10- Letti scomodi

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Il divano tutto sommato non è scomodo, e con l'inizio della seconda settimana di settembre l'aria è ancora abbastanza calda da non dare problemi nel dormire con una copertina addosso. Mio padre non ha fatto domande la prima notte, e nemmeno la seconda ma alla terza non è riuscito davvero a spiegarsi cosa avesse che non andava il letto. 

Mi sento stupida, prima o poi sarei comunque dovuta rientrare in quel letto soffice e comodo ma avevo il timore che potesse farmi lo stesso effetto di Central Park. Non voglio più piangere, sentirmi in quel modo sono stanca e non mi importa se questo mi farà dormire sul divano ancora un po'.

Sono oramai due giorni che evito accuratamente le chiamate di Daya sapendo bene di farlo solo perché non voglio parlare di ciò che è successo con Luke. Nessuna storia da raccontare, solo storie da dimenticare il più in fretta possibile. E speravo che qualche giorno dopo lei se ne sarebbe dimenticata sia di lui che del suo amico.

Per il mio primo giorno libero da quando ho iniziato a lavorare ho programmato un lungo pomeriggio a casa, in tuta, incappucciata a mangiare pop corn con le repliche di qualche film appena passabile in tv, solo quando Roman si è presentato alle sei dinanzi casa mi sono ricordata che c'era un volo da Tokio che stava per atterrare con a bordo mia madre.

"Pensavo andassimo insieme." mormora mio padre storcendo il naso.

"Perché dovresti venire a prendere la mamma? Io e Roman ci siamo organizzati da tanto non c'è bisogno." rispondo stringendomi nelle spalle e visto che si trattava di mia madre e che non me ne fregava assolutamente di niente di uscire con una tuta grigio topo che in fin dei conti mi faceva anche un bel sedere non mi cambio nemmeno.

La pigrizia ha avuto la meglio e spero che mia madre sia di buon umore almeno quanto me e che non attacchi con il suo solito interrogatorio.

Jason ci raggiunge insieme a Dan all'aeroporto JFK  nell'aria degli arrivi. Mi stropiccio la faccia in cerca di levare via la spossatezza del pomeriggio passato a fare del dolce niente e mi concentro sulla fila di gente che sembra scorrere senza sosta sotto i nostri occhi.

"Riesce a fare tardi anche con un volo di linea."  mormoro scuotendo la testa.

"Tale madre, tale figlia non mi risulta che il grigio topo sia tornato di moda." mormora Jason squadrandomi.

"Era il mio giorno libero, pensavo di starmene sul divano fino a domattina mi era passato di mente." mi stringo nelle spalle con fare innocente.

"Te lo ricordi che mi sposo questo sabato o ti devo fare un promemoria?"

"Difficile dimenticarlo con te che me lo ripeti ogni due ore circa. Come lo sopporti?" domando verso Dan che mi sorride mentre Jason mette il broncio.

"Eccola." ci avverte Roman con un sorriso prima di andarle incontro e aiutarla con il suo bagaglio. Sembra totalmente stravolta e non mi sembra strano visto il suo odio per i viaggi in aereo, sopratutto quelli lunghi.

Stampa a tutti un bacio in fronte includo Dan, ormai è parte della famiglia, e in quanto tale deve abituarsi e farsene una ragione.

"CI siete tutti, che carini. Non è morto nessuno vero?" domanda per sicurezza.

"No, è solo una riunione di famiglia." la canzona Jason.

Roman ci porta in ristorante molto carino in centro, litighiamo come al solito per l'ultimo involtino che come sempre riesce ad accaparrarsi la mamma. Ordiamo dei dessert che fanno impallidire Dan e Roman non abituati alla quantità di zuccheri e grassi che noi ingeriamo come acqua e finalmente mi sento famiglia, anche se per poco.

Torno a casa con Jason e quando rientro Marie non è ancora a casa mentre mio padre è sul divano.

"Tutto bene il viaggio, come mai avete impiegato tanto?"

"CI siamo fermati a mangiare qualcosa, c'erano anche Dan e Jason."

"Un'adorabile cenetta di famiglia." mormora storcendo il naso e  cambiando canale mentre mi accartoccio a qualche passo da lui sul divano.

"Hai intenzione di dormire di nuovo sul divano?"

"Può darsi. Sai che è davvero stupido che tu sia geloso di Roman?" sputo fuori diretta facendolo voltare verso di me accigliato.

"Geloso di Roman? Tesoro sai che io e tua madre ci siamo lasciati e che io amo Marie." spiega.

"Non riguarda la mamma infatti, sei geloso del rapporto che ha con me e Jason il che è ancora più stupido."

"Ti devo pregare per far qualsiasi cosa insieme, mentre con lui fate di tutto e Jason fino a due settimane fa nemmeno mi voleva vedere in cartolina un po' fastidio mi da, lo conosci da due mesi Marie da un anno e non vi ho mai visto fare niente insieme."

"Fa parte della famiglia adesso. Abbiamo interessi in comune cosa che con Marie non c'è quindi mi viene spontaneo passare del tempo con lui che si prodiga tanto. E' anche normale che io me ne stia sulle mie considerando che ogni volta che mi avvicino tu mi fai male." mi guarda, rimane perplesso e di sasso ma non gli chiederò scusa per aver detto la verità. Perdonare non significa dimenticare, alcuni lividi restano per sempre.

"Non volevo farti male."

"Lo so" sussurro, ed è così. SO che non ha mai voluto ferirmi intenzionalmente e questo mi basta per non detestarlo ma non per smettere di essere arrabbiata.

"Che ha che non il letto? L'ho controllato è perfetto. E' la tua camera? Se non ti piace puoi fare tutti i cambiamenti che vuoi." si premura.

"Sto bene così."

Guardiamo insieme la televisione per qualche minuto poi lui va in camera sua e io dormo per l'ennesima volta sul divano evitando il problema al piano di sopra.

Al mattino mi sveglio sentendomi osservata, li sento quei due occhi che mi fissano e mi entrano ne cranio spingendomi a spalancare gli occhi.

Non mi sbaglio, Harry è proprio qui che mi fissa impassibile con la sua solita faccia da schiaffi.

"Perché mi fissi?" mormoro tirando la coperta fin sopra i capelli. Avrò un aspetto orribile.

"Perché se tua madre è tornata tu sei ancora qui?" chiede tagliente e a quel punto la mia faccia stravolta non mi preoccupa più e mi tiro via la coperta.

"Riparte dopo il matrimonio mi dispiace ma fino a inizio gennaio dovrai sopportarmi, e poi anche tutti i week-end per il resto della vita."sottolineo, verrò a trovare mio padre anche tutti i giorni se servirà ad infastidirlo. Odio quando è così cattivo.

Mi alzo dal divano e mi sposto in cucina per bere del caffè. Mi segue silenzioso con lo sguardo, mi infastidisce perché so che sta solo pensando alla prossima cattiveria.

"Se lo volessi potresti andartene oggi facendo un favore ad entrambi." continua.

"E invece non voglio. Non capisco perché ti preme tanto poi non ti parlo nemmeno." sbuffo scocciata gettando la tazza nel lavandino con un tonfo. Questa giornata non poteva iniziare peggio e Harry sembra proprio in vena di litigare, si diverte a stuzzicarmi solo perché ha voglia di urlarmi contro per qualsiasi cosa.

"Perché mi piace averti lontana, mi irrita il solo vederti e non voglio che esci con mio fratello. So già come va a finire." il suo commento mi manda in bestia, non posso credere che dica sul serio ma visto a chi si accompagna ultimamente non mi stupisce più nulla.

"Come va a finire? Dillo voglio sentirlo." sbotto raggiungendolo a falcate e fermandomi a pochi passi da lui.

"Saresti perfettamente in grado di andarci a letto." sbotta lasciandomi esterrefatta. Vorrei gridargli contro ma prima che riesca a comporre una frase di senso compiuto la mia mano è già scattata con uno schiaffo ben assestato sulla guancia.

E' la prima volta che perdo così il controllo e sono incredula dal mio stesso gesto ma non posso proprio negare che se lo meritava. Afferra la mano che l'ha colpito per il polso, mi guarda serio e mi fa quasi paura questo suo sguardo così intenso.

Deglutisco ancora troppo scioccata per dire una parola mentre osservo la zona colpita assumere un colore rossastro con la forma della mia mano.

Succede tutto in fretta, un attimo prima cerco un modo per scusarmi e cercare di sfuggire alla sua ferocia e quello dopo lui mi attira a se con veemenza e mi bacia.

Amori sbagliati 2 H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora