55.
Giulia pov.
"Quindi fammi capire sei fidanzata o no?"
Mi rivolse la parola Andreas dopo un lunghissimo lasso di tempo durante il quale nessuno aveva parlato, cullati l'uno dal respiro dell'altro.
Mi aveva portato nell'edificio abbandonato.
Quel edificio abbandonato dove mi aveva portata durante quella giornata nuvolosa.
Mille ricordi mi ritornarono in mente, come se non fossero veramente passati tutti quei mesi senza di lui.
Mi fece strano ritornare nuovamente in quel meraviglioso posto che era rimasto sempre uguale.
Mi aveva chiesto di scendere perché erano delle scale abbastanza difficili da fare anche da soli, figuriamoci con un koala avvinghiato.
Ma non mi aveva comunque mai lasciato la mano.
Arrivati in cima ci eravamo seduti per terra mentre lui da dietro mi teneva stretta a se.
Era come se si fossero cancellati gli ultimi cinque mesi.
Eravamo tornati quelli di prima.
Essendo sera la vista era, se possibile, ancora più bella della volta precedente.
Le nuvole che c'erano l'ultima volta non c'erano più, quindi si potevano intravedere anche delle piccole stelle.
Non ero mai stata così in pace in tutta la mia vita.
"Giulia?"
Mi richiamò lui incitandomi a rispondere.
Quasi intimorito dalla risposta.
"No, non sono fidanzata."
Ammisi.
<Non sono stata con nessun' altro dopo di te>, avrei voluto aggiungere.
Invece non dissi nulla.
Lo sentii sospirare dietro di me.
"Te invece?"
Chiesi io non essendo molto sicura di voler sapere la risposta.
Mi sarei sentita malissimo se la risposta fosse stata affermativa.
"No, no!"
Rispose lui velocemente, come se la risposta fosse scontata.
Per me non lo era.
Per niente.
Per un lungo periodo avevo deciso che lui probabilmente avesse conosciuto un'altra ragazza.
Era l'unica spiegazione che mi potesse venire in mente.
Era un bene che io fossi di schiena e che quindi non potesse vedere il mio viso sollevato da quella notizia.
Non dovevo cantare vittoria troppo presto però.
Perché poteva benissimo essere che mi avesse lasciato comunque per una ragazza per poi essersi nuovamente lasciati.
Mi accigliai a quell'idea.
L'idea di lui con un'altra ragazza mi turbava allora, come mi turbava in quel momento.
Questa consapevolezza mi fece capire che non lo avevo dimenticato per niente.
Ero veramente così debole?
Era bastato un suo sguardo per farmi capire che ero ancora innamorata di lui.
Perché sì, nonostante tutto lo amavo ancora.
Quella consapevolezza mi fece venire i brividi.
"Non sono stato con nessuna dopo di te..."
Sussurrò a voce bassissima come per smentire i miei pensieri.
Sussultai a quelle parole e mi girai immediatamente ad incontrare il suo sguardo.
Diceva la verità.
Lo capivo da come mi guardava.
La felicità che provai in un primo momento si dissolse con la stessa velocità con cui era arrivata.
Avevo trascorso la maggior parte del tempo con questa convinzione, sapere che era solo frutto della mia immaginazione mi turbò molto.
Se non mi aveva lasciata per un'altra ragazza, qual era stato il motivo?
Avevo quella domanda sulla punta della lingua da quando ci eravamo distesi.
Avevo l'esigenza di domandarglielo, ma avevo paura di rovinare quel momento.
Ma dovevo.
Non sarei riuscita ad andare avanti senza una risposta concreta e sincera.
"Perché te ne sei andato?"
Sussurrai io ad un millimetro dal suo viso.
Il nostro contatto visivo si dissolse.
Non mi stava più guardando.
Quello che temevo avrebbe fatto.
Aveva la testa bassa e lo sguardo che vagava dappertutto tranne che nel mio.
"Andreas rispondimi ti prego, devo saperlo..."
Lo supplicai con la voce rotta.
A quel punto mi ero completamente girata verso di lui.
Non mi guardava ancora e io decisi di prendergli le guance con entrambe le mani e lo obbligai a guardarmi.
"Occhi Verdi ti supplico...."
Sussurrai nuovamente.
Spalancò gli occhi.
Sembrò strano anche a me chiamarlo di nuovo così.
Sussultò alle mie parole e finalmente dopo altri secondi di silenzio che mi sembrarono ore, si decise a parlare.
"Dovevo farlo, dovevo andarmene..."
Si bloccò.
Vedevo che faceva molta fatica ad esternare i suoi sentimenti.
Mi faceva stare male vederlo così turbato.
"Ti giuro che è stata la cosa più difficile che io abbia mai fatto, ma dovevo. La scuola ormai era finita e dopo quello che ti è successo..."
Fece un'altra pausa e strinse i pugni mentre pronunciava quelle parole.
Poi riprese a parlare guardandomi finalmente negl'occhi.
"Io stavo così male, mi sentivo colpevole e non riuscivo a non essere arrabbiato con me stesso..."
O mio dio.
Si sentiva in colpa?
Di cosa?
Non centrava nulla con quello che mi era successo.
"Dimmi per favore che non pensi di essere responsabile di quello che mi è capitato ti prego..."
Pregai facendomi sfuggire una lacrima che lui prontamente mi asciugò.
"Adesso non lo credo più o almeno in parte. Ma in quel periodo ne ero veramente convinto e credevo che più tempo passavo con te, più ti avrei messo in pericolo.
L'idea di lasciarti mi logorava dentro, ma non avevo scelta.
Dovevo proteggerti, io non avevo un'altra possibilità... e... quello... quello era il modo migliore.
Ancora adesso dovrei starti lontano... ma... non credo di potercela fare... adesso che ti ho di nuovo tra le mie braccia ho capito che non posso più.
Appena ti ho rivista oggi in cucina, ho percepito ancora una volta quanto mi eri mancata e quanto ho bisogno della tua presenza nella mia vita.
Ora ho capito che il mio allontanamento da te, era soprattutto un atto di egoismo, perché l'ho fatto per la paura di perderti... e ti chiedo scusa. Non ti meriteresti questo e io sono dannatamente fortunato anche solo a parlarti..."
Ero sbalordita.
Stordita.
Scioccata.
Era la cosa più dolce che io avessi mai sentito.
Il mio cuore si era gonfiato nel petto e minacciava di esplodere.
Lo guardai ancora confusa, poi gli gettai nuovamente le braccia al collo.
Perché non avrei dovuto credergli?
Lo vedevo che era sincero.
Ero così innamorata di lui.
"Occhi Verdi?"
Lo chiamai con la bocca premuta nell'incavo del suo collo.
"Mmm...."
Rispose lui mentre mi lasciava piccoli baci sulla testa.
Sorrisi a quel gesto.
"Mi ami ancora? Perché io si..."
Chiesi a bassa voce, pregando in una risposta affermativa.
Anche perché avendogli appena confessato di amarlo, una sua risposta negativa sarebbe stata imbarazzante.
Ma cosa mi prendeva quella sera?
"Ti amo tantissimo Pasticcino."
Queste quattro parole divennero in un baleno le mie preferite e dovetti chiudere gli occhi per non scoppiare a piangere dopo che mi aveva chiamata in quel modo.
Quando li riaprii feci nuovamente scontrare le nostre labbra.
Capii che prendere l'iniziativa mi piaceva ancora di più, perché amavo lo stupore che provava non appena entravamo in contatto, per mia decisione.
Il bacio questa volta si fece ancora più infuocato di quello di prima.
Cercai di trasmettergli tutto il mio amore e il desiderio che provavo in quel momento.
E lui fece lo stesso con me.
Eravamo due persone che erano state divise per un lungo periodo, troppo lungo, ma che ora si erano ritrovate e sarebbe stata dura dividerle nuovamente.

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VERT
RomanceAndreas è un ragazzo difficile, cupo e soprattutto pieno di preoccupazioni e di dolore. In questo momento ha un solo obbiettivo: vendetta. Non vuole avere distrazioni, non vuole altri problemi e soprattutto non vuole legarsi ad altre persone. Riusci...