in camera mia.
"Aspetta fammi aiutare tua zia a mettere apposto..."
Si lamentò Pasticcino tirandomi indietro.
Decisi allora di prenderla in braccio e portarla di peso in camera.
Lei ridacchiò.
Chiusi la porta a chiave e la poggiai sul letto.
"Sono le 21, fra due ore devi essere a casa. Non voglio perdere neanche un minuto."
Le dissi guardandola negli occhi.
Lei mi sorrise.
"Sentiamo... e cosa vorresti fare?"
Mi chiese lei sorridendo maliziosamente.
"Io avrei una decina di idee..."
Le dissi con un grande sorriso.
Lei diventò tutta rossa e sgattaiolò indietro verso la testiera del letto.
Io la seguii divertito.
Circondai il suo corpo con le mie gambe mettendomi a cavalcioni su di lei e tenendola per i polsi.
"A cosa stai pensando?"
Le chiesi io vedendola pensierosa.
"È vero quello che hai detto di sotto?"
Chiese dubbiosa.
"Cosa ho detto di sotto?"
Ero confuso.
"Che sono la tua fidanzata..."
Disse lei abbassando lo sguardo.
Rimasi un po' colpito da quella domanda.
Certo che era vero.
"Se vuoi ti scrivo un bigliettino? Un contratto?"
La provocai.
Lei cercò di allontanarsi fingendosi offesa.
Io la trattenni ridendo.
"Oggi non mi scappi."
Dissi divertito.
Mi stava guardando intensamente.
Smisi di ridere.
"Non l'ho mai fatto..."
Rispose lei.
Il mio cuore perse un battito.
Stava aspettando il mio bacio, e io non la feci aspettare a lungo.
Pian piano il bacio si approfondì e lei mi ribaltò mettendosi sopra di me.
Okay così era troppo.
Mi stavo sentendo un po' accaldato.
Mi bloccò i polsi, anche se non aveva una grande forza.
Sorrisi.
Ma lei mi guardò seria.
"Abbiamo tutto il tempo che vogliamo vero? Non solo queste due ore?"
Chiese lei preoccupata.
Io le sorrisi, mi liberai le mani e le presi il volto.
"Fino a quando non ti stuferai di me, Piccola..."
Dissi io prima di ricominciare a baciarla con foga.
Iniziai a baciarle il collo e le tolsi cautamente la maglietta.
Non volevo affrettare nulla.
La mia intenzione non era di certo quella di portarmela a letto.
La ammirai ma venni interrotto da un suo seguente bacio.
Decise anche lei di togliermi la maglietta.
Mi scrutò per bene e iniziò ad accarezzarmi gli addominali.
Il contatto con la sua mano mi fece gemere.
Piano piano però iniziò a scendere, il che non andava affatto bene.
"Non mi stuzzicare Pasticcino."
Le dissi con voce roca.
Ribaltai nuovamente la situazione e mettendomi sopra di lei iniziai a torturarla di baci sul collo, sul seno e naturalmente sulle sue labbra.

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