23- Lei non vuole venire

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Marie dopo un'intero giorno passato ai fornelli, immersa in libri di cucina a litigare con un povero tacchino privo di vita nel tentativo di farcirlo, è riuscita a radunarci tutto intorno al tavolo per il ringraziamento.

Mio padre mi ha volutamente sottolineato che lo faceva per me, visto che il ringraziamento non è una tradizione Inglese lasciandomi intuire che probabilmente hanno parlato del mio non essere più troppo ben disposta nei suoi riguardi.

Così, come se un'insalata di yam condita con una salsa di ossicocco fatta male e una fetta di torta alla zucca potesse davvero sistemare le cose, mi siedo al tavolo e faccio finta di esserne entusiasta mentre lei seguendo chissà quale vecchia tradizione porta del tacchino ai vicini.

Non sono dell'umore di festeggiare, solo ieri ho scoperto la verità su Jamie e per quanto io non voglia ritrarmi non posso dire di non essere preoccupata, o spaventata dalla situazione e che comunque questo ha avuto un certo peso su di noi.

"Volete ringraziare per qualcosa ragazzi?" domanda mio padre in pieno spirito festivo. Prima di iniziare a mangiare.

"Ringrazio per qualsiasi cosa ora mangiamo. Questo tacchino deve essere mangiato." brontola Leon che in cuor suo vuole solo mangiare la sua coscia in santa pace.

"Tu Taylor?"

"Sono sopraffatta dalla gratitudine, non riesco proprio a trovare parole." mormoro cantilenante poggiandomi con uno sbuffo alla sedia. Prova a coinvolgere Harry che con un'occhiata se ne tira fuori e appena capito che non importa a nessuno delle festività iniziamo a mangiare come se fosse un normalissimo, abbondante pranzo.

"Per lo meno ci abbiamo provato." brontola mio padre affondando la forchetta nell'insalata rivolgendo uno sguardo complice e smielato a Marie.

"Adoro il tacchino e come un pollo solo più grosso." spiega Leon cercando di alleggerire l'aria annoiata che c'è intorno.

"Non lo chiedere a me, non ho idea di che sapore abbia." rispondo stringendomi nelle spalle.

"Perché non li mangi come fai a dire che non ti piacciono?" chiede lui.

"Mangiano i vermi, tanto basta a rendermeli disgustosi."

"Gli agnelli non mangiano i vermi però, non mangi nemmeno quelli e lo stesso vale per le mucche."

"Quando ero piccola avevo una capretta domestica e le mucche puzzano, non hanno un aspetto invitante" chiarisco.

"SO che non dovrei pormi questa domanda, ma perché avevi una capra in casa, considerando che abiti a New York." domanda Harry.

"Voleva una maledetta capra per il compleanno o una scimmia e suo nonno ha portato una capra come regalo."

"Che tu hai poi ucciso con la macchina e non ti è nemmeno dispiaciuto." sottolineo puntandolo con la forchetta. E' stato il primo vero litigio con mio padre, avrò avuto al massimo sei anni, ero rimasta sconvolta da quello che aveva fatto e non riuscivo proprio ad accettare che fosse stato un incidente.

"Non l'ho vista. Mi ha distrutto la macchina ed era una capra, anche se la portavi a spasso come un cane non lo era." spiega lui, vorrei trattenermi dal ridere ma l'immagine di una piccola me che portava a spasso un capretto a New York, adesso che sono cresciuta è davvero bizzarra.

"Eri bizzarra fin da bambina." ribatte Harry.

"L'ambulanza era a casa una sera sì e una no. Ho dovuto costruire dell mensole perché le piaceva bere il detersivo, una volta si è infilata nella lavatrice. E' sempre stata piccolina è si infilava ovunque come un topo, perfino del frigorifero" ribatte lui. Mi diverte sentirlo parlare di me da piccola, di vedere che qualcosa la ricorda ancora e mi diverte ancor di più che lo faccia con Harry che ride di gusto anche se l'argomento sono io. E' tutto familiare e rende la mia presenza qui meno asfissiante. Sarebbe stato bello se fosse successo mesi fa.

Amori sbagliati 2 H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora