13-assestamento

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Dopo il matrimonio, tutti sono andati via, prima Jason e Dan in luna di miele per il giro dell'Africa in barca vela, poi mia madre e Roman che avevano ancora del lavoro da sbrigare a Tokyo e io mi sono ritrovata al punto di partenza dello scorso anno.

Solo un po' più impegnata e triste. Per gioco ho iniziato a guardare annunci di appartamenti nei dintorni che non siano topaie rattoppate, soffitte adibite ad appartamenti e che non costino un rene come affitto. In pratica è come cercare l'ago nel pagliaio. Mi piace però l'idea di poter andare a vivere da sola e di tenere d'occhio il mercato.

Ho approfittato del mio tempo libero da feste, università e lavoro per dedicarmi nuovamente all'arte, al cinema e a fare tutte quelle cose che per qualche strano motivo avevo smesso di fare.

Andare a vedere un bel film francese al cinema all'ultimo spettacolo del lunedì, andare per musei, girovagare per tutte le nuove gallerie e passeggiare per vie di New York non necessariamente per andare da qualche parte solo per il gusto di farlo.

A volte anche per tenermi lontano da Harry. Anche se abbiamo smesso di guardarci in cagnesco, o di guardarci e basta è rimasto del disagio tra noi e la voglia da parte di entrambi di stare a distanza. E' più facile così.

Finisco la mia sigaretta, allaccio il grembiule alla vita e torno nella caffetteria a preparare un'altra caffettiera.

"Posso fidarmi se il caffè lo fai tu?" chiede una voce alla mie spalle mentre io accendo la macchinetta. Mi volto verso Jamie, sono sorpresa di vederlo qui e sopratutto che abbia un mezzo sorriso o la cosa più simile ad esso sul volto.

"Che ci fai tu qui?" mi viene spontaneo domandare.

"Studio alla Columbia e volevo un caffè." risponde serio, guardandomi con suoi occhi di ghiaccio gelidi che mi fanno drizzare la schiena, mi chiedo perché debba avere sempre quest'aspetto tenebroso.

"No è una cazzata, studio qui ma ti cercavo." risponde con u nsospiro come se quella bugia gli costasse troppo da dire.

"Me?" domando stranita.

"Perché ti sembra assurdo? Ci scontriamo di continuo stavolta mi sono detto quasi quasi la cerco io. Sono capitato nella galleria dove ci sono i tuoi dipinti e ho capito che potresti darmi una mano."

"Io? E, a fare cosa?" sono stranita, confusa e inizio a guardarlo davvero in modo strano. Visto che la conversazione inizia a farsi lunga mentre parla gli propino un caffè e un muffin. Lee sarebbe fiero di me, venderei anche il ghiaccio a gli eschimesi e senza che se accorgano.

"Mi piace la fotografia, mi sono un po' perso ultimamente, mi serve un'ispirazione e tu hai una bella visione. Mi serve una bella foto della città, ma non una qualunque. Ce ne sono milioni di quelle, me ne serve una introspettiva." spiega senza scomporsi. Lo fisso attenta, tutto ciò che sapevo di lui è che lavorava con il padre, non mi sarei mai aspettata la fotografia ma sembra interessante.

"E io di preciso cosa dovrei fare? non so nemmeno fare una foto a me stessa senza sembrare strabica ti avviso." Mi guarda serio poi ride, non l'ho mai visto ridere ma ha una risata carina.

"Devi solo guardare alcune delle mie foto e aiutarmi a capire cosa manca."

"Non se se ti sarò davvero d'aiuto ma perché no? Di solito la mattina fino le undici circa non ho niente da fare dimmi quando e dove." rispondo, che male può farmi qualche foto? Magari mi fanno venire voglia di tornare a dipingere, non prendo in mano un pennello da mesi e ogni volta che ci provo finisco con il fissare la tela bianca per ore senza concludere niente.

"Domani, alle otto." risponde sicuro di sè. Avrei voluto dirgli che alle otto è decisamente presto ma lui aveva in qualche modo già deciso e io non me la sentivo di dissentire sotto quello sguardo all'apparenza così autoritario.

Amori sbagliati 2 H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora