32.
Giulia pov.Era arrivato il primo giorno di scuola dopo le vacanze di natale.
Il resto dei giorni di ferie li avevo passati insieme ad Occhi Verdi e altre volte anche con tutto il gruppo. Infine ero stata molto anche insieme a Travis, che aveva rivisto due volte Isabel, così si chiamava, e mi aveva detto che era andato tutto bene e che si sarebbero rivisti ancora.
Mentre facevo colazione mi salì improvvisamente l'ansia.
Nella mia scuola tutti sapevano tutto di tutti e entro pomeriggio tutti avrebbero saputo della mia relazione con Andreas.
Non mi piaceva essere sulla bocca delle persone, ma sperai che quel pettegolezzo non sarebbe durato troppo a lungo.
"Ciao mamma ci vediamo dopo!"
Salutai mia mamma uscendo di casa.
Passai dal giardino per prendere la bici, ma non feci in tempo ad avvicinarmici che sentii il richiamo della moto di Andreas sul viale.
Sorrisi perché ero contenta di poter andare con lui a scuola.
Mi avvicinai e lo salutai con un bacio sulla guancia.
Lui si imbronciò.
"Guarda che vai a piedi..."
Mi minacciò.
Io sorrisi e mi avvicinai alle sue labbra.
Lo baciai con il solito trasporto che non si dissolveva mai. Il fatto che i suoi baci non mi stancassero era ormai un dato di fatto.
Lui mi morse il labbro inferiore e io risi sulle sue labbra.
"Dai su adesso muoviti che siamo in ritardo!"
Mi disse anche lui sorridendo.
Salii dietro di lui e partimmo con direzione scuola.
Non so se Andreas si accorse della mia agitazione, ma quando mi prese per mano mi tranquillizzai moltissimo.
Siccome eravamo in ritardo, non c'era molta gente che ci vide assieme.
Ci dividemmo così all'ingresso e io raggiunsi la mia classe.
Appena entrai salutai Elena e Carola e mi misi nel mio posto affianco a Matt.
"Come sta mister capelli all'aria?"
Mi chiese tirandomi delle gomitate.
"Bene."
Risposi facendogli la linguaccia.
Lui sorrise e guardò il professore che era appena entrato in classe.
Passate le prime tre ore uscii finalmente dalla classe per andare all'armadietto a mettere via i libri.
Mentre lo chiudevo vidi poco più in là Andreas all'armadietto.
Non feci in tempo a raggiungerlo che Federica si appoggiò all'armadietto affianco al suo.
Eh ma che palle!
Non credevo ai miei occhi.
Già dal primo giorno doveva rompere quella?!
Non era possibile...
Era uno scherzo, per forza.
Ma con tutti i ragazzi che c'erano, proprio a me doveva venire a dar fastidio?
Una sensazione di rabbia, disgusto e istinto omicida mi pervase tutto il corpo.
Ormai non rispondevo più delle mie azioni.
Non so cosa mi successe, ripensandoci non rifarei quello che stavo per fare.
In mia discolpa posso dire che ero accecata dalla rabbia e dalle gelosia.
Mi avvicinai a passo veloce.
Lo feci voltare verso di me.
E lo baciai.
Si proprio così.
Lo baciai...
Lui rispose subito prendendomi il viso tra le mani e assecondandomi, mentre gli si formava un grande sorriso sulle labbra.
Quando però mi accorsi di quello che avevo appena fatto, mi staccai immediatamente, in imbarazzo.
Occhi Verdi mi guardò ridendo, io mi guardai intorno e vidi un po' di gente che ci stava guardando.
Le facce di due ragazze affianco a me erano perplesse e arrabbiate, probabilmente con me.
E gli altri erano solamente dei ficcanaso.
Appoggiai la testa nell'incavo del suo collo vergognandomi ancora di più.
Dopo un bel lasso di tempo lui mi richiamò.
"Sono andati tutti via... Pasticcino... adesso puoi staccarti..."
Disse ridendo baciandomi tra i capelli.
Io alzai lievemente la testa e mi guardai in giro.
Aveva ragione non c'era più nessuno.
Che cosa avevo fatto?
Perché avevo agito in quel modo?
Mi vergognavo pure con lui.
Lui non era di mia proprietà e poi stava soltanto parlando con lei.
In quel momento ero totalmente in confusione, non mi era mai successa una cosa del genere. Credevo che in quel momento lui potesse pensare che ero solo una bambina viziata e gelosa.
Mi girai, incapace di dire qualcosa e mi avvicinai alla mia classe.
"Ferma... ferma... dove vai?"
Mi bloccò lui velocemente prendendomi il braccio.
"Ehm... in classe..."
Balbettai io insicura.
"Che hai? Perché non mi guardi...?"
Mi chiese lui preoccupato alzandomi il mento.
"Non... non avrei dovuto farlo, non so cosa mi sia preso."
Risposi io amareggiata.
Lui sorrise.
"Giulia, non potevi fare cosa migliore.
Peccato che ti sei persa la faccia che Federica ha fatto subito dopo.
Inoltre ho scoperto che c'è un'altra parte che amo di te. Ora sei ufficialmente diventata la mia piccola gelosona."
Mi sussurrò ad un soffio dal mio viso.
Sorrisi sinceramente sollevata.
Gli diedi così un bacio veloce a stampo e scappai via.
"Ti amo anche io."
Urlai io sgattaiolando in classe.
Lui mi trucidò con lo sguardo.
Ero in ritardassimo.
Bussai alla porta ormai già chiusa.
"Avanti."
Sentii dall'interno.
Aprii così la porta.
"Salve prof. Scusi ma mi avevano chiamata in segreteria per un libro a cui mancava il mio codice."
Mi inventai la prima scusa che mi venne in mente e incrociai le dite che si bevesse quella scusa.
Mi feci i complimenti e mi diedi il batti cinque da sola, poiché la professoressa mi credette subito.
Cercai di evitare gli sguardi delle mie compagne di classe e delle mie amiche e corsi semplicemente al mio banco.
"Non dire nulla ti prego!"
Pregai Matt che era già pronto per parlare.
Lui annuì e mi lasciò stare.
Lo ringraziai mentalmente.
Era la prima volta che speravo che le tre ore di scuola che mancavano, durassero di più del previsto.
Non volevo più uscire da quella classe.
Purtroppo le ore passarono, naturalmente, molto velocemente.
Sbuffai frustrata al suonare della campanella.
Non mi sfuggirono gli sguardi incuriositi di alcuni mii compagni di classe.
Cercai però di ignorarli.
Subito Carola e Elena si avvicinarono a me.
"È meglio se la lasciate stare..."
Le fermò al mio posto Matt.
Io gli sorrisi in risposta.
Le mie due amiche capirono subito e si allontanarono dopo avermi abbracciata e salutata.
Uscii dalla classe e fuori ad aspettarmi ci trovai Occhi Verdi.
"Ehi!"
Mi sorrise lui vedendomi.
"Ehi..."
Risposi io andandogli incontro.
Lui mi prese per mano e mi accompagnò all'uscita.
"Dai vieni, ti faccio vedere un posto..."
Mi disse lui.
"Andreas ma io devo andare a casa per pranzo..."
Mi lamentai.
Negli ultimi giorni ero sempre con lui, quindi mia mamma mi aveva categoricamente detto che quel giorno a pranzo, sarei dovuta rimanere a casa.
Per fortuna mancavano ancora 30 min all'ora stabilita per il pranzo.
Questo me lo fece subito notare Andreas, quindi fui costretta ad accettare.
Raggiungemmo così l'uscita e salii dietro la sua moto verso questo posto da me ignoto.
"Mi puoi dire però dove diavolo stiamo andando?!"
Urlai io cercando di farmi sentire, non capendo minimamente dove mi stesse portando.
Come a rispondermi curvò in una piccola strada che portava a un edificio non molto lontano.
Non ci eravamo allontanati molto dalla scuola ma comunque non ero mai stata in quel posto.
Mi aiutò a scendere dalla moto e mi prese la mano.
"Possibile che la conosci meglio te questa città?"
Affermai io infastidita dalla sua bravura nell'orientarsi.
Lui mi sorrise e si fermò di colpo prima di arrivare ad una porta.
Mi guardai in giro curiosa.
Era un edificio strano, sembrava disabitato, ma allo stesso tempo messo piuttosto bene.
La aprì e ci trovammo in un ingresso molto grande con solamente delle scale molto alte.
Lui mi trascinò su in cima.
"Quanto cavolo manca...?"
Mi lamentai io.
Lui sbuffò frustrato dalle mie lamentele.
Potevo essere abbastanza odiosa a volte.
Non erano le scale principali, ma delle scale secondarie, infatti erano molto più strette e laterali.
Sbuffai ancora una volta, ormai avevamo fatto almeno 6 piani.
Ma appena vidi dove mi aveva portata mi si fermarono le parole in bocca.
Non si poteva chiamare terrazza quella su cui eravamo.
Era una zona piccolissima, quasi sul tetto, ma la vista era bellissima.
Si vedeva tutta la città con tutte le case e le montagne innevate dietro.
Era una giornata nuvolosa, quindi l'effetto delle nuvole e dei pochi raggi di sole, rendeva il tutto ancora più bello.
Andreas mi circondò la vita con le braccia e iniziò a darmi dei baci sul collo.
Io mi girai e unii le nostre labbra.
Altre emozioni che non riesco a spiegare.
"Devo ammettere, anche se mi sono innamorata del tuo lato duro e cupo, questo tuo lato romantico mi ha colpito molto..."
Affermai io sorridendo.
Lui sorrise fiero e riprese a baciarmi, fino a quando non riuscimmo più a respirare.
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VERT
RomanceAndreas è un ragazzo difficile, cupo e soprattutto pieno di preoccupazioni e di dolore. In questo momento ha un solo obbiettivo: vendetta. Non vuole avere distrazioni, non vuole altri problemi e soprattutto non vuole legarsi ad altre persone. Riusci...