35.

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Era notte fonda, mi giravo e rigiravo nel mio letto senza riuscir a trovare la posizione giusta su cui dormire.

Mi misi seduta e guardai nel letto affianco a me. Lis dormiva, a differenza mia,  profondamente.

Mi alzai e senza preoccuparmi neanche di mettere le ciabatte, molto silenziosa uscii dalla stanza. Mi guardai attorno: sembrava esser deserto. Erano le tre del mattino del resto.

Scesi le scale e attraversai l'atrio. Era strano vederlo così buio e vuoto, quasi mi veniva voglia di correrci in mezzo gridando. Lasciai da parte i miei istinti però e aprii la porta del cortile nel retro.

L'erba bagnata sotto ai miei piedi mi fece rabbrividire dal freddo. Raggiunsi la panchina e mi stesi sopra di essa.

Era da tanto che non stavo per conto mio, di notte, sola con i miei pensieri per la mente. Da quando mio padre mi aveva portata al collegio non era ancora successo.

Eppure, da quando vivevo con lui a quando mi aveva portata al collegio qualcosa era cambiato. Non sentivo quella tristezza che di solito mi avvolgeva. Avevo la sensazione di non essere più tanto sola come credevo fermamente allora.

Sapevo che se avevo bisogno potevo alzarmi e andare a chiamare delle persone che per me si sarebbero svegliate anche a quell'ora critica del mattino.

"Pssst" sentii sussurrare dietro di me. C'erano anche quelle che non avevano bisogno di essere chiamate per essere lì con te, nonostante tu non l'avessi chiesto. Sembrava quasi che noi due fossimo in qualche modo collegati.

"Che fai qui?" Mi chiese affacciandosi su di me, coprendomi la visuale. Tuttavia guardare lui piuttosto che le stelle era quasi meglio. Mi feci indietro e gli lasciai lo spazio per sedersi vicino a me.

"Non avevo sonno ed è stato il primo posto che mi è venuto in mente" Gli risposi sinceramente.

"Neanche io riuscivo a dormire" ammise.

Rimanemmo a guardarci per qualche istante senza saper che altro dire. Mi resi conto che stare con Wesley era diventato qualcosa di quotidiano nella mia vita. Più di qualunque altro.

Improvvisamente sentimmo delle risatine leggere in lontananza e il rumore di qualcuno che correva.

"Mi sa che non siamo gli unici svegli a quest'ora" dissi.

Alla nostra destra apparvero due figure che si tenevano per mano. Appartenevano ad un ragazzo e d'una ragazza di sicuro. Si appoggiarono al muro che faceva da angolo e poi udimmo lo schiocco di un bacio. Quando guardai meglio mi accorsi chi fossero: Bryan e riccioli d'oro.

"Già" ridacchiò lui. Non era una risatina felice però.

Lentamente mi voltai verso di lui. Teneva le braccia incrociate. Apparentemente sembrava indifferente alla situazione.

"Shh, aspetta" sentii dire da riccioli d'oro.

"Che c'è?" Gli chiese Bryan. Lei fece un cenno con la testa nella nostra direzione. Non ero sicura che avessero capito chi fossimo, eravamo al buio e di spalle.

Sentii dei passi avvicinarsi sempre di più a noi due. Con la coda dell'occhio vidi riccioli d'oro girare attorno alla nostra panchina. Quello che indossava non si poteva neanche definire pigiama.

"Wes?" Domandò stringendo gli occhi per vedere meglio. "Mi dispiace. Io non volevo-"

"Ancora non l'hai capito? Di quello che combini non me ne importa più niente. Sei libera di fare quel che ti pare" sbuffò lui.

"Crystal, Andiamo" le disse Bryan, cercando di attirare la sua attenzione. Lei però non staccò gli occhi da Wesley.

"Torna a letto Crystal", cercò di convincerla usando un tono piuttosto gentile.

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