Strappai quella che era ormai la decima pagina, dal quaderno a quadretti, l'accartocciai e la lanciai in direzione del cestino mancandolo per poco. Fissai le equazioni e sbuffai. Alzai lo sguardo sulla parete colorata, dalla scrivania dove ero seduta la vedevo perfettamente. Lessi il mio soprannome scritto in azzurro e sospirai. La matematica senza Wesley non era poi così divertente e interessante. Mi accorsi che era la prima volta che provavo a svolgerle senza il suo aiuto. Nel momento in cui pensai che mancava proprio lui mi resi conto di quanto la sua compagnia stesse diventando un'abitudine.
"Sono solo degli stupidi numeri, ce la posso far benissimo da sola" Borbottai. Provai a concentrarmi e trascrissi di nuovo l'inizio.
"Cosa?" Chiese Lis, sporgendosi con la testa per potermi vedere meglio.
"Ma cosa stai facendo?" Le domandai guardandola confusa. D'un tratto la vidi alzare un braccio e sventolarlo, sorridente.
"La tua risposta mi è piaciuta particolarmente tanto" Esclamai ironica. Mi alzai dalla sedia e andai alla finestra. Sporsi la testa e capii tutto. Giù, nel cortile c'erano Logan e Wesley.
"Ci manca solo che prenda una scala e si arrampichi per raggiungerti" commentai scuotendo la testa. Lis arrossì.
Quando mi affacciai di nuovo vidi un'altra testa spuntare da due finestre di distanza dalla nostra. Riconobbi subito dai capelli che si trattava di riccioli d'oro. Si girò verso di me e assottigliò lo sguardo.
"Quanto vorrei che cadesse e si spiaccicasse al suolo in questo preciso instante?!" Dissi guardandola con tutto l'odio che possedevo in corpo.
"Chi?" Domandò Lis sconvolta. Intrufolò la testa sotto al mio braccio impaziente e seguì la traiettoria del mio sguardo. Poi ridacchiò.
"Le strapperei quei ricci che si ritrova uno a uno così almeno la smetterebbe di agitarli con la stessa frequenza che respira" continuai.
Guardò di sotto e sorrise, poi sparì. Un secondo dopo ricomparve, praticamente nuda. Quello che indossava non si poteva neanche chiamare reggiseno visto che le copriva giusto il necessario.
Lis si ritrasse irritata."Hey tesoro, sta attenta. Ti è caduto qualcosa" le dissi gridando in modo che mi sentisse bene. Lei, da stupida quale era, guardò verso il terreno.
"Ah scusa, era la tua dignità" le sorrisi. Lanciò un grido, successivamente udimmo un botto. Era la sua finestra che veniva chiusa.
"Quando si è talmente disperati che pur di attirare attenzioni si arriva a tanto, perdente" risi ritornando dentro. Lis continuava a guardarmi con un sorriso compiaciuto.
"Adesso sei contenta?"
"Si, molto." Risposi soddisfatta, lasciando un sospiro di sollievo. Alzai le gambe e le appoggiai alla scrivania mettendomi comoda.
"Continuerai a negarlo ancora?" Fece. Aggrottai le sopracciglia, non capendo a che si riferisse.
"Di cosa stai parlando?" Le chiesi. Lei incrociò le braccia.
"Sei gelosa, ammettilo!" Mi disse.
"No" mormorai imbronciandomi.
"No, non continuerai a negarlo o no non sei gelosa?" Mi chiese ridendo. Certe volte sapeva essere davvero cattiva.
"Anche se fosse?!" Esclamai spalancando le braccia.
"L'hai ammesso! Anche se non direttamente, ma l'hai fatto!" Esultò euforica, saltellando sul posto.
"In che modo si può guarire questa cosa?" Le domandai innocentemente.
"Sembra che stai parlando di un mal di pancia. Non c'è alcun modo di farlo passare, April" ridacchiò.

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Rebel
RomanceLa vita di April, un adolescente dallo spirito libero, cambia imprevedibilmente quando il padre decide di portarla in un collegio per insegnarle le buone maniere che secondo lui non è riuscito a farle apprendere. Durante la sua permanenza nel colleg...