Dopo una lunga serata ciò che amavo di più era stare per molto tempo nella doccia, sotto al getto d'acqua calda, quasi bollente. Mi aiutava a riflettere e a rilassarmi, e poi era lì che mi riuscivano i migliori concerti. Passai dieci minuti buoni ad insaponarmi i capelli con lo shampoo al cocco che adoravo. Dopo che misi anche il balsamo li spazzolai finché non furono liscissimi, senza nemmeno un nodo. Continuai a lavarmi il resto del corpo mentre intonavo una canzone di cui non ricordavo ne il cantante ne dove l'avevo ascoltata.
D'un tratto vidi di sfuggita un'ombra, ma pensando fosse solo la mia immaginazione, tornai a risciacquarmi. Non c'era nessuno nel collegio, quindi mi sembrò stupido. Quando ebbi finito i capelli e riaprii gli occhi, quasi non mi strozzai con la mia stessa saliva. Non mi ero sbagliata, c'era davvero qualcuno.
"Wesley!" Strillai. Raccolsi la spugna ancora piena di sapone, che avevo lasciato sul piatto doccia, e gliela lancia contro. Lui la schivò abilmente. Spostai la tenda e mi coprii il corpo, eccetto la testa.
"Cosa diavolo ci fai qui!? È il bagno delle ragazze, non ci dovresti entrare" continuai a gridare.
"Stai calma... pensavo ti stessi pettinando o lavando i denti. Non ho visto nulla, quando mi hai lanciato la spugna mi ero appena voltato. Posso giurartelo" mi disse alzando le mani sopra alla testa. Si guardò attorno, con finta indifferenza, e fischiettò. Io assottigliai lo sguardo.
"Lascia che ti giuri io una cosa. Se vai a raccontarlo a qualcuno e per puro sbaglio io lo vengo a sapere, ti spezzo un braccio." Lo minacciai. Allungai una mano e afferrai il mio asciugamano. Me lo avvolsi attorno al corpo ed uscii dal box doccia, superandolo. Lui fece un passo indietro.
"Inizio a capire perché nessun bambino voleva giocare con te. Non oso immaginare cosa gli avresti fatto se ti avessero toccato qualche giocatolo" commentò. Cercai di ignorarlo mettendo un altro asciugamano attorno ai miei capelli.
"Come sai questa cosa...? Io non ne ho mai parlato con te" gli chiesi.
"Ho dato per scontato..." provò.
"Non prendermi in giro. Puoi tirare ad indovinare il mio colore preferito o il mio secondo nome, ma non un dettaglio del genere. Mi hai spiata?" Gli domandai incrociando le braccia sotto al seno. I suoi occhi seguirono il mio movimento.
"E smettila di guardarmi!" Gli dissi. Lui sbatté le palpebre e tornò a guardarmi in faccia.
"Okay..." sospirò. "Me l'ha detto Crystal" confessò, grattandosi i capelli.
"E che altro di ha detto?" Gli chiesi. Presi il tubetto del dentifricio e per il nervoso lo schiacciai con troppa forza, facendolo cadere nel lavandino. Sbuffai e lo sciacquai via.
"Non ricordo bene... qualcosa legato alla tua famiglia. Mi ha accennato qualcosa a riguardo di tua madre ma io non le stavo prestando molta attenzione. Ero arrabbiato con lei." Ammise.
"Come si è permessa ad ascoltare le mie conversazioni? E dirle ai quattro venti come se fossero affari suoi?" Dissi, gesticolando con lo spazzolino.
"È sempre stata... invadente. Conoscendola so che non sono l'unico a cui l'ha detto" mi rispose.
"Come torna vede quel che le faccio. Potrà dire addio ai suoi riccioli." Minacciai, in preda alla rabbia.
"Potrei chiederle di tenersi per se ciò che ha sentito, se vuoi..."
"E perché mai dovresti farlo?" Gli domandai.

STAI LEGGENDO
Rebel
RomanceLa vita di April, un adolescente dallo spirito libero, cambia imprevedibilmente quando il padre decide di portarla in un collegio per insegnarle le buone maniere che secondo lui non è riuscito a farle apprendere. Durante la sua permanenza nel colleg...