Siamo di fronte alla porta dell'edificio dove avevo incontrato per la prima volta quello che restava della mia famiglia.
Credevo che finalmente avrei risolto tutti i miei problemi; quel giorno pensavo che tutto sarebbe stato diverso, la mia vita sarebbe stata quella, io e loro a New York. Devo semplicemente smettere di immaginarmi il futuro, finisce sempre che mi illudo e rimango ancora più ferita di quello che ho già sofferto."Sei pronta?"mi chiede Jared sfiorandomi il viso, è più di dieci minuti che sto fissando questa porta. Non trovò il coraggio di schiacciare il pulsante del citofono.
"Credi davvero che non sarà felice di vederti? Mi ha detto lei di invitarti"dice lui prendendo la mia mano e schiacciando il pulsante con il mio dito. Lo guardo come una bambina arrabbiata mentre lui cerca di trattenere una risata.
"Ti ho già detto che ti odio,vero?"gli domando alzando gli occhi al cielo. Sento il mio stomaco restringersi e di colpo torno al liceo quando ogni volta che sentivo questo segnale dovevo correre in bagno per sentire un minimo di sollievo.
"Un paio di volte"risponde Jared prima di rispondere con un semplice "Jennifer e Jared". Suonano così strani insieme i nostri nomi, sembrano uno scioglilingua, un verso poetico, non mi dispiace.
"Smettila di essere così agitata,Jenn...andrà tutto bene"mi dice infine prendendomi per mano e trascinandomi su per le scale.
La scena mi è stranamente familiare, mi sembra di tornare alla prima volta che sono salita per queste scale. Anche quella volta non ero da sola. Non mi sembra vero che le cose siano cambiate così tanto. Mi sfioro la zona dove si trova il mio unico tatuaggio da sopra la maglietta. Ricordi che fanno male, quasi quanto l'ago quella sera. Decido di dover prendere coraggio, non posso lasciare che le mie emozioni rovinino tutto. Serve di più la calma e la determinazione a volte. Devo a mia zia delle scuse per tutto quello che le ho fatto passare in questi anni, non le ho parlato per troppo tempo. Mi ero arrabbiata con lei per quello che aveva detto un giorno su Ethan, ma lei non poteva immaginare tutto quello che era successo, non sa niente della notte del ballo, al loro matrimonio non le avevo detto nulla per non rovinarle il giorno più bello della sua vita con Roland. Non le ho detto nulla dell'aborto, del fatto che fosse colpa mia se Ethan è stato in prigione, che sono stata io a uccidere mia sorella. Non credo che riuscirò a dirle tutto quanto in una sola volta. Per raccontare tutto a Jared ci sono voluti quasi tre anni. Tuttavia voglio cercare di sistemare il danno che ho causato in questi anni, chiedendole scusa e sperando che lei lo accetti.
Appena arriviamo al piano giusto troviamo la porta già leggermente aperta. Jared mi sorride dolcemente prima di entrare e salutare tutti. Sento le voci di Roland e di mia zia. Una voce che mi ricorda quella di Eve, ma ovviamente una versione di lei cresciuta. Ormai avrà quasi dodici anni. Lei si ricorderà di me? Mi vorrà ancora bene?e
"Dov'è Jennifer?" sento chiedere da mia zia senza che Jared le dia nessuna risposta. A questo punto prendo un profondo respiro e faccio i passi in avanti che mi rimangono per entrare in casa. Non appena alzo lo sguardo verso la mia famiglia vorrei scoppiare a piangere. Uno striscione con scritto "Bentornata a casa" mi accoglie prima ancora delle braccia di mia zia che mi circondano le spalle. Non riesco a trattenermi più. Scoppio in un pianto di liberazione e felicità mischiati insieme. Probabilmente dovrei dire qualcosa, salutarli o ringraziarli per l'ospitalità, per averci invitati. Ma non riesco a parlare, continuo a piangere anche mentre mia zia attira nell'abbraccio anche Roland e Eve, mentre per ultimo Jared si ferma dietro di me appoggiandomi una mano sulla spalla.
Solo dopo quasi venti minuti passati in piedi in mezzo al soggiorno a piangere riesco a riprendere fiato e a rendermi presentabile. Sorrido apertamente a mia zia sentendo subito un enorme sollievo al dolore che prima provavo al petto.
STAI LEGGENDO
I'll do better
RomanceTutto può cambiare. Potrà sembrare una frase costruita, un modo di dire per provare a credere nelle seconde possibilità, ma la verità è che di possibilità non c'è ne sono solamente due. Possiamo fare infinite scelte, abbiamo una moltitudine di poss...