20.
Giulia pov.Non avevo la cognizione del tempo.
Forse passarono tre settimane.
Si penso tre settimane.
Avevo sempre pensato che le persone che facevano i depressi per un ragazzo o una ragazza erano degli stupidi.
Forse perché non mi era mai capitato di soffrire così tanto.
Non volevo sembrare, appunto una stupida, quindi cercavo di fare finta di sorridere. Uscivo con le mie amiche, con Matt e cercavo il più possibile di ignorare Andreas.
Era capitato alcune volte che fossimo a pausa tutti insieme ma io fingevo sempre di dover fare qualcosa.
Una volta dovevo andare in biblioteca, l'altra in segreteria, l'altra al bagno oppure dovevo copiare dei compiti.
Credo che della tensione tra me e Andreas se ne fossero accorti un po' tutti.
Infatti le volte in cui ci ritrovavamo tutti insieme diminuivano molto.
Mi dispiaceva.
Ma non potevo farci nulla.
Non riuscivo a stare neanche cinque minuti nella stessa stanza con lui.
Mi sentivo un pagliaccio mentre fingevo che andasse tutto bene.
Mi sentivo una bugiarda nei confronti delle persone che mi volevano bene.
Ma sperai che sarebbe passato tutto velocemente."Ciao, a domani."
Dissi io allontanandomi da Elena.
Ero uscita con le mie amiche in un bar in una sera di novembre, faceva freddissimo.
Ci stavamo salutando, io avevo chiamato un taxi che sarebbe arrivato in 5 minuti.
Salutate le mie amiche mi incamminai verso il luogo di ritrovo con il taxi.
Dopo aver controllato l'ora sul cellulare spostai lo sguardo e persi dieci anni di vita.
Mi fermai di colpo.
All'entrata del locale c'era Andreas, per terra, con una bottiglia in mano.
Aveva la faccia distrutta.
Guardava un punto fisso davanti a lui.
Non ci pensai due volte e mi avvicinai.
Non dovevo farlo per forza, ma vederlo in quello stato mi faceva soffrire e far finta di nulla mi avrebbe fatto soffrire ancora di più.
Lui dopo un po' alzo lo sguardo verso di me.
"Pasticcino..."
Disse.
Era piuttosto ubriaco.
Presi cautamente la sua bottiglia in mano e la buttai in un cestino li di fianco.
Successivamente mi accucciai alla sua altezza e lo guardai aspettando che dicesse qualcosa.
"Non ne posso più..." iniziò a parlare.
"Non ce la faccio più a vedere mio fratello soffrire anche se si risvegliati, non ce la faccio più a cercare di trovare un colpevole per quello che è successo, se tanto non cambierà mai nulla. Non ne posso più di odiare i miei genitori. Non ne posso più di questa situazione che si è creata tra di noi. Lo so che è tutta colpa mia, ma ti chiedo scusa. Scusa veramente. Lo so che egoistico da parte mia. Ma vorrei almeno che tornassimo amici... Io non ti voglio perdere del tutto... ho bisogno di te, mi sembra che stia andando tutto a rotoli, mio fratello sta meglio ma io no, vivo nell'odio e non so come fare..."
Quelle parole mi spiazzarono... non sapevo cosa dire.
Stava così male?
Perché non me n'ero mai accorta?
Ero stata così egoista e avevo pensato solo al mio dolore.
Anche se era stato lui quello che mi aveva trattata male non era detto che lui non soffrisse.
Io e lui non potevamo essere amici. Questo lo sapevamo entrambi.
Ma mi parlò con occhi così tristi.
Mi sembrava cosi indifeso in quel momento.
Non potevo non assecondarlo.
Sarebbe stata dura, questo lo sapevo, ma forse sarebbe stato più sopportabile.
"Va bene...stai tranquillo, ora però andiamo a casa okay"?
Lui mi guardò stupito.
Sorrise.
Con un sorriso molto triste.
Gli porsi la mano.
"È arrivato il mio taxi."
Gli sorrisi io.
Lui afferrò la mia mano e entrammo nel taxi.
Non la lasciammo la mano. Rimanemmo così anche all'interno del veicolo.
Andava bene a tutti e due.
Dopo aver detto la mia via di casa Andreas si appoggiò del tutto sul sedile.
Nessuno dei due parlò.
Appena la macchina accostò sotto casa mia scesi dalla macchina e prima di chiudere la porta pagai il taxi e dissi al conducente la via di Andreas.
"Ciao Andreas."
Dissi piano.
Non aspettai risposta e chiusi la portiera girandomi.
Non sapevo cosa sarebbe successo da quel giorno.
Sicuramente non sarebbe stato facile per me.Andreas pov
Tutti che mi volevano fare da psicologi.
Prima Lucas, poi mio fratello, mia zia e adesso ci si metteva pure il tassista.
Lo sapevo anche da me che ero un coglione non serviva dirmelo ogni volta.
"Non si deve far soffrire le ragazze, e lei soffriva, per colpa tua..."
Ripeté questa frase guardandomi dallo specchietto.
Non risposi.
Pagai quel rompi balle e uscii dal taxi per entrare successivamente in casa.
Mi buttai sul letto senza neanche cambiarmi.
Ero stufo, stanco.
Avevo fatto la cosa giusta?
Non lo sapevo.
Però addormentarmi con la consapevolezza di poterle stare accanto mi fece addormentare felice, cosa che non succedeva da molto.Giulia pov.
Nelle prime settimane, dopo quella sera, tra di noi regnava ancora l'imbarazzo.
Con il tempo però riuscimmo a sentirci un po' più a nostro agio.
Ovviamente non era mai capitato di trovarci soli senza altre persone.
Pensavo sarebbe stato peggio, ma in realtà dovevo ammettere che la situazione era diventata più leggera.
Mancavano pochi giorni a Natale, e io ero in città con Matt a prendere i regali di Natale.
Per lui lo avevo già preso: avevo trovato una bellissima cintura di un colore che lui non aveva ancora. Matt amava le cinture ne aveva tipo una cinquantina.
Per Elena avevo preso un ciondolo da aggiungere al suo braccialetto e per Alice una borsa calda da riscaldare elettricamente, Alice era in fissa in quel periodo con le borse calde.
Mi mancavano ancora mio fratello, Laura, i miei genitori, Carola e Andreas.
Dopo mezz'ora di ricerca riuscii a sistemare quelli per i miei genitori con l'aiuto di Matt.
Presi a mia mamma un berretto e dei guanti molto carini. Così non si sarebbe più lamentata del freddo. A mio papà presi una camicia.
Per Carola trovai un bellissimo portafoglio e per Laura una sciarpa molto carina.
Ero sfinita, ogni Natale per me era una sfacchinata, anche perché mi riducevo sempre all'ultimo.
Salutai Matt che doveva tornare a casa.
Mentre rientravo a casa anche io, passai da un negozio di elettronica e trovai l'illuminazione per l'ultimo regalo che mi mancava.

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VERT
Roman d'amourAndreas è un ragazzo difficile, cupo e soprattutto pieno di preoccupazioni e di dolore. In questo momento ha un solo obbiettivo: vendetta. Non vuole avere distrazioni, non vuole altri problemi e soprattutto non vuole legarsi ad altre persone. Riusci...