Avril è nell'aula delle attività alternative per progettare un nuovo graffito per i muri della scuola: ha deciso di essere democratica riguardo ai colori e di far decidere agli altri studenti attraverso un sondaggio ed il colore preferito è risultato il verde.
Il nuovo graffito sarà fatto al primo piano del dormitorio e poco per volta farà gli altri per i restanti quattordici.
Per ora l'abbozzo del disegno è molto bello: le sfumature del verde sono bellissime e lo è anche il font utilizzato.
Ad un tratto Avril sente qualcuno entrare nell'aula.
"Disturbo?"
È George.
"Ehi! Entra pure,sto finendo il mio lavoro."
George corre verso Avril e rimane incantato dal graffito,nonostante sia completamente fuori dal suo stile,molto più classico e ricercato.
"È stupendo,davvero! L'ho sempre detto che hai un gran talento. Siete tutti artisti in famiglia?"
Il sorriso di Avril sparisce e lei abbassa lo sguardo,mentre George si guarda intorno imbarazzato.
"Ehm,scusa,forse non era una domanda da fare,insomma,non so come sia la tua situazione familiare,ma da quel che vedo non è molto buona,quindi magari non ti piace parlar...Okay,sto parlando troppo,perdonami."
Avril alza di nuovo lo sguardo,accenna un lieve sorriso e rassicura George.
"Tutto a posto. Comunque anche tu hai un gran talento,ti ho sentito mentre ti esercitavi con al pianoforte la scorsa sera. Straordinario! Come mai hai scelto di fare musica? È stata una tua scelta?"
Stavolta è George che ad abbassare lo sguardo.
"Uhm,stavolta ho fatto io la domanda sbagliata,giusto?"
George sorride.
"Bhe,no. Cioè,insomma...Ci siamo capiti."
"Abbiamo entrambi delle situazioni familiari di merda."
George annuisce e pian piano iniziano a raccontarsi le loro storie a vicenda.
"Sia io che le mie sorelle siamo sempre stati costretti ad essere i "figli perfetti": bravi a scuola,vestiti sempre in modo elegante,posati e con hobby da "persone colte", ad esempio la musica. Sono stanco. Stanco di vivere in questo involucro fatto di sfarzo e di perfezione fittizia,è tutto sbagliato. Io vorrei solo essere me stesso,magari avere anche meno beni materiali,ma più possibilità di vivere emozioni vere e soprattutto vorrei avere una famiglia,non dei manager."
Avril annuisce ed inizialmente esita a parlare,ma dopotutto,George è stato schietto e sincero con lei,quindi decide di fare lo stesso,era anche ora che ne parlasse con qualcuno.
"Io sono figlia unica,inoltre sono nata per sbaglio,i miei genitori non mi volevano,o almeno,questo è quello che mi hanno sempre fatto credere.
Sono due persone estremamente rigide,senza una minima passione per l'arte e non hanno mai accettato la mia dote artistica,anzi,mi hanno sempre sminuita dicendomi che in realtà non ero brava come pensavo."
Avril ha gli occhi lucidi e George la ascolta in silenzio con pazienza.
"Tranquilla,non sei costretta a parlarne."
Avril si asciuga le lacrime.
"No,ne dovevo pur parlare con qualcuno prima o poi."
George annuisce,mentre Avril cerca di riprendere il filo del discorso.
"Un giorno stavo disegnando sul mio album ed i miei sono entrati in camera mia invitandomi a "smettere di badare a queste sciocchezze" ed al mio rifiuto,bhe..."
Avril singhiozza.
"Mio padre mi ha preso l'album da disegno ed ha strappato tutti i fogli,mentre mia madre ha fatto sparire la tela. Non sono mai stata così male in vita mia."
George la guarda senza dire nulla e le porge un fazzoletto,mentre lei,fra un'interruzione e l'altra continua a raccontare.
"Per fortuna ho trovato sostegno in mia zia Penelope,per un po' sono stata da lei,ma non potendo tenermi a casa sua per un troppo tempo,ha deciso di proporre ai miei genitori di iscrivermi a questa Accademia,però loro hanno rifiutato di pagare l'iscrizione ; allora mia zia ha deciso di darmi la possibilità di farlo attraverso una specie di stipendio che ottengo ogni volta che dirigo un corso o che faccio dei lavori."
"Wow! E come ha fatto tua zia a convincere la preside a farti pagare l'iscrizione in questo modo?"
Avril sorride ed abbassa lo sguardo.
"Mia zia è la preside."
George sgrana gli occhi e spalanca la bocca ed Avril continua a sorridere.
"Sì,mi aspettavo una reazione del genere."
George ci mette qualche secondo per ricomporsi e realizzare la cosa: Avril è la nipote della preside.Incredibile.
"Non me lo aspettavo proprio! E trai dei vantaggi da questa cosa?"
"A parte la questione del pagamento dell'iscrizione,no,nessuno. Anzi,mia zia è una persona estremamente razionale ed oggettiva,quindi non fa distizione fra me e gli altri studenti."
Avril non aveva mai detto a nessuno di essere la nipote della preside proprio per questo motivo: non vuole che gli altri pensino che lei sia una sorta di "raccomandata",però di George si fida,ed anche degli altri amici,quindi prima o poi parlerà della sua situazione anche a loro.
I due continuano a parlare per un po' finchè decidono di raggiungere il resto del gruppo,che stavolta si è riunito in camera di Iris.
"Eccovi qui!"
"Dov'eravate voi due?"
"Nell'aula alternativa."
Mei Lin strizza gli occhi facendoli apparire più piccoli di quelli che sono già.
"Soli soletti?"
Avril la guarda perplessa.
"Ehm,sì."
Alene si alza dal letto di scatto.
"Uffa! Basta coppie! Chez ed Emilijia bastano ed avanzano! Ed anche Rick e Skyler."
Skyler diventa paonazza.
"Magari..."
Frida si guarda intorno.
"A proposito,dove sono Chez ed Emilijia?"
"Staranno facendo cose sozze."
Il gruppo si volta verso Mei Lin.
"Ma..."
"Ehm..."
"Bhe,che c'è? Farebbero solo bene!"
Frida alza gli occhi al cielo.
"A parte gli scherzi,suppongo che siano fuori,di solito dopo le lezioni vanno sul balcone a fumarsi una sigaretta. Ci raggiungeranno dopo."
Emilijia ha appena finito la verifica di matematica: a dir poco straziante,come minimo avrà preso un'insufficienza ; è solo che non riusciva proprio a concentrarsi,ultimamente ha troppi pensieri in testa,fra i quali Chester. È più di una settimana che non la calcola e non riesce proprio a capirne il perchè,le altre le hanno detto di stare tranquilla e che lui è fatto così e basta,ma lei fa seriamente fatica a crederci,anche perchè in base a cosa possono affermare questo? Troppi buchi nell'acqua.
Emilijia va sul balcone,accende una sigaretta e cerca di concentrarsi sul paesaggio davanti a lei per non pensare ad altro: le giornate si stanno accorciando ed il cielo è caratterizzato da varie sfumature di azzurro,le nuvole sono bluastre e se si osserva bene,si riesce a vedere il mare in lontananza ; come suono di sottofondo ci sono i tipici rumori di città: auto che sfrecciano,persone che parlano e musica proveniente dai numerosi artisti di strada. È tutto molto piacevole.
Ad un tratto quella tranquillità viene interrotta da qualcuno che le appare da dietro.
"Beccata."
È Chester. Emilijia rimane ferma a squadrarlo dall'alto in basso per un attimo,poi lo saluta timidamente.
"Come stai? È da un po' che non ti vedo."
"Bhe,non sono di certo io quella ad essere sparita."
Chez abbassa lo sguardo e non dice nulla,mentre Emilijia lo guarda per un attimo e si pente di quello che ha detto: è stata troppo cattiva.
"Scusami,non volevo essere sgarbata."
Chez alza lo sguardo verso il paesaggio,ma continua a tenere la bocca chiusa,allora Emilijia spegne la sigaretta e fa per andarsene.
"È meglio che vada."
Chester si volta verso di lei all'improvviso.
"Aspetta."
Emilijia esita un attimo prima di girarsi,ma poi decide di non farsi troppi problemi e si volta verso di lui in silenzio.
"Io...Ecco,volevo parlarti."
"Dimmi."
"Mi dispiace,okay? Mi dispiace di essermi allontanato così,è solo che io non me ne rendo conto."
Emilijia continua a guardarlo con un'espressione impassibile,anche se i suoi occhi riflettono tutt'altro.
Chester cerca di dare una spiegazione al suo allontanamento senza arrivare ad al punto,ma quando percepisce la confusione di Emilijia,decide di dirle la verità nuda e cruda: le parla del suo disturbo.
Durante la narrazione,Emilijia mantiene uno sguardo fermo lasciando Chester confuso: cosa starà pensando? È spaventata? Turbata? Lo capirebbe. Nessuno vuole avere a che fare con un mostro.
Improvisamente,proprio quando la situazione stava diventando imbarazzante a causa del silenzio,Emilijia lo abbraccia.
"Non mi importa,io non ti giudicherò mai. Mi piaci così come sei."
Chester la stringe a se e nel mentre sente un brivido lungo la schiena ed uno strano e piacevole calore nel petto.
I due rimangono così per un lasso di tempo infinito,ma che a loro pare essere anche troppo poco,finchè non si accorgono che Mathias e Mei Lin stanno scattando loro una lunga serie di foto.
"Scusatemi,faccio servizi fotografici solo a pagamento."
Mei Lin sbuca fuori dal suo "nascondiglio".
"MA SIETE ADORABILI!"
Chez ed Emilijia decidono di ignorare i commenti da vera fangirl di Mei Lin e di raggiungere gli altri in camera di Iris.
Una volta entrati in camera,tutti salutano Chester come se non lo vedessero da una vita.
"Ma guarda chi si vede!"
"Chez!"
"Come sta il nostro Edward Cullen dei poveri?"
Chester alza gli occhi.
"Edward Cullen dei poveri mi mancava."
I ragazzi sorridono,e mentre Emilijia si volta per parlare con gli altri,Iris si avvicina a Chester.
"Allora? Le hai parlato?"
Chester non le risponde subito,continua a guardare Emilijia che si volta per un attimo verso di lui e gli sorride.
"Sì,le ho parlato."
Iris guarda Chez soddisfatta: si sente felice di esser riuscita a farli chiarire.
"E quindi...?"
Chester sospira.
"Grazie,Iris."
Iris sorride appagata.
"Chester Phillips che mi ringrazia! Questa me la segno!"
Chez abbassa lo sguardo ed accenna un ghigno.
"Sì,okay. Ora posso ricominciare a fare lo stronzo."
Iris sbruffa.
"Sei sempre il solito!"
"Lo so,sono meraviglioso."
Iris decide di ignorare i picchi di egocentrismo di Chez,si limita a guardarlo rassegnata.
I ragazzi passano tutta la sera in camera di Iris a parlare ed a fare giochi stupidi: finalmente riescono ad abbandonare tutti i loro pensieri.
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Souls
Teen Fiction"Mai giudicare all'apparenza" Manhattan,Harrell Academy. Un gruppo di undici ragazzi,le cui vite si intrecceranno fra loro pian piano,vivono apparentemente la loro vita da studenti normali,ma ognuno di loro nasconde delle storie: alcune celate nel l...