Quel giorno, stavo per mangiare una forchettata del pollo delizioso che ci aveva preparato la cuoca, quando la vidi: la bimba della notte scorsa, con cui avevo giocato, era seduta in un tavolo in disparte dal resto dei bambini. Stavano facendo un gran baccano, lei giocherellava con il purè ma non l'avevo ancora vista mangiare. Dondolava distrattamente le gambe, sembrava pensierosa.
Mi alzai dal mio posto e la raggiunsi. Appoggiai il mio piatto accanto al suo e mi sedetti affianco a lei.
"È buono sai" le dissi indicando il suo piatto. Lei alzò lo sguardo su di me incuriosita mentre si attorcigliava tra le dita una ciocca di capelli sfuggita dalle sue codine.
Osservò il suo pollo e fece una smorfia.
"Come mai anche oggi sola? Ci scommetto che sei troppo piccola anche per pranzare assieme a loro" le chiesi.
"Lo so che non mi vogliono quindi non glielo chiedo più" mi rispose. "Tu mi piaci di più, non mi sgrideranno se starò con te?" Mi chiese poi.
"Non vedo perché dovrebbero sgridarti, possiamo essere tutti amici. Di solito mi siedo in quel tavolo laggiù, puoi venirci ogni volta che ne hai voglia" le dissi. Lei annuì entusiasta e mi sorrise.
"Mi sono resa conto che non so ancora il tuo nome" le feci notare.
"Io mi chiamo Audrey" mi disse.
"Che coincidenza, anche io mio nome inizia con la A! Io mi chiamo April" mi presentai. Mi alzai e le porsi una mano.
"Che ne dici di venire di là? Sono un po' rumorosi ma tutto sommato sono simpatici" le dissi indicando con un cenno della testa il mio tavolo.
Mi strinse la mano e si lasciò guidare, i bambini ci seguirono con lo sguardo sorpresi, mormorando parole che non riuscivo a sentire.
Wesley's pov
Quando io e Logan arrivammo in mensa, il pranzo era già stato servito. Ci sistemammo nei nostri soliti posti, lui non fece neanche in tempo a vedere cosa aveva sul piatto che lo finì in un batter d'occhio.
Sentivo qualcosa di strano, come se mancasse qualcosa. Spostai lo sguardo davanti a me e mi resi conto che April non era seduta di fronte a me come solitamente faceva. Effettivamente c'era troppo silenzio.
"È nel tavolo in fondo, assieme a quella bambina con cui mi sembra di averla vista anche ieri" mi disse Logan come se mi avesse letto nel pensiero. Lo guardai stranito prima di voltarmi dove lui mi aveva detto. Parlava con quella bimba, l'avevo già vista altre volte. Era sempre silenziosa e stava
per le sue, poche volte l'avevo vista con il resto dei bambini."L'ha fatto anche con me" dissi senza accorgermi di aver parlato a voce alta.
"Che cosa?" Mi chiese Logan, mandando giù un sorso d'acqua.
"Era sola, non ci ha pensato due volte ad andare da lei. Nessun altro l'avrebbe fatto, nessuno ci avrebbe fatto caso. Eppure lei si accorge di ogni cosa. Trasmette la sua allegria a chiunque le stia attorno" gli risposi. Lui sbatté le palpebre, sembrava esser senza parole.
Le porse una mano che la bimba strinse senza dubitare e la portò nel nostro tavolo.
"Lei è Audrey e oggi starà con noi" ci disse. Spostò una sedia e l'aiutò a sedersi. Afferrò il cesto della frutta che c'era al centro e iniziò a mostrarle vari frutti.
"Una mela?" Le chiese, Audrey scosse la testa. "Una pera?" Continuò, ma lei fece ancora di no. "Una banana allora? È buonissima ed è gialla, non puoi non volerla. Se non mangi non crescerai mai, non vorrai mica restare per sempre così piccola?" Riprovò. Quella volta la bimba ci pensò su e dopo poco l'accettò. April prese a battere le mani contenta di aver trovato qualcosa che potesse piacerle.
Fece per addentare la banana ma quando si accorse di me si bloccò all'istante. April lo notò e alternò lo sguardo da lei a me.
"Oh, non preoccuparti di lui. Lo so che la sua espressione arrabbiata può farti paura, ma è tutta apparenza" l'assicurò. Poi si avvicinò al suo orecchio e aggiunse qualcosa che la fece ridere.
"Possiamo aggiungerci?" Domandò Crystal con la sua voce un po' stridula. Feci di tutto per non incontrare il suo sguardo, ma lei rimase in piedi in attesa di una risposta che non arrivò.
"Beh, chi tace consente no?" Aggiunse poi, prendendo posto accanto a me.
"Per il tuo caso chi tace è chi preferisce non dire la sua per non farti rimanere troppo male" ribatté April. Strinsi le labbra e ci misi tutto me stesso per non scoppiarle a ridere in faccia.
"La tua opinione non era compresa" disse Crystal.
"Infatti facevo da portavoce"
Si lanciarono sguardi di fuoco che se potessero incenerirsi soltanto guardandosi sarebbero entrambe già morte.
Avendo finito di mangiare, spostai la sedia e mi alzai.
"Lo fai a posta? Vi siete siete messi d'accordo?" Esclamò guardandomi sconcertata. Non mi era ancora passata la rabbia nei suoi confronti perciò la ignorai e proseguì per la mia strada. Mi spostai davanti ad una finestra del corridoio e respirai aria pulita.
Passarono svariati minuti prima che anche gli altri uscirono dalla mensa.
"Adesso è meglio se vai nella tua stanza e fai i compiti" sentii dire. Era April che parlava con Audrey. Le sbirciai con la coda dell'occhio, la piccolina annuì e April le accarezzò i capelli. Audrey Se ne andò saltellando allegra.
"Perché lo fai?" Le chiesi. Lei balzò dallo spavento e si portò una mano al petto.
"Faccio cosa?" Mi chiese confusa, appoggiandosi come me al bordo della finestra.
"Aiuti gli altri quando tu stessa ne hai bisogno" le dissi, lei apparve sorpresa dalla mia affermazione. "Lo so che è così anche se fai finta di niente"
"Perché so come ci si sente e cerco di non far vivere agli altri ciò che ho passato io" rispose scrollando le spalle. "Lei è così piccola e innocente, non merita di stare sola e di soffrire, per quanto si possa alla sua età" aggiunse.
"E tu? Credi di meritare di stare sola" constatai.
"Ormai mi ci sono abituata" rispose. I suoi occhi quando pronunciò quella frase diventarono cupi.
"Stai mentendo. Non ci si abitua mai a certe cose, semplicemente ci si adatta"
"Oppure ho soltanto accettato la situazione. Se lo sono stata per tutto questo tempo un motivo ci dovrà pur essere no? Forse sono troppo... diversa?"
"O forse sono loro troppo normali. A volte ti senti come se fossi in un mondo differente dal loro, come se si trovassero dentro ad una bolla e non potessero vedere ciò che vedi tu"
"Come fai a saperlo?"
"Perché mi sento così anche io" le dissi. Riuscivo a rispecchiarmi in lei. Guardò davanti a se, forse stava assimilando le mie parole.
"Non so se sentirmi fortunata di aver trovato qualcuno che riesca a capirmi e che non mi prenda per pazza" disse.
"Perché?" Chiesi. Chiunque le aveva detto che era pazza si trattava di qualcuno che non poteva capirla.
"Perché sei tu. Avessi potuto scegliere forse avrei preferito qualcuno che sprigionasse più positività e meno lunatico" mi prese in giro. Le sue labbra si aprirono in un piccolo sorriso che mi contagiò. La leggera brezza fece svolazzare i suoi capelli ovunque. April era bella, ma la sua non era una bellezza comune. Era particolare. Anche se non lo faceva di proposito era impossibile non notarla con i suoi capelli lunghi e neri e quei suoi occhi cristallini che tendeva a sminuire. Ogni volta che ne avevo l'occasione li osservavo e ogni volta scorgevo una sfumatura nuova.
Quel pomeriggio qualcosa scattò, eppure allora non me ne resi conto.
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Rebel
RomanceLa vita di April, un adolescente dallo spirito libero, cambia imprevedibilmente quando il padre decide di portarla in un collegio per insegnarle le buone maniere che secondo lui non è riuscito a farle apprendere. Durante la sua permanenza nel colleg...