5.

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"Pronto?" Domandai premendomi il telefono all'orecchio. "Si, buongiorno signor Johnson. Sono la direttrice..."

"Oh, Salve" mi rispose distrattamente.

"Volevo parlare con lei di sua figlia" lo avvisai.

"Di April? Che cosa ha combinato? Non mi sta chiamando perché vuole che la venga a prendere, vero?" Mi chiese freneticamente. Si sentivano delle voci in sottofondo.

"No" risposi leggermente sorpresa. Lo sentì sospirare.

"Allora che ha fatto?"

"Niente di grave, volevo sapere da lei alcune cose. Vorrei che mi rispondesse con sincerità" gli dissi. Lui annuì.

"Prima di portare sua figlia qui, April con chi stava?"

"Con me" rispose con tono ovvio.

"April mi ha detto che lo vedeva poche volte, rientrava la notte. A volte cenavate assieme, ma non sempre. Mi ha raccontato che stava sempre sola la sera" dissi.

"Umh... si, il mio lavoro richiede molto tempo"

"Capisco. E la mamma invece? April mi ha detto che le riferiva delle chiamate che faceva con lei..."

"Si... ecco..." balbettò. Ci fu un lungo silenzio.

"Non si preoccupi, April sa già che erano bugie. Non trova un po' crudele ingannare un adolescente di sedici anni in quel modo?"

"April lo sa?" Chiese incredulo.

"Si, lo sa. April è una ragazza molto intelligente, forse non ha mai avuto occasione di notarlo. Sta attenta, è sveglia"

"Scusi ma cosa le avrei dovuto dire? Che alla madre non interessa della propria figlia? Le manda dei soldi, anche se pochi, solo perché è costretta!"

"Ho ascoltato sua figlia e sono rimasta sorpresa dalla forza con cui ha superato ogni problema, me ne ha parlato come se fosse una situazione normale. Come se fosse una cosa da tutti i giorni, alla sua età, passare le giornate in completa solitudine. Senza un genitore che la segua. Che le dia le attenzioni che merita. Mi perdoni, ma come ha avuto il coraggio di portare sua figlia qui e lamentarsi del suo comportamento scorretto se non le è mai stata data un'educazione?"

"Ero solo, e avevo una quantità infinta di cose da fare..." provò a giustificarsi.

"Sta forse cercando di dirmi che era un peso? Credevo che April avesse esagerato..." dissi delusa.

"Non è così, solo che è arrivata all'improvviso e..."

"Scusi ma i figli non arrivano all'improvviso." risi amaramente.

"Io amo mia figlia, ma non ero in grado di seguirla..."

"Certo, immagino. Grazie per l'attenzione, ci sentiamo" dissi sbrigativa. Chiusi la chiamata amareggiata e sospirai.

"Qualcosa non va?" Mi chiese Benny.

"Sono inorridita, spero di non aver una conversazione del genere mai più. Come si può essere così ingrati? I figli sono un dono, e non posso credere che al mondo ci sia gente che non apprezza ciò" dissi scuotendo la testa.

April's pov.

Mi spazzolavo serenamente i capelli davanti allo specchio del bagno delle ragazze, quando sentii delle urla provenire dal corridoio.

Mi affacciai curiosa, Wesley e riccioli d'oro stavano discutendo fuori dalla sua stanza.

"Come hai potuto farmi questo? Io mi fidavo di te!" Gridò. Aveva le guance rigate di nero a causa del pianto.

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