53- Non posso più aspettare.

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La stanza è buia, il silenzio a tratti ridondante mi spinge a pensare in maniera finalmente lucida a gli eventi di questa sera è anche dei giorni prima.

La storia con Jamie mi ha sopraffatta, schiacciata, tolto ogni forza ma adesso riesco a riguardarla, a pensarci e a metabolizzarla.

Harry mi è stato accanto tutta la sera. Mi ha convinto a parlare e straparlare di quello che è successo. Sembra far male più a lui che a me perché in fondo ho il sollievo di sapere che lui è altrove che io lo sono e che so nuovamente chi sono io.

Certo, quella sensazione di terrore non è qualcosa che può essere lavata via con un colpo di spugna. Ma il solo fatto di averla condivisa con Harry ha reso il peso più leggero.

Ho fatto l'errore grande di non pensare a lui, di dimenticarmi quanto Harry sia in grado di rendere tutto più bello con le sue mani e suoi occhi. Di quanto la vita possa essere colorata quando la viviamo insieme. Ho fatto l'errore troppe volte da quando lo conosco di lasciarlo andare, di non aver il coraggio di dirgli le cose.
E questo è il momento più sbagliato di tutti. Dopo quello che è successo dopo che ci siamo nuovamente separati ma non posso evitare di pensare che gli ostacoli più grossi li abbiamo abbattuti e non ci restano che i sassolino.

Guardo la palla con la neve la agito ma non riesco a vedere quasi nulla nella penombra. Significa così tanto quel giorno per me. È il ricordo che più ho tenuto stretto e che più avevo il timore che venisse sporcato. Quel giorno ho conosciuto l'amore nel suo essere più vivo. Quel genere di amore innocente, puro convinto che infondo basti poco per amarsi e che quel poco basti anche per spiegare a gli altri.

Non voglio più aspettare. Lasciare le cose al tempo perché secondo dopo secondo mi convinco che è follia pura non averci provato prima. E' dura accettare che lo amo ancora e forse più di prima perché mi ha dimostrato quanto è speciale nel momento peggiore per me. E' dura perché ho sofferto tanto e so che potrebbe riaccadere ma so anche che voglio riprovarci perché lui è il terremoto emotivo che ogni volta mi fa mettere in dubbio ogni cosa e non posso più passare su a un qualcosa così forte.

A passo felpato raggiungo la sua camera. Non ci sono mai stata di notte e un po' rende le cose strane ma mi incuriosisce. La richiudo alle mie spalle. Avverto dal modo in cui solleva la testa che è sveglio. Nella penombra vedo i suoi capelli spettinati. L'accenno della sua pelle scoperta e quando mi avvicino anche la sua faccia confusa.

"Ehi, stai bene?"
"Sì, in tutto quel casino mi sono dimenticata di dirti una cosa."
"Taylor sono le quattro del mattino. È davvero importante?" mormora con un lamento volgendo la testa verso l'orologio da tavolo sul comodino.

"Eh lo so il tempismo non è il mio forte, ma  se non parlo ora credo non lo farò mai più e non so se potrò più scriverti una lettera tanto sincera sapendo che la leggerai.  A volte mi capita di ripensare a noi e mi devo sempre prendere un momento per riflettere, ho sempre il dubbio che certe cose sono successe davvero perché era tutto così bello. I colori, i profumi, i sapori mi è sempre piaciuta l'idea di innamorarmi ma non credo potesse essere qualcosa di così forte. Mi hai fatto stare bene, in un modo che non riesco proprio a spiegare e quando è finito tutto, la gioia è diventata dolore e vuoto. Lo so, sono stata io ad averti lasciato. E non smetterò mai di ripetermi quanto sia stata stupida e debole e lo capirei benissimo se dopo questo e Jamie e la presunta gravidanza e tutto il carrozzone di problemi aggiuntivi rispetto a quelli che mi accompagnavano già, che mi porto dietro tu decidessi di volerci più riprovare. Al tuo posto io non lo farei. Insomma lo sai anche tu che i nostri genitori accettano la cosa adesso ma che infondo la detestano ancora. Sono un problema su tutti i fronti e giuro non me la prendo. Forse piangerò un po' visto che ormai non faccio altro ma ci incontreremo a qualche cena e ci faremo compagnia e ti giuro che dopo stasera ascolterò tutte le tue lagne e non dirò mai nulla. Perché alla fine noi due resteremo speciali anche se adesso mi dai un calcio e ti rimetti a dormire."

Ho finito le parole, le ho decisamente consumate tutte. Forse anche quelle della settimana ma mi sento leggera adesso. M sto giocando il tutto per tutto. Ci sto provando perché non voglio più rimpianti o motivo per darmi colpe.
Non ho mai fatto un discorso del genere e continuo, vista la sua faccia da pesce lesso a dubitare del filo logico delle mie parole che magari non c'è.
Magari il mio cervello pensava un cosa ma la mia bocca ha emesso solo dei borbottii privi di senso e magari adesso pensa sia impazzita.

"Io vorrei essere quello carino che ti dice che tu non potresti mai essere un problema, ma maledizione lo sei sempre stata e lo diventi ancor di più quando sei in questa camera che vuoi convincermi a fare cose. Però so come sei fatta e credimi mi sento spiazzato al punto che inizio a credere che tu sia solo un ologramma e che ormai ho le allucinazioni perché mi hai tolto ogni briciolo di sanità mentale." Brontola di rimando con la voce arrochita dal sonno e l'espressione attenta e confusa.
Mi viene del tutto naturale prendergli il viso tra le mani e accostare le mie labbra alle sue.

"Sono reale." Mormorò con un sorrisino divertito che ricambia.

"Vieni a letto." Risponde spostandosi su un lato e aprendo le coperta per farmi spazio.

"Ma non è una risposta."

"Le domande del cazzo non meritano risposta. Ti amo e ora vieni qui." Sorrido e lo faccio mi infilo sotto le coperte che hanno il suo odore e mi stringo a lui che mi bacia a sua volte in modo dolce e delicato molto più del solito.

"Adesso posso portarti a sciare e poi a Parigi. Ti farò ridere così tanto che ti dimenticherai tutto il resto." Dice prima di farmi aderire al suo petto e nascondere la faccia tra i miei capelli. Annuisco e basta e in pochi attimi in quel momento di pace totale scivoliamo entrambi in un sonno profondo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 06, 2018 ⏰

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