29- occasioni in frantumi come piatti

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La giornata a lavoro si è protratta più del previsto, Helena non ha la minima idea di dove mettere mano e non ha fatto altro che triplicarmi il lavoro, alla chiusura abbiamo dovuto riordinare insieme i suoi disastri e ho impiegato un'ora abbondante a spiegarle come funziona l'inventario. Senza contare che Harry è venuto anche oggi e non contento di esser rimasto per tutto il pomeriggio ha deciso di cenare direttamente alla caffetteria visto il prolungato orario di chiusura del sabato.

E' rimasto fin quando non l'ho sbattuto fuori perché dovevo pulire il locale. Ha riso mentre lo minacciavo con lo scopettone e per quanto la stanchezza e il poco sonno mi hanno fatto diventare irritabile e poco cordiale mi ha comunque strappato un mezzo sorriso e ahimè temo se ne sia accorto. 

Helena per ripagarmi di tutti i danni che ha causato si è offerta di darmi un passaggio e io troppo stanca per rifiutare ho accettato mentre mi sono appuntata di non passare mai più una notte in bianco.

Arrivo tardi a casa, le luci sono spente ma la macchina di Jamie che ho visto parcheggiata nel vialetto mi fa intuire che è casa perciò faccio piano e cerco di farmi poca luce con il telefono. E' a letto infatti. Mi defilo rapida in bagno. Faccio la doccia, non mi capita spesso di farla sola ultimamente ma non mi dispiace. Poi distrutta vado a letto dove prendo subito sonno.

Mi sveglio per via dei raggi di sole che mi sbattono sul viso, rantolo contrariata mentre allungo le braccia. Jamie non c'è, sono così abituata a lui adesso che mi dispiace si sia già alzato sopratutto visto che è domenica.

Aspetto che la sensazioni di intontimento si allievi prima di alzarmi e camminare verso la cucina.

E' lì, è vestito in modo informale con una semplice maglietta blu e dei jeans che colazione mentre controlla qualcosa al telefono. Mi avvicino, lui alza lo sguardo appena, prima di riabbassarlo. Mi avvicino gli lascio un bacio a fior di labbra e mi accorgo di quanto sia rigido stamattina.

Mi lancia un'occhiata i suoi occhi sono più chiari e severi del solito e mi chiedo che abbia oggi.

"Ti avevo lasciato la cena." mormora duramente mentre mi siedo accanto a lui al tavolo.

"Dormivi, non ho nemmeno accesso la luce." rispondo.

"A che ora sei tornata?" chiede.

"Prima di mezza notte. Ho fatto tardi lo so, ma ho avuto da fare, sono tornata distrutta."

"Ultimamente fai sempre tardi, non vuoi che ti vengo a prendere. Chi ti stai scopando?" domando sprezzante, resto di sasso. Sono ferita da ciò che dice e non posso evitare di guardarlo sbigottita.

"Qual'è il tuo problema? Ero a lavoro, fa freddo la gente preferisce stare in caffetteria non posso sbatterli fuori."

"Lo so che vai a letto con quello, smettila di mentire. Il pranzo è solo un modo per umiliarmi. Cosa sono io la copertura? Ti ho dato tutto e guardalo il ringraziamento. Maledizione." Il suo tono è alto, tuonante e a tratti spaventoso scaraventa il piatto contro il muro facendomi sobbalzare e capisco che è totalmente fuori di sé. 

Non mi lascio intimorite, scatto il piedi offesa ed irritata pronta a farmi valere.

"Credi che abbia bisogno di una copertura? Se volessi stare con Harry nessuno me lo impedirebbe, esattamente come nessuno eccetto te e questa tua personalità del cazzo può impedirmi di stare con te e credimi non c'è nessuno eccetto me che è felice di questo. Non ti ho mai impedito di venire a trovarmi a lavoro, potevi farlo a sorpresa tranquillamente." sbotto.

"Ho bisogno di allontanarmi da qui, vacci sola a questo pranzo del cazzo perché non voglio vederlo quello lì o potrei ammazzarlo."allontana il tavolo da sé facendo barcollare tutto ciò che vi è sopra ma al posto di fermarlo non posso che sentirmi irritata e mandarlo al diavolo mentre sbatte la porta. Poteva essere l'occasione per farsi conoscere meglio e invece ecco che deve dare di matto senza un motivo, solo per la sua paranoia maledetta.

Sbuffo. Sono terribilmente risentita e abbattuta mentre sparecchio il tavolo e raccolgo i cocci del piatto e il bicchiere andato in frantumi. E' stato orribile e nonostante vorrei solo rintanarmi nelle coperte mio padre ci tiene che io vada e Marie a quest'ora avrà ribaltato la cucina per questo pranzo perciò mi preparo e cerco di trovare una scusa convincente per giustificare la sua assenza.

Mi preparo, indosso un bel vestito in maglina colorato che spero mi faccia risultare più allegra, Lega i capelli e metto gli orecchini truccandomi un po' il viso per non sembrare una patata appena rotolata da un camion, come amabilmente mi ha fatto notare ieri mio padre.

Provo a chiamare Jamie un paio di volte, forse avrei dovuto rimanere calma e spiegare le cose al posto di irritarmi come lui, siamo entrambi così cocciuti. Non risponde e io inizio a sentirmi a disagio qui, infondo è casa sua.

Prima di uscire prendo dalla borsa le mie pillole ma trovo solo scatolo vuoto, sbuffo, non sono mai stata più sbadata di così. Cerco di fare mente locale, l'ultima volta la stavo prendendo per strada il che vuol dire che le avrò gettate nel primo cassonetto insieme alla bottiglia d'acqua. Lo stress inizia a giocarmi brutti scherzi, vorrei solo non aver mandato tutto al diavolo con Daya adesso.

Mi avrebbe urlato contro fino a non farmele perdere più, conoscendola sarebbe stata capace di cucirmele addosso. Dovrei chiamarla, dirle che la nostra amicizia vale di più ma ho lasciato scorrere così tanto tempo, o almeno così pare che non so che dire.





Amori sbagliati 2 H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora