Capitolo 18

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18.

Erano le 15.01 quando uscii da casa mia.
Mi complimentai da sola per la mia puntualità.
Uscita trovai fuori Occhi Verdi che mi era venuto a prendere.
Era bello come il sole, jeans stretti, giacca di pelle e i capelli sempre disordinati.
Lo salutai e salii dietro la sua moto.
Cercai di aggrapparmi a lui il meno possibile.
Non perché fossi arrabbiata, ma non mi sembrava il caso...
Okay era una cosa stupida...
Non era colpa sua se non gli piacevo in quel senso, non potevo mica obbligarlo.
Arrivammo all'ospedale in pochi minuti.
Ero molto a disagio.
"Ehm... se tipo ci avessi ripensato..."
Chiesi io titubante appena varcammo la porta d'entrata.
Lui rise.
"Dai non dire sciocchezze. Vieni forza!"
Mi disse porgendomi la mano.
"No Andreas non scherzo. Penserà che io sia una stalker o qualcosa del genere..."
Affermai terrorizzata.
Notai una strana espressione nel suo viso quando dissi il suo nome.
Effettivamente faceva strano pure a me chiamarlo con il suo vero nome.
Ormai lo chiamavo sempre Occhi Verdi, lo sapevano pure i muri.
Ma non mi sembrava il caso di chiamarlo così.
Sì, forse ero un po' rancorosa nei suoi confronti.
Ma non potevo fare nulla.
"Me lo ha chiesto lui di vederti. Sei nostra sorella giusto?"
Chiese ironicamente.
In effetti lo aveva chiesto lui, quindi tanto male non poteva succedere.
Decisi di accettare e sorrisi, ma la paura non si era dileguata.
Afferrai la sua mano e arrivammo alla stanza numero 9.
Tolsi la mia mano dalla sua abbastanza presto dato che stavo sudando.
Ero molto agitata.
"Stai tranquilla. Ci vediamo dopo."
Mi disse lui sorridendomi.
Aspetta cosa?
"No! Un attimo tu dove vai?"
Chiesi io allarmata.
"Io sarò qui fuori. Adesso muoviti. Che anche io vorrei stare un po' con lui."
Mi disse spingendomi all'interno.
Non feci in tempo a controbattere che mi aveva gia sbattuto la porta in faccia.
Oddio era ancora peggio di quello che avevo pensato.
Appena fui dentro, presi un respiro profondo e mi voltai.
Rimasi incantata a guardare la fotocopia più piccola di Occhi Verdi.
La prima volta che lo avevo visto, mentre dormiva, mi erano sembrati proprio due gocce d'acqua.
A parte il fatto che si vedeva che Andreas fosse più grande, l'unica differenza era la lunghezza dei capelli: Travis li aveva più corti.
Lui mi guardava con occhi curiosi e con un sorriso che mi ricordava moltissimo quello del fratello.
"Tu devi essere Giulia."
Mi disse sorridendo.
"Si sono io. Piacere di conoscerti Travis."
Gli risposi sorridendo e prendendo coraggio.
Lui continuava a guardarmi.
"Premetto che ti devo delle scuse. Non oso immaginare quello che hai pensato quando hai saputo che una tipa si spacciava per tua sorella e ti veniva a trovare regolarmente."
Dissi a bassa voce distogliendo lo sguardo.
"Non ti devi assolutamente scusare. Sono contento che qualcuno venisse a trovarmi."
Aveva una voce molto pacata e che mi mise subito a mio agio.
Mi sedetti vicino a lui e dopo un po' di titubanza cominciammo le presentazioni.

Andreas pov.

Era passata ormai un'ora.
Io non ne potevo più di stare fuori.
Sentivo delle fragorose risate da lì dentro, che non mi davano poco fastidio.
La cosa ancora più brutta era che non si capiva nulla di quello che si stavano dicendo.
Se non fosse stato mio fratello avrei sicuramente fatto qualcosa di cui mi sarei pentito.
Quando stavo per perdere la pazienza, finalmente uscii Pasticcino con un bel sorriso stampato in faccia.
Appena mi vide il suo sorriso diminuì.
La solita sensazione non appena la vedevo ritornò.
"Grazie... di tutto... Scusa se sono stata troppo...
Hai un fratello meraviglioso... Ci sentiamo..."
Mi disse lei frettolosamente, come se avesse appunto fretta di finire la conversazione con me.
Odiavo questa situazione che si era creata.
Ma ormai non potevo tornare indietro.
Avevo fatto la mia scelta.
"Ciao..."
Risposi soltanto, incapace di dire altro.
Mi girai per entrare nella stanza quando lei mi fermò.
"Ehm Andreas..."
Mi chiamò dolcemente.
Preferivo decisamente il suo meraviglioso nomignolo, mi suonava così strano il mio nome detto da lei.
"Dimmi..."
Sussurrai frustrato dalla voglia di baciarla.
"Mi hai fatto il regalo più bello che mi avessero mai fatto.... non so come ringraziarti..quindi grazie davvero... è stupenda..."
Disse lei sorridendomi riconoscente.
"Figurati..."
Risposi incatenando il suo sguardo con il mio.
Dopodiché lei si girò e si allontanò da me.
Dopo un attimo in cui la guardai uscire dall'ospedale entrai finalmente nella stanza di mio fratello.
"Ehi campione! Come stai?"
Urlai io sorridendo e mascherando il mio turbamento.
"Sto meglio grazie."
Rispose sorridendo.
Ancora non riuscivo a credere di averlo li vicino a me, ero al settimo cielo per la felicità.
"Hai una ragazza davvero simpatica."
Affermò lui tirandomi un pugno molto debole sul braccio.
Lo guardai stupito e confuso.
"Non è la mia ragazza."
Risposi freddo.
Lui mi guardò male e confuso.
"Oh... Andreas... sei sempre stato un disastro con le ragazze..."
Disse lui.
Io abbassai lo sguardo.
"Qual è il problema questa volta?"
Mi domandò lui dubbioso.
"Lo sai che non sono uno da storie serie. Poi non ho intenzione di rimanere qui. Quindi perché complicarmi la vita. Prima di affezionarmi a lei troppo."
Affermai io convinto.
Era sempre stato semplice parlare con lui, lo prendevo spesso in giro dicendo che sarebbe diventato un bravissimo psichiatra.
"Lo sai vero che ti sei legato già moltissimo a lei. E anche lei mi sembra molto presa da te. Il fatto che venisse qui a trovarmi. Non credo dipendesse da me. Poi prima quando le ho chiesto di raccontarmi come vi siete conosciuti le si sono illuminati gli occhi."
Affermò lui.
Questa sua affermazione mi fece sorridere.
Non dovevo essere contento non ero per niente coerente.
Ricordavo benissimo la prima volta che la avevo vista.
Avevo subito pensato che fosse bellissima.
Ma non dovevo farmi strane idee.
Sicuramente se lei avesse saputo che me ne sarei andato presto, anche lei non avrebbe voluto avere nulla a che fare con me.
"Allora se ne dovrà fare una ragione perché non è ricambiato."
Risposi poco convinto.
Lui sorrise capendo che stavo mentendo.
"Mio fratello si e finalmente preso una cotta! Da quando non succedeva? Dalle elementari?"
Rise così forte che dovetti ridere anche io.
Era meraviglioso rivederlo ridere.
Presi un cuscino che trovai li vicino e glielo lanciai.
Rimasi con lui fino all'ultimo, poi ritornai a casa.
Pensai molto a quello che mi aveva detto.

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