10.

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Ero seduta in uno dei tavoli che c'erano fuori all'aperto sul prato. Stavo torturando il tappo di una penna mentre cercavo di risolvere un'equazione matematica. L'avevo provata talmente tante volte che ormai avevo perso il conto, e risultava sempre sbagliata. D'un tratto, presa da un attacco di rabbia, strappai la pagina e l'accartocciai lasciandola in un punto indefinito.

Quando alzai lo sguardo verso il cancello del collegio notai una macchina di lusso parcheggiarsi proprio davanti. Da essa scese proprio riccioli d'oro, con la sua camminata altezzosa. Quello che credo fosse suo padre l'accompagnò dentro portando con se la sua valigia.

Un tonfo attirò la mia attenzione e distolsi lo sguardo da riccioli d'oro che si era accorta di noi. Alla mia destra c'era Wesley, era stato lo sgabello che aveva fatto cadere a provocare quel rumore.

"Adesso dai calci anche agli sgabelli?" Gli chiesi.

"Non gli ho dato un calcio, l'ho urtato per sbaglio ed è caduto" si difese, rimettendolo dritto. Fece il giro del tavolo e si sedette davanti a me.

"Che fai?" Mi domandò osservando curioso il mio quaderno.

"Se sei venuto per chiedermi cosa faccio te ne puoi anche riandare" gli dissi acidamente.

"Sei arrabbiata" concluse.

"Sono irritata. Dalla tua presenza" lo corressi.

"Non sono venuto per chiederti cosa fai... ieri sera ho... esagerato" mi disse, abbassando lo sguardo.

"Okay"

"È tornato questo fastidioso okay" borbottò.

"Tutto qui?"

"Mi dispiace, va bene?" Sospirò.

"Okay" ridissi. Lui sbuffò esasperato.

Chiusi il mio quaderno, presi l'unica penna che avevo portato con me e mi alzai dal tavolo.

"July" mi chiamò.

"Cosa c'è Wesley?" Chiesi scocciata.

"Ho sbagliato, ti ho trattata male e me ne sono pentito, che altro devo fare?" Disse allargando le braccia.

"Da quando implori qualcuno a perdonarti?" Chiese una terza voce. Ci girammo entrambi, sorprendendo Crystal a braccia conserte che ci scrutava.

"Da quando non ho la tua stessa faccia" le risposi io con un sorriso. La superai lasciandola lì con la sua espressione incredula.

"July aspetta" mi richiamò Wesley, correndomi incontro. "Non sono bravo con... le parole, ma volevo farti sapere che mi piace la tua compagnia e vorrei che tu fossi mia amica... si"

"Tra amici ci si rispetta reciprocamente, prima di tutto" Gli feci presente.

"Lo so. Mi rendo conto di avere un brutto carattere. E hai ragione tu, è per colpa del mio comportamento se nessuno mi sopporta. Però posso provare a migliorarlo". Le mie labbra formarono un piccolo sorriso involontario. Sembrava quasi che gli importasse della mia amicizia.

"Non farlo" gli dissi. Lui mi guardò con aria confusa. "Non scombussolare il tuo modo di essere per qualcuno, fallo solo se sta bene a te"

"Se in questo modo smetterai di essere arrabbiata con me allora a me sta bene" ribatté.

"Sei bravo in matematica?" Gli domandai.

"Si... ma che c'entra questo ora?" Mi chiese stranito.

"Smetterò di essere arrabbiata con te solo se mi aiuti con questi esercizi. Ci sono tre ore per farne una e non riesco a cavarne piede. È possibile che la mia vita debba essere ostacolata da un'equazione che probabilmente domani mi sarò già dimenticata? E-"

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