33.

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"Ditemi che è uno scherzo! Una settimana e mezzo con loro è una tortura!" Gridò Wesley. Riuscivo a sentirlo dalla sua stanza alla mia talmente era alto il suo tono di voce.

"Che succede?" Chiesi.

"Oh April! Grazie al cielo sei arrivata, qualche altro minuto e l'avrei ucciso con le mie stesse mani" mi disse Logan, scappandosene via.

"Gran bell'amico!" Esclamò Wesley. Incrociò le braccia e mise su il suo solito muso. Lo guardai confusa, aspettando che mi spiegasse.

"Ho appena scoperto che alloggeranno qui per una settimana e mezzo per potersi esercitare meglio per quelle stupide Olimpiadi di ballo. Io non li sopporto già più, ed è passato un solo giorno!" Sbottò. Sapevo che si riferiva ai ragazzi del collegio di Manhattan.

Come se in quel momento ci avessero sentiti dall'angolo sbucarono i due accompagnati da Bryan. Lo stesso della scorsa mattina mi fissò le gambe, dalle sue labbra uscì un fischio di approvazione.

Wesley trattenne un grido, mi mise una sulla schiena e mi spinse dentro alla sua stanza sbattendo la porta dietro alle sue spalle.

"Vedrai che neanche te ne accorgerai talmente passeranno in fretta questi giorni" gli dissi.

"In che modo? Sai fare magie? Puoi mandare avanti il tempo?" Mi chiese.

"No, non so fare magie" risi. "Però ci riusciremo lo stesso. Che ne dici di andare a fare una corsa, tanto per cominciare?" Gli proposi.

"Una corsa?" Mi domandò inarcando le sopracciglia.

"Si, lo so che quando sei stressato vai a correre. Ti farà bene" risposi. Lui mi guardò sorpreso, poi distolse lo sguardo e strinse le braccia che già teneva incrociate per evidenziare il fatto che fosse ancora nervoso.

"Su, non fare i capricci" gli dissi sciogliendogli con forza le braccia. Gli presi le mani e cercai di farlo alzare dal letto. Era talmente pesante però che riuscii a spostarlo solo di qualche centimetro. Quando riprovai, mettendoci tutte le mie energie si alzò di scatto e io rotolai per terra. Ci fu un secondo di silenzio che venne spezzato dalla risata isterica di Wesley. Si piegò sul letto da quanto stava ridendo, non riusciva nemmeno a respirare e aveva le lacrime agli occhi.

"Sei viva?" Mi chiese asciugandosi gli occhi.

"Credo di essermi fratturata una gamba, ho battuto forte la testa. Ho un emorragia intera! Morirò!" Dissi, da finta addolorata.

Lui aprì la porta e affacciò la testa fuori. "Cosa? Oggi a merenda ci danno il tiramisù?" Lo sentii chiedere.

"Davvero?" Domandai balzando in piedi.

Lui mi guardò e scoppiò di nuovo a ridere.

Uscii fuori dalla stanza e controllai attorno, le uniche persone che c'erano erano quei tre ed era impossibile che Wesley avesse parlato con loro.

"Non ci sarà nessun tiramisù, vero?! Questi scherzi non mi piacciono!" Esclamai indignata. La sua risata non fece altro che aumentare.

"Sai che ti dico? Io me ne vado! trovati un'altra amica" dissi offesa. Sentii una serie di 'oh' provenire da quei tre che evidentemente si stavano facendo gli affari nostri per bene senza neanche accorgersi che stavamo giocando.

"Non ne voglio un'altra" ribatté lui.

"O forse non la troveresti? Chi ti sopporterebbe?" Gli chiesi furba.

"Nessuna. Tu sei l'unica" mi disse con un sorriso splendente. Non poteva fare ogni volta così, non riuscivo più a rimanere arrabbiata neanche per finta.

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