46.
Giulia pov.
Avevo la mano che mi tremava.
Stavo indugiando decisamente troppo sulla soglia della porta degli zii di Andreas e Travis.
Stavo facendo la cosa giusta?
Se andavo era perché volevo rivedere Andreas?
Se non andavo ero una codarda che faceva un torto a Travis?
Era da una settimana che queste domande mi tormentavano.
Quella domenica pomeriggio mi ero finalmente decisa: sarei andata al compleanno, avrei salutato Travis, gli avrei fatto gli auguri e sarei rimasta lì, il meno possibile.
Ma iniziavo a dubitare di quella decisione.
Lo stavo facendo veramente per lui?
Sicuramente avrebbe capito se gli avessi dato il regalo un'altra volta.
Potevo benissimo dire che non mi sentivo bene.
E invece perché mi trovavo li?
Perché non ero a casa mia?
Perché faceva così caldo?
Si faceva decisamente troppo caldo.
"Quel campanello si consumerà a forza di guardarlo..."
Sobbalzai a sentire una voce profonda dietro di me.
Ero troppo immersa nei miei pensieri che non avevo sentito nessun movimento.
Ma non era una voce qualsiasi.
Purtroppo l'avevo riconosciuta.
Mi voltai con la mano al petto ancora presa dallo spavento.
"Scusa non ti volevo spaventare..."
Disse lui abbassando lo sguardo.
"N..non ti preoccupare..."
Sussurrai io incapace di parlare normalmente alla sua vista.
Era vestito in modo decisamente insolito.
Indossava una felpa perché faceva fresco ma dei pantaloncini corti da calcio.
Io portavo una maglietta larga e una gonna con le calze.
Quel giorno faceva sicuramente freddo per essere aprile.
Ma in ogni caso non potevo negare che era veramente bello da togliere il fiato.
I capelli erano come al solito disordinatissimi e in una mano teneva un sacchetto pieno di bottiglie e nell'altra mano teneva un grande quantità di contenitori per la pizza.
Iniziai a essere gelosa di quegli oggetti.
Volevo essere io quella presa dalle sue mani.
Mi mancava.
Mi mancava così tanto.
Averlo così vicino non aiutava sicuramente.
Vederlo.
Vedere le sue labbra.
Le sue braccia.
Okay dovevo decisamente darmi una calmata.
Notai che anche lui mi stava fissando.
Mi ripresi da quello stato di trans e presi l'iniziativa.
"Hai bisogno di una mano?"
Chiesi indicando i cartoni della pizza.
Lui mi guardò inizialmente non capendo poi si riprese anche lui e mi sorrise.
"Potresti prendermi le chiavi che sono nella tasca dei pantaloni? Dubito che sentiranno il campanello dato che hanno già messo la musica alta."
Affermò guardandomi.
Oddio perché mi sentivo così vulnerabile sotto il suo sguardo.
Non riuscivo a guardarlo negli occhi.
Era come essere nuda davanti ad un palco.
La sensazione sarebbe stata la stessa.
Annuii incapace di ribattere e gli girai attorno per prendere le chiavi.
Il solo contatto con le sue tasche mi fece ribollire il sangue nelle vene.
Cercai di non farlo notare e facendo la disinvolta raggiunsi velocemente la porta che aprii successivamente.
Quando gliela tenni aperta e incrociai il suo sguardo dovetti reggermi alla maniglia per non cadere e scoppiare a piangere.
Essendo buio fuori non avevo ancora visto i suoi meravigliosi occhi.
Ma adesso all'interno della casa illuminata si vedevano perfettamente.
Tolsi lo sguardo il più velocemente possibile e mi chiusi la porta alle spalle.
Presi un respiro profondo e mi dissi che ce l'avrei potuta fare.
Sarei riuscita a non morire di dolore al petto se avessi evitato il suo sguardo, le sue braccia, il suo meraviglioso petto, il corpo, i capelli.... insomma avrei dovuto evitarlo.
Ma il piano sembrava essersi già rovinato in partenza dato che neanche ero arrivata e già lo avevo incontrato.
"Giulia!"
Sentii chiamarmi da dietro le spalle.
Mi girai dopo essermi chiusa la porta alle spalle.
"Che bello vederti Travis, tanti auguri!"
Urlai io abbracciandolo e rendendomi conto che era passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che lo avevo visto.
"Grazie Giulia. Anche io sono contento che tu sia venuta!"
Disse lui sorridendomi.
La somiglianza con Andreas era veramente notevole.
"Ehi ragazzi lei è Giulia! Giulia loro sono Bella, Daniel, Elisa, Aiden e Isabel già la conosci."
Disse Travis presentandomi ai suoi amici.
Salutai tutti sorridendo.
"Sei la ragazza di Andreas giusto?"
Chiese quello che mi sembrava fosse Aiden.
Il sorriso mi morì sulle labbra.
Oddio.
E adesso che cavolo avrei dovuto rispondere?
Stavamo insieme?
No non pensavo...
Ma che cavolo avrei potuto dirgli.
Lo stavo guardando senza dire nulla.
"Lasciala stare Daniel!"
Ringhiò Andreas avvicinandosi a me e prendendomi per mano.
Okay non si chiamava Aiden avevo confuso i due ragazzi.
Apprezzai il fatto di essere stata spostata da quella scomoda è imbarazzante situazione.
Ma ritrassi subito la mia mano da quella grande di Andreas.
Il calore che mi emanava era troppo forte e intenso.
Di nuovo il piano di evitare un contatto con lui andò a rotoli.
Lui fece una faccia molto delusa da quel mio gesto, ma cercò di cambiare velocemente atteggiamento.
"Mi aiuti ad apparecchiare?"
Chiese lui cambiando argomento.
Io annuii e iniziai a mettere i piatti sopra la tovaglia che aveva appena messo lui.
Dopo aver messo anche le posate e lui i tovaglioli mi appoggiai al bancone in imbarazzo.
Nessuno parlava.
Lui non mi guardava nemmeno.
Dovevo assolutamente dire o fare qualcosa.
Mi dava proprio fastidio quel disagio e quel silenzio che apparentemente sembravo provare solamente io.
"Simpatici gli amici di tuo fratello?"
Chiesi io guardandoli i capelli.
Okay mossa molto sbagliata.
Infatti ben presto mi venne una voglia matta di toccarglieli.
Lui alzò lo sguardo verso di me come sorpreso dal fatto che avessi aperto io il discorso.
Rimase incatenato al mio sguardo e tenendo sempre il contatto visivo con me si spostò verso destra e poi fece due lunghi passi verso di me.
Okay cosa stava succedendo?
Perché non stavo mai zitta?
No, no, no troppo vicino dovevo assolutamente allontanarmi.
Ma perché non riuscivo a muovere neanche un muscolo?
Perché le mie gambe sembravano incollate al pavimento?
Proprio quando pensavo che mi avrebbe toccato, mi venne vicino e alzando il suo braccio muscoloso aprì uno scompartimento che si trovava sopra la mia testa.
Inalai il suo meraviglioso profumo che mi mancava moltissimo.
Perché ero delusa che non mi avesse toccata?
Prese tre bicchieri e li appoggiò sul tavolo, si girò nuovamente e mi guardò di nuovo.
Il mio cuore mancò un battito.
Ne prese altri tre e fece lo stesso procedimento.
Non stavo più respirando o sbaglio?
Poi si girò di nuovo verso di me ma non prese subito i due bicchieri che mancavano all'appello.
Si fermò a scrutarmi per un tempo che mi parve infinito.
"Sei tanto bella sai..."
Affermò spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Le sensazioni che mi provocò quella frase erano surreali.
Non mi dovevo sentire così, era troppo sbagliato.
Sorrisi involontariamente.
"Mi dispiace così tanto, Pasticcino..."
Sussurrò lui.
Chiusi gli occhi quando mi chiamò in quel modo.
Sentivo la sua mano che mi accarezzava la guancia e poi scendeva lentamente sul collo.
Mi stava toccando così dolcemente che quasi non lo sentivo. Sembrava impaurito da un mio rifiuto.
Quel contatto mi diede come delle scariche elettriche in tutto il corpo.
Mi era mancato così tanto che non ero sicura di riuscire a essere ancora arrabbiata con lui.
Era sbagliato?
Dovevo odiarlo?
Probabilmente sì.
Ma non ci riuscivo.
"Lo so..."
Dissi.
Era vero.
Sapevo che era dispiaciuto, si vedeva.
Il suo volto si illuminò e mi sorrise.
Oddio quel sorriso.
Il mio cuore in quel momento avrebbe fatto invidia ad una batteria.
Lo stavo perdonando?
Veramente ero così debole?
Sarebbe stato sempre così?
Lui avrebbe potuto fare quello che voleva tanto io lo avrei sempre perdonato?
Il mio corpo supplicava di baciarlo.
La mia mente di allontanarmi.
Il mio cuore di dirgli che lo amavo e che si sarebbe risolto tutto.
Non feci nessuna delle tre cose.
Gli allacciai le braccia al collo e lo strinsi a me inalando il suo profumo.
Le sensazioni che provavo divennero ancora più forti.
Quando poi la mia mano entrò in contatto con i suoi capelli mi sentivo finalmente sicura tra le sue braccia.
Lui non si mosse inizialmente, credo perché fosse scioccato.
Poi però mi fece alzare le gambe così da poterle allacciare al suo corpo.
Mi veniva da piangere.
In quel momento mi resi veramente conto di quanto effettivamente mi era mancato.
Continuava a sussurrarmi parole dolci e di scuse.
Dentro di me sapevo già di averlo perdonato e non ero delusa da me, anzi, ero contenta, felice.
"Pasticcino mi sei mancata così tanto..."
Mi sussurrò di nuovo con il suo viso nell'incavo del mio collo.
Feci un respiro profondo e mi scostai per guardarlo negli occhi.
Lui mi asciugò una lacrima che neanche pensavo fosse scesa.
Ero drogata da quegli occhi, erano meravigliosi.
Lui continuava a guardarmi le labbra, ma non si decideva a baciarmi.
Forse era ancora preoccupato che lo avrei potuto respingere.
Mi sciolsi quando vidi il suo sguardo preoccupato.
Decisi di esaudire il nostro desiderio e feci scontrare le nostre bocche.
Chiusi gli occhi e mi concentrai sul meraviglioso sapore che aveva.
Iniziò come un bacio casto, tranquillo.
Ma dopo un po' qualcosa scattò.
Mi appoggiò al bancone e fece danzare la sua lingua con la mia come non aveva mai fatto.
Era affamato, famelico e bellissimo.
Ero piena di brividi in tutto il corpo e una sensazione stupenda si impadronì di ogni mia più profonda particella.
Quando mi staccai e lo guardai negli occhi ero in estasi.
"Occhi Verdi se mi baci così ogni volta che litighiamo, ti prego facciamolo più spesso."
Sussurrai con un voce che sicuramente non era la mia.
Lui ringhiò e chiuse gli occhi.
Poi li riaprì e si avvicinò al mio orecchio.
"Piccola se mi chiami come mi hai appena chiamato, ti darò tutti i baci così..."
Disse lui con voce roca.
Gli morsi la guancia e mi avvicinai al suo orecchio destro.
"Occhi Verdi."
Dissi con voce più sensuale che potevo.
Lui si fece sfuggire un gemito e mi fece scontrare contro la credenza e fece come promesso.
Mi baciò come aveva detto.
Oddio quelle labbra.
Se esisteva il paradiso, volevo che il mio fosse esattamente come in quel momento.
Tra le sue braccia e le mie labbra premute contro le sue.
Eravamo una cosa sola.
"Daniel, Elisa ma cosa state facendo qui?!"
Ci bloccammo immediatamente al sentire la voce di Travis che entrava in cucina.
Mi girai in quella direzione e mi sentii avvampare.
All'ingresso c'erano Daniel, Elisa e Travis che ci stavano guardando.
Probabilmente le mie guance erano rossissime.
"Mi sa che sono fidanzati, mi dispiace per te Daniel non hai speranze."
Disse Elisa dando dei colpetti affettuosi sulla spalla di Daniel.
Lo guardai e vidi che ci stava fissando curioso.
Chissà quando erano entrati e da quanto tempo ci stavano guardando.
Travis invece aveva una faccia indecifrabile.
"Oddio ragazzi andate via lasciateli in pace..."
Disse spingendoli fuori dalla cucina.
Ma prima di uscire anche lui del tutto dalla porta ci sorrise e fece l'occhiolino ad Andreas.
O mio dio.
Che cosa era appena successo?
"Okay è stato imbarazzante... molto imbarazzante."
Sussurrai io scendendo dal bancone e coprendomi la faccia ancora rossa.
"Per me è stato divertente."
Disse lui sorridendo e dandomi un bacio sul naso.
Gli diedi uno schiaffetto sul braccio e presi i due bicchieri che non aveva ancora messo sul tavolo.
"Aspetta!"
Urlò lui fermandomi.
"Che hai?"
Chiesi io agitandomi.
Lui non rispose ma si avvicinò e basta.
Mi spostò la maglietta perché mi era scesa sotto la spalla e la tirò più in su così che fosse meno scollata.
Poi continuò abbassandomi la gonna che si era alzata e mi arrivava poco più in su del ginocchio.
Lo guardai sbalordita.
"Pasticcino non replicare non voglio che ti guardi Daniel..."
Disse lui come se il ragionamento filasse veramente.
Io alzai gli occhi al cielo e mi allontanai ancora di più.
Non volevo di certo litigare di nuovo.
"Okay mamma adesso io vado in bagno e tu li vai a chiamare perché le pizze si raffreddano troppo se no."
Detto questo mi allontanai e uscii dalla cucina.
Raggiunsi il bagno velocemente senza farmi vedere e mi guardai allo specchio.
Avevo le labbra gonfie e sulle guance mi rimaneva un colore abbastanza arrossato.
I capelli erano leggermente scompigliati e avevo un sorriso troppo grande che dovevo assolutamente togliere.
Purtroppo non era facile perché mi sentivo nuovamente felice.
Avevo fatto bene?
E se fosse successo di nuovo?
Avrei sofferto tanto...
Cercai di non pensarci e dopo essermi sciacquata la faccia e sistemata il trucco e i vestiti, uscii di nuovo dal bagno.
Arrivai in cucina e tutti erano già sistemati ai loro posti.
Sorrisi nel notare Travis così felice ad essere al centro dell'attenzione.
Soprattutto vedevo che con questi amici aveva veramente un legame stretto.
Non aveva invitato molta gente ma credo che lui volesse solamente le persone più importanti per lui.
E sorrisi pensando al fatto che io fossi una di quelle.
Era fantastico.
Spostai lo sguardo verso Andreas e lo vidi impegnato a preparare i cartoni da distribuire alle persone.
Era girato di schiena e mi soffermai nuovamente a guardarlo.
Si era tolto la felpa ed era rimasto solamente in maglietta e pantaloncini.
La maglietta si stringeva e contraeva ogni volta che muoveva il braccio.
Smisi di fissarlo perché sembravo una maniaca e mi misi a sedere.
Ero vicina ad Aiden e il posto alla mia destra era vuoto, quindi immaginai ci si sarebbe seduto Andreas.
Sorrisi di nuovo all'idea di averlo vicino.
Okay dovevo smetterla di sorridere.
Non me ne accorsi neanche che aveva già finito di dare tutte le varie pizze e si era già seduto vicino a me.
Mi ritrovai con la pizza margherita davanti e girandomi verso destra lo vidi che mi fissava sorridendo.
Gli sorrisi pure io.
La cena passò tranquillamente e dopo aver mangiato un dolce che Andreas aveva comperato in pasticceria ognuno di noi diede il proprio regalo.
Andreas penso glielo avesse precedentemente già dato, io gli consegnai invece nelle mani il mio pensiero.
Lui mi sorrise e lo scartò.
Era uno degl'ultimi libri del nostro scrittore giallo preferito.
Da quello che avevo scoperto passando del tempo con lui, era che avevamo sicuramente moltissimo in comune.
Anche lui amava i thriller.
Gli piacevano i Nickelback.
Adorava la lasagna e odiava le pere.
"Spero tu non ce lo abbia già se no lo puoi cambiare."
Dissi io sorridendogli imbarazzata.
Speravo veramente gli sarebbe piaciuto.
"Oddio Giulia grazie! È l'ultimo vero? Tu l'hai già letto?"
Chiese lui vendendomi ad abbracciare.
Ricambiai l'abbraccio.
"No aspettavo che lo leggessi prima tu e poi che mi dicessi il tuo parere..."
Dissi mentre ci staccavamo.
"Grazie davvero!"
Disse sincero mentre lanciava un'occhiata di disprezzo nei confronti di Aiden che aveva appena commentato il fatto che leggesse.
Mi piaceva un sacco il modo di Travis di fregarsene del giudizio delle persone, che in fin dei conti era lo stesso che aveva Andreas.
Andreas.
Mi voltai un attimo e lo trovai ad osservarci.
Era possibile che non ci fosse una posizione in cui lui fosse brutto?
Perché era sempre così dannatamente stupendo?
Mi riscossi dai miei pensieri e mi rivolsi nuovamente a Travis.
"Anche questo è per te."
Affermai io porgendogli un altro sacchetto.
Lui mi guardò con sguardo contrariato ma si vedeva che in fondo era felice.
Non andavo d'accordo con Travis per far piacere ad Andreas, lo trovavo un ragazzo d'oro a prescindere.
Mi piaceva il rapporto che avevamo instaurato.
"O Santo cielo! Stai scherzando? Non ci credo?! Giulia sono stupendi! Come facevi a saperlo?"
Disse lui abbracciandomi questa volta con ancora più foga.
Gli avevo preso dei guantoni da box ad insaputa di Andreas perché sapevo sarebbe stato contrario.
Infatti cercai di non guardarlo perché sentivo il suo sguardo rivolto verso di me.
"Dicevi che Andreas non te li prestava mai e che ti piacevano più neri... quindi..."
Dissi in imbarazzo vedendo tutti gli sguardi su di me.
"Ma tu lo sapevi?"
Chiese con gli occhi colmi di felicità rivolgendosi ad Andreas.
In quel momento spostai lo sguardo un po' impaurita nella sua reazione.
Al contrario di quello che avrei immaginato stava trattenendo a stento un sorriso.
"Non mi ha detto nulla. Ma se me lo avesse chiesto le avrei detto sicuramente di no."
Rispose lui incontrando il mio sguardo.
Non glielo avevo detto principalmente perché non ci vedevamo da un po' ormai e poi perché sapevo che non mi avrebbe supportata.
"Giulia lo sai che ti amo vero? Se io non fossi fidanzato e tu non fossi più grande, ti avrei già sposata!"
Affermò scherzando.
Vidi Isabel sorridere e tirargli uno schiaffo dopo avergli fatto presente che c'era anche lei in quella stanza.
"La vita ogni tanto è ingiusta..."
Dissi io in tono triste.
Lui sorrise.
"E se non fosse perché sta con tuo fratello."
Puntualizzò Andreas alzando gli occhi al cielo, avvicinandosi a me e stringendomi da dietro con fare protettivo.
Quel gesto era apparentemente innocuo, ma mi diede una favolosa sensazione di felicità.
"No di quello non mi sarei preoccupato. Perché avrebbe sicuramente scelto me."
Disse Travis con aria spavalda.
Tutti risero e Andreas gli diede un pugno sulla spalla spostandosi leggermente da me.
Dopo avermi nuovamente ringraziato passò ai regali dei suoi amici.
Bella stava facendo una lunga introduzione, spiegava quanto era stato difficile trovarlo e che se non gli fosse piaciuto si sarebbe sentita molto offesa perché l'idea era stata sua.
All'improvviso sentii il respiro di Andreas vicino al mio orecchio destro.
"È inutile che te la ridi e che fai la spiritosa, tanto sappiamo entrambi che sono l'unico per te e che mi sceglieresti comunque..."
Una quantità indecifrabile di brividi mi fecero accapponare la pelle.
Non dissi nulla, troppo concentrata sulla sensazioni che mi trasmetteva la sua mano.
Partì dal collo e piano piano scese percorrendo la spina dorsale.
Arrivato all'oro della maglietta decise di intrufolarsi all'interno di essa e entrare in contatto con la mia pelle nuda.
Fui scossa da un fremito e cercai di non reagire perché mi stava solo toccando la schiena.
Il problema era il modo in cui lo faceva.
Dopo le parole che mi aveva appena detto.
Okay mi stava solo accarezzando.
Dopo essere salito di nuovo verso il collo e aver indugiato un po' troppo sul reggiseno ricominciò a scendere.
Ma questa volta non si fermò sull'orlo della maglietta, ma scese più in giù fino a sfiorarmi il sedere.
Poi risalì e dopo avermi accarezzato i fianchi, iniziò a disegnare dei piccoli cerchi sulla mia pancia.
"Solo io ti faccio provare questa sensazione non è vero?"
Disse sempre lui con voce roca.
Non riuscivo più a capire nulla.
Che cosa avevano regalato a Travis?
Non lo ricordo.
Era come se non vedessi più nulla.
Annuii con la testa non essendo capace di dire nulla.
Continuava a disegnare sul mio corpo fino a che non arrivò poco più in basso del mio seno.
Non ce la feci più.
Avevo le vertigini.
Involontariamente mi spostai e feci scontrare il mio fondoschiena contro di lui.
Un ruggito involontario uscì dalle sue labbra, ma lo fece subito diventare un colpo di tosse.
Sorrisi e continuai a muovermi leggermente.
"Pasticcino ti prego finiscila..."
Disse lui con voce roca.
Mi feci scappare una lieve risata.
"Va bene allora mi sposto..."
Affermai io cominciando ad allontanarmi.
"No!"
Urlò lui tenendomi stretta a se per coprirsi.
Tutti si girarono verso di noi curiosi.
Il sorriso mi mori sulle labbra e presto si trasformò in imbarazzo.
Per fortuna l'attenzione la spostarono nuovamente al loro regalo.
Mi girai verso di lui e vidi il suo sguardo dolorante.
Sorrisi.
"Sei una stronza..."
Mi disse guardandomi male.
Io sogghignai soddisfatta.
"Non credi che sia meglio che io me ne vada?"
Chiesi sempre ridendo.
"Direi che non ti puoi spostare perché mi devi coprire... e smettila di ridere..."
Affermò.
Mi costrinsi a non ridere e mi girai nuovamente verso i ragazzi.
In quel momento si voltò anche Travis e mi guardò.
"Noi pensavamo di guardare una maratona di film e poi andare a letto... rimani anche tu sta notte?"
Mi chiese sorridendo.
Era bellissimo vederlo sorridere e fui veramente contenta di vederlo sereno e senza pensieri.
Non sembrava neanche più la stessa persona di mesi prima.
"Voi andate a scegliere i film io e Andreas facciamo i poc corn e poi vi raggiungiamo. Guardo con voi un film e poi torno a casa che domani ho un'interrogazione.
A proposito non avete anche voi scuola domani?"
Dissi io.
"Si. Ma loro entrano due ore dopo perché manca il professore, mentre io devo andare anche la prima ora..."
Affermò frustrata Bella.
La guardai comprensiva e dopo che Aiden ebbe fatto la sua proposta del film da vedere, andarono tutti in soggiorno per decidere.
Mi spostai da Andreas e mi girai.
"Come ti senti adesso?"
Chiesi sogghignando.
"Giulia se non la smetti di ridere te la faccio pagare..."
Disse.
E così fece.
Dopo aver fatto i poc corn la maggiore parte del film non lo avevo nemmeno ascoltato, troppo impegnata ad evitare di fare figuracce.
Andreas continuava ad accarezzarmi la coscia e ad allungare la mano un po' troppo.
Era bravissimo perché intanto commentava il film e parlava come se non mi stesse facendo nulla.
Per fortuna il film finì senza imbarazzo e dopo aver salutato tutti e aver nuovamente fatto gli auguri a Travis mi diressi all'uscita.
"Ti accompagno."
Disse deciso.
Sapevo ormai che non aveva senza contraddirlo, quindi annuii e ci incamminammo verso casa mia.
Davanti al portone sentii improvvisamente un po' di imbarazzo.
Più che altro perché non sapevo come ci saremmo dovuti comportare successivamente.
Sarebbe tornato tutto come prima?
Lo avevo veramente perdonato?
Pensavo di sì.
"Ti passò a prendere domani mattina, non fare tardi. "
Affermò.
Annuii e incrociai il suo sguardo.
"Buonanotte allora..."
Gracidai.
Se in quel momento possedevo delle insicurezze, nel momento in cui eliminò la distanza tra noi due, non ce ne furono più.
Era come se in quel bacio lui mi volesse far capire quanto ci tenesse a me.
Io cercai di fare lo stesso, come meglio potevo.
Alla fine del bacio, ormai senza fiato, incrociai di nuovo il suo sguardo e sentii le parole più belle di questo mondo, che mi erano mancate moltissimo.
"Ti amo Giulia."
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VERT
RomanceAndreas è un ragazzo difficile, cupo e soprattutto pieno di preoccupazioni e di dolore. In questo momento ha un solo obbiettivo: vendetta. Non vuole avere distrazioni, non vuole altri problemi e soprattutto non vuole legarsi ad altre persone. Riusci...