Un suono assordante mi svegliò dal sonno.
Sbuffai.
Non vedevo l'ora che tornassero i miei, così da potermi svegliare in un modo meno traumatico.
Sbuffai di nuovo.
Quella notte non avevo dormito molto.
Avevo la persistente sensazione di aver fatto un enorme sbaglio.
La cosa che mi aveva tormentato tutta la sera, era la facilità con cui avevo ricambiato il bacio.
Non ci avevo pensato nemmeno un secondo, lo avevo fatto e basta.
La cosa peggiore era che lo avrei probabilmente anche rifatto.
Non ero in me in quel momento, non ero solita baciare chiunque mi passasse affianco.
Tirai un gridolino di frustrazione.
Per fortuna il pomeriggio era passata a trovarmi Alice, che era molto giù di morale perché si era lasciata con Thomas, il suo ragazzo.
Stavano insieme da un anno ormai, lui frequentava il primo anno di università.
Si vedevano quindi già poco, ma Alice si era già organizzata per frequentare un'università vicina a lui.
Era distrutta.
Così avevo pensato a rassicurarla e consolarla, non pensando così ai miei problemi.
Rimase anche a cena da me e passammo una serata abbastanza carina.
Non le raccontai niente, non mi andava di dire nulla, perché ero convinta che avrebbe pensato ancora peggio di Elena.Le urla di mio fratello mi fecero alzare definitivamente dal letto.
Quella mattina fu ancora più difficile alzarmi e vestirmi.
Mi preparai lentamente, feci colazione e Luca mi accompagnò a scuola.
Arrivata a scuola salutai Elena e Carola ed entrammo in classe tutte insieme.
Nonostante ci provassi non riuscivo proprio a stare attenta, stavo pensando a tutt'altro.
Di questo purtroppo Elena si accorse e mi disse che non sarei riuscita a nasconderle il motivo ancora per molto.
Perché ci pensavo così tanto?
Dopotutto era solo un bacio no?
Tantissime persone lo davano così per scontato.
Probabilmente lui non ci stava minimamente pensando.
O mio dio la dovevo smettere.
Passate le prime tre ore strazianti, andai alle macchinette a prendermi una cioccolata.
Mi pentii immediatamente della mia scelta.
Cominciavo a pensare di non dover andare più a quelle dannate macchinette.
Mi picchiai mentalmente.
Quell'immagine schifosa mi sarebbe rimasta impressa tutta la giornata.
Vidi avvinghiata ad Occhi Verdi, Federica.
La famosa Federica.
Federica era una ragazza molto carina della mia classe. Al contrario di come si può pensare non era bionda e non era nemmeno nella squadra delle cherlieder.
Invece che era una "donna di facili costumi" era vero eccome.
Non solo lo stava abbracciando e palpando ma lo baciò anche.
Quell'immagine mi fece venire i conati.
Non dovevo essere triste o arrabbiata, lui non era mica il mio ragazzo.
Ma l'idea che quelle labbra mi avessero baciata meno di 24 ore prima mi fece venire il voltastomaco.
Mi girai e riuscii a non farmi vedere cercando disperatamente un bagno. Arrivata mi sciacquai la faccia e soprattutto la bocca.
Stupidamente pensai che quella mossa avrebbe cancellato le sue labbra dalle mie.
Passai tutto il resto della pausa lì e al suono della campanella ritornai in classe.
"Ehi Giulia dove eri finita? Non ti ho più vista!" Mi disse Carola.
"Dovevo consegnare un foglio in segreteria scusa."
Mentii sorridendo con una specie di smorfia.
Vidi Elena che mi guardava in modo strano.
Io feci finta di niente e mi andai a sedere per incominciare ad ascoltare il prof. di storia.
Finirono anche le ultime tre ore di lezione e mi precipitai di corsa all'uscita della scuola.
Mio fratello non poteva venirmi a prendere quel giorno quindi dovevo tornare a piedi.
E ciliegina sulla torta stava anche piovendo.
Poteva andare peggio quella maledetta giornata?!
"Ehi pecorella come stai?" Sentii chiamarmi da dietro.
O mio dio.
Solo una persona al mondo mi chiamava pecorella!
Appena riconobbi chi fosse mi girai di scatto.
Mi vennero le lacrime agli occhi e corsi verso di lui saltandogli addosso.
"Oh mio Dio Alan! Alan sei tu? Come sei cambiato! Come stai? Che cosa fai? Perché non mi hai più scritto? Cosa ci fai qui?"
Lui mi fermò mettendomi la mano sulla bocca.
"Ehi frena adesso rispondo a tutto!" Disse sorridente.
Alan era un mio amico e soprattutto un amico di mio fratello.
Quando eravamo piccoli, ma anche alle medie, stavo spesso con loro quindi ero cresciuta pure con lui. Gli volevo un sacco di bene. Era un secondo fratello per me.
Mi chiamava pecorella perché da piccola, mettevo tutto il tempo dei calzettoni pelosi bianchi. Delle volte li mettevo anche d'estate per quanto mi piacevano.
Con quelli sembravo proprio una pecora.
Ero così felice di vederlo che mi dimenticai di tutto il resto!
Iniziò quindi a raccontarmi del suo anno sabbatico e che aveva viaggiato per tutto il mondo, per questo non era sempre facile scriverci.
Decidemmo così di andare a prendere la cioccolata che non avevo preso la mattina.Andreas Pov.
Finalmente era finita anche quella giornata di scuola.
Già la scuola non è che mi fosse mai piaciuta troppo, poi in aggiunta la dovevo fare in una lingua che non conoscevo ancora perfettamente.
Ma io sapevo che il motivo era il motivo giusto.
Avrei fatto qualsiasi cosa per lui.
Meritava questo e molto molto di più.
Dopotutto era tutta colpa mia.Andai all'armadietto a lasciare i libri.
Siccome sapevo che la classe di Giulia era vicino al mio armadietto, andai a dare una sbirciatina per vedere dove fosse finita.
Non c'era, le sue amiche erano ancora dentro, ma lei era già uscita.
Quindi uscii dalla scuola dopo aver salutato tutti i miei compagni.Quando fui fuori, vidi Giulia in braccio ad un altro ragazzo.
Sembrava contentissima e una strana sensazione mi pervase lo stomaco.
Mi faceva imbestialire il modo in cui quel tipo la guardava.
Le metteva le mani sulle spalle, la abbracciava le sorrideva.
Perché mi dava così fastidio?
Perché stavo reagendo così?
Mi avvicinai. Avevo Giulia di spalle e lui difronte al lei.
E lo vedevo molto bene.
Era alto, moro, ciuffo che neanche lo avesse leccato un cane e infine quella faccia da sberle con quel sorriso.
Gli avrei staccato i denti uno ad uno.
Ad un certo punto mentre mi avvicinavo vidi Giulia annuire e prendere lui a braccetto.
Mi ripresi così dalla rabbia.
Che cazzo stavo facendo?
Che cosa avrei detto una volta arrivato lì?
Ero forse impazzito?
Quella notte avevo dormito pochissimo!
Si ero sicuramente quello.
Forse era meglio andare a casa e non pensare a Pasticcino.
Pasticcino.
La chiamavo Pasticcino perché io adoravo i pasticcini, e lei era adorabile.
Poi quando la avevo baciata la sera precedente, aveva tutta la torta alla panna sparsa sulle sue labbra carnose. Quindi non c'era soprannome più corretto.
Okay dovevo smetterla!
Dovevo andarmene.
Tornai al vero scopo per cui mi ero trasferito.

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VERT
RomanceAndreas è un ragazzo difficile, cupo e soprattutto pieno di preoccupazioni e di dolore. In questo momento ha un solo obbiettivo: vendetta. Non vuole avere distrazioni, non vuole altri problemi e soprattutto non vuole legarsi ad altre persone. Riusci...