Quello Giusto

4.3K 279 62
                                    

Non era la prima volta che avevo degli attacchi, ma non capitavano da tanto...

Ricordo ancora i giorni dopo la morte di mio padre, passavo le giornate a piangere, non capendo perché mi aveva lasciato solo , non riuscendo a sopportare quel vuoto immenso, la sua mancanza, i suoi abbracci che non potevo più sentire. Piangevo e stavo uno schifo. E tante volte mia madre mi cullava tra le sue braccia, quando avevo attacchi di panico.

Sapevo di aver sbagliato, di averlo ferito e lo percepivo che stava male quanto me. Ma vederlo con quella ragazza, sorriderle tranquillamente, quando poi a me rivolgeva sguardi freddi, è stato la fine.

Ho pensato, l'ho perso!
Questa volta l'ho perso seriamente.

E così non c'è l'ho fatta.

Iniziai a sentirmi soffocare, guardavo Cristiano e l'unico mio desiderio era vedere gli occhi neri dell'amore mio, non i suoi, volevo che andasse via, che mi lasciasse in pace. Sentivo quei polmoni affaticarsi ancora di più e rimasi inerme in quel bagno, in balia di quelle sensazioni che piano mi stavano lasciando senza forze.
Quando mi sentì abbracciare, credevo che fosse ancora Cristiano, stavo in uno stato confusionario assurdo, ma quando udì la sua voce mi calmai di colpo, abbandonandomi alle sue braccia.

Stretto a lui, diventa tutto perfetto. Non riesco nemmeno io a capire come, ma Mario poteva uccidermi, per poi salvarmi allo stesso tempo.

"Perché siamo qui?"

Gli domando appena ferma la moto

"Non vuoi?"

"È strano che andiamo a casa tua, tutto qui"

"Oggi tua mamma non lavora, non mi sembra il caso di andare a casa tu. Anche se ci lascia liberi, non voglio approfittarne"

"Perché ti sei bloccato?" Mi chiede, vedendomi completamento di sasso.

Eh già perché mi sono bloccato.
Non ho parole, quel ragazzo mi sorprende ogni giorno di più. Si ricorda di ogni cosa, che io seriamente rimango basito.

"Ma come fai?"

"A fare cosa?"

"A ricordarti ?"

"Perché riguarda te"

Lo fisso ancora più stupito

"Cosa?" 

Chiedo ancora, ma lui non mi risponde, semplicemente mi sorride, e prendendomi la mano mi trascina dentro casa. Non c'era nessuno, solo pacchi qua e là, per casa.

Saliamo in mansarda, ed io ripenso ai giorni passati ed a quelle emozione provate in questa stessa casa.

A quel bacio rubato, a quelle cure che dolcemente mi aveva dedicato, a quando il nostro rapporto stava per inclinarsi, a come avrei potuto perderlo, a tutte le lacrime, e le urla che rimbombarono in quelle mura.

In quella stanza ho visto la sua anima disperata, il giorno in cui scoprì una parte di Mario, diversa, nuova, fragile.

E quando il mio sguardo incrocia il suo, rompe quell'atmosfera silenziosa dicendomi "Vieni qui" ed io mi fiondo su di lui, tra le sue braccia, sulla sua bocca perdutamente innamorato. Le sue mani si posano sul mio viso, approfondendo il bacio, abbandonandoci in una danza avvolgente, e profonda. Chiudo gli occhi quando scende mordicchiando la mascella, poi la gola, strappandomi un gemito di piacere quando sento la sua lingua premere sulla pelle.
Affondo le mani nei suoi capelli, inclinando la testa all'indietro, mentre continua a lasciarmi baci umidi dal collo alla spalle, per poi risalire sulla bocca.

Nel Nero dei tuoi OcchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora